Pane, amore e Pippo Inzaghi

sabato 25 settembre 2021


L’essenziale è invisibile agli occhi. Proprio come lui, impercettibile allo sguardo dei difensori. Ha segnato ovunque e a chiunque, ha alzato Coppe dei Campioni e ha abbracciato la Coppa del Mondo, ha collezionato scudetti. Ma soprattutto, per anni, ha timbrato il cartellino in area di rigore. Già, lui in campo non è mai stato un assenteista. Tutt’altro: Filippo Inzaghi, detto Superpippo, non hai mai marcato visita.

Nato nel 1973, oggi allena il Brescia in Serie B: in carriera ha segnato 316 reti, quasi sempre allo stesso modo. Un rapace con il gol nel sangue, un centravanti che ha fatto godere i propri tifosi, alimentato dal fiuto dell’attaccante di razza. Settanta volte è andato a segno nelle competizioni Uefa per club, cinquanta solo in Champions League (è il migliore attaccante italiano) e centocinquantasei sono le marcature in Serie A. Numeri pazzeschi per un totem del calcio internazionale.

José Mourinho, attuale mister della Roma, una volta disse: “Il Milan nella stagione 2010/11 aveva gente come Pato, Ronaldinho, Zlatan Ibrahimovic, Pirlo, Seedorf, Gattuso, Nesta. Era una squadra stellare, ma non mi spaventava. Prima di quel Milan-Real Madrid (partita terminata 2-2, ndr) in conferenza stampa dichiarai: “Il Milan può giocare anche con sei attaccanti. Basta che non giochi Inzaghi, lui mi fa paura più di tutti”. In quel match entrò a mezz’ora dalla fine e fece due goal. Era un attaccante unico… di lui mi spaventava la sua voglia. Al termine della partita venne a salutarmi, lo abbracciai e gli dissi: “Non ti arrendi mai Filippo, in 10 minuti hai cambiato la storia”. Non servono altri attaccanti se hai Inzaghi... con la sua adrenalina poteva giocare da solo contro tutti”. Perché lui era ovunque.

Addirittura anni fa, prima di un matrimonio celebrato in Maremma, lo sposo – per stemperare la tensione – si rivolse alla futura moglie: “Amo’, te lo ricordi Pippo Inzaghi”. Lei disse (quel giorno per ben due volte): essenziale quanto basta. Come quel ragazzo che, partito da Piacenza, ha scalato le vette della gloria eterna, conquistando un posto nell’Olimpo dei bomber.


di Claudio Bellumori