Il “dolo” nel box Ferrari?

martedì 23 agosto 2022


C’è stata molta esitazione prima di redigere quest’articolo. Anzitutto, perché non volevamo crederci. Poi perché, all’inizio, il pensiero era un altro rispetto a un contesto di giornalisti, testimonial, commentatori, youtuber, tutti affannati a cercare nello sport, o nella vera incapacità, il motivo di tanti strazianti errori da parte del box Ferrari. Ma a fronte del perpetrarsi delle atrocità verso il loro stesso marchio, verso i tifosi, verso Charles Leclerc e addirittura verso la logica, anche in giro si comincia a parlare della “stranezza” di quegli errori che alla fine non possono essere così tanto casuali.

Per chi non fosse un fan sfegatato della Formula Uno, facciamo un breve riepilogo. La Ferrari non vince il titolo-piloti da 15 anni (il 2007 con Kimi Räikkönen), e fu anche un titolo molto sofferto. Negli anni successivi c’è andata vicino altre volte, con Fernando Alonso e Sebastian Vettel, rispettivamente due e quattro volte campioni con altre squadre. Qualche errore, ma saltuario, ha tolto il campionato in Ferrari anche a questi due piloti. Però, errori o no, la macchina in questo lungo periodo non è mai stata un fulmine. Finalmente, dopo tante auto sbagliate (si utilizza un nuovo progetto ogni anno), è arrivato il miracolo: la Ferrari F1-75 2022 era l’auto buona per vincere! E il pilota giusto si trovava già in casa: Charles Leclerc, monegasco, soprannominato “il predestinato”.

Questa stagione, quindi, cominciava con tutte le premesse giuste, e noi “tutti in piedi sul divano”, come ama immaginare Guido Meda, il commentatore della MotoGp. Leclerc, dopo tre gare – due primi e un secondo posto – vantava già 71 punti di vantaggio sul contendente Max Verstappen, campione del mondo uscente. Oggi però, dopo il giro di boa del campionato, ci ritroviamo purtroppo sul nostro divano tutti seduti, se non afflosciati. Il campionato è ormai praticamente perso, il vantaggio si è capovolto con 80 punti a favore di Verstappen ma con sole 9 gare alla fine e una serie di errori del team che gridano vendetta.

Non sarebbe difficile ricordare, uno per uno, gli sbagli: Monaco, Silverstone, Budapest, dove è stato compiuto un “attentato” plateale da parte del muretto alla vittoria del suo pilota. Ma sarebbe un approfondimento inutile, perché non serve fare l’analisi di un errore se a monte c’è la volontà di farlo. Incapacità? Incompetenza? No. La Ferrari corre e vince dal primo anno del Mondiale e non può dire – come fa – “impareremo dagli errori”. Quindi…

Ci potrebbe essere un’ipotesi, per così dire, di dolo? Naturalmente si tratta di una supposizione, va presa come la fantasia di un tifoso della Ferrari. Non ci sono prove ma un signore che dopotutto è stato sette volte presidente del Consiglio ci ha suggerito che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca! Sul dolo, come detto, non ci sono prove, perché potrebbe essrerci una complicità all’interno della squadra, tanto da farcela paragonare alla soluzione del famoso “Omicidio sull’Orient Express” di Agatha Christie, dove tutti erano gli assassini! L’origine di questa situazione nascerebbe dal fatto che in Ferrari non sono proprio degli sprovveduti, ma lo sono stati quando hanno scelto uno sponsor spagnolo che ora li lega mani e piedi.

Sono i soldi a comandare e temo che il contratto di sponsorizzazione non finisca quest’anno. Quindi non aspettiamoci niente di buono neanche per il prossimo. John Elkann, nipote di Gianni Agnelli e a capo del Gruppo (la Exor) che ha tra i suoi investimenti anche Ferrari, è appassionato di calcio e per lui la Ferrari è solo un buon affare che si è ritrovato tra le mani: se rende denaro, va bene. E troppo appassionato di gare non sembra essere nemmeno l’Amministratore delegato Ferrari, Benedetto Vigna, uomo esperto di imprese ma non di gare automobilistiche. I due grandi capi, infatti, non si recano quasi mai in campo e lasciano fare al team, mantenendo fiducia per i suoi uomini perfino ora che questi hanno buttato via un titolo mondiale potenzialmente vinto. Contenti loro.

Guardiamo gli altri: Ignacio Rueda (direttore sportivo e strategico della scuderia), spagnolo, avrebbe compiuto in prima persona il “massacro” di Leclerc, cercando di favorire a tutti i costi l’altro pilota Carlos Sainz Jr, spagnolo come lui e figlio del suo amico Carlos senior (il campione di Rally). Ai tifosi verrebbe da “inseguirlo”, come istinto verso un allenatore venduto, ma a pensarci bene Rueda non è un traditore né un incapace: lui potrebbe fare gli interessi degli spagnoli (razza orgogliosissima e nazionalista come non siamo purtroppo noi italiani) e favorire il suo pilota (quello sbagliato), anche perché la spinta forte non può che arrivare dallo sponsor Santander, gruppo bancario internazionale ma dalla storia e dall’anima spagnola. Sainz non sarà campione, ma a loro basta che arrivi davanti a Leclerc, per accontentare il loro popolo: evidentemente per Santander potrebbe valere più questo che un titolo vinto da un monegasco su una macchina italiana. Sainz stesso dovrebbe capire che un Mondiale, contro Verstappen, non lo vincerà mai. Ma quale pilota ammetterebbe la propria inferiorità?

Il traditore vero, in tale ipotetico contesto, potrebbe essere Mattia Binotto, team principal della Scuderia Ferrari! Lui tutte queste cose le sa ma, come Giuseppe Garibaldi, deve “obbedire”. Ed è inutile che gli rinfacciamo i suoi errori, perché li conosce da solo e troverebbe scuse cambiando discorso, come ha già fatto nelle interviste, specialmente dopo la gara di Budapest: “La strategia è giusta, è la macchina che non va!” Assunto pazzesco: oggi ci sono i tabulati dei computer che lo potrebbero smentire, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire o… di chi ha le mani legate!

E poi c’è un comportamento evidente: l’ostinazione a non dichiarare ufficialmente, anche quando sollecitato, chi è il primo pilota, cosa indispensabile in qualsiasi team per vincere il Mondiale. E la prova della “malafede” che abbiamo sospettato è che, certamente, continuerà a non farlo perché, se fosse ufficializzata la scelta, impedirebbe di creare altri equivoci per i loro scopi suddetti.

Riepilogando: Elkann e Vigna pensano ai soldi, Rueda e Santander alla Spagna, Binotto alla poltrona e chi ci rimette? Il povero Leclerc e tutti noi appassionati! Ma dobbiamo essere poca roba, per quella gente.


di Maurizio Oliviero