Montecarlo: paradiso e inferno

martedì 31 maggio 2022


Dagli errori c’è da imparare”. Così il team principal, Mattia Binotto, con una gaffe epocale, cerca di giustificare il disastro combinato nascondendosi dietro un capello (neanche un dito). Ci fosse stato il Grande Vecchio vivo, nel box avrebbero avuto poco da avanzare scuse, impegnati come sarebbero stati a cercare un rifugio dalla sua ira! La Ferrari, la più antica e storica scuderia del Mondiale di Formula Uno, dichiara che deve imparare.

Questa frase è la consacrazione del difetto più grande che hanno: assenza di spina dorsale. A monte. Una scuderia che vuol vincere il mondiale ha il diritto, il dovere e deve avere la forza di decidere al suo interno. Ha un pilota soprannominato “il predestinato”, è uno dei tre piloti top del Mondiale, e non riesce a dare le priorità. Charles Leclerc deve essere dichiarato il numero uno e basta: tutti, quindi anche Carlos Sainz, devono lavorare per lui. A Sainz non va bene? Si accomodi, tanto dove potrebbe andare?

Di quanto successo in pista se ne è già parlato abbastanza. Infausto il diluvio prima della partenza. Ma quando piove, piove per tutti. Infatti, pronti via, Leclerc scappa in testa e si avvantaggia. A Montecarlo non si riesce a superare mai, specialmente con le auto enormi di oggi. Non c’è riuscito nemmeno Lewis Hamilton con il vecchio Fernando Alonso, figuriamoci. Non c’è un sorpasso. Allora: cosa deve essere privilegiato? La prima posizione di Charles o la prestazione? Diremmo la posizione! Sergio Pérez va ai box per primo, Leclerc deve essere chiamato dentro subito dopo, per rimanergli davanti. È tutto quello che conta, a Montecarlo. Le strategie azzardate deve sceglierle chi non ha niente da perdere. I vincenti fanno la loro gara, i trucchi devono inventarli gli altri.

Forse ha ragione chi sostiene che la Ferrari abbia perso l’abitudine a essere la prima della classe. E così Sainz, a cui nessuno dice – e secondo noi nessuno dirà, a costo di perdere l’ennesimo mondiale – che è il secondo pilota, è chiamato dentro. E nemmeno obbedisce! Decide di rientrare quando vuole lui, due giri dopo. E quando chiamano dentro Leclerc, è troppo tardi: Charles trova il box occupato! L’ingegnere del monegasco, probabilmente, si accorge solo in quel momento che c’è Sainz e non il suo pilota. E inverte il comando all’ultimo: “Resta fuori!”. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

Una consolazione però c’è: la Red Bull, unica antagonista per la Ferrari di quest’anno, commette un errore simile. Infatti, anche da loro il caposquadra arriva due posizioni dietro al gregario. E anche loro concedono a Pérez di avanzare pretese assurde e fare dichiarazioni altrettanto fuori della realtà. Sainz e Pérez non vinceranno mai il Mondiale, finché avranno un fuoriclasse in squadra. Le loro reciproche dichiarazioni ai microfoni sono comprensibili ma inammissibili (Perez: “Mi hanno garantito che non succederà più che debba cedere il passo”; Sainz discute solo sui danni ricevuti, come se fosse stato lui quello che doveva vincere). Il fatto che loro non lo ammettano è orgoglio ed è normale, ma come fanno a tollerarlo i loro team, con tutti i milioni di euro che girano in quel circo?

Le gare sono tante e le cose si sistemeranno comunque, alla fine. Ma attenzione: ci sono stati mondiali decisi da uno e anche mezzo punto (Niki Lauda su Alain Prost).


di Maurizio Oliviero