Delio Onnis: un italiano re di Francia

venerdì 10 settembre 2021


Dalla provincia di Frosinone all’Argentina (dove ha ottenuto la cittadinanza) fino in Francia, dove è diventato re. Questo Risiko della vita ha come protagonista Delio Onnis, il calciatore più prolifico della storia della Ligue 1, il campionato della massima serie d’Oltralpe. In carriera ha gonfiato la rete per 299 volte: meglio di Jean-Pierre Papin, Pauleta, Zlatan Ibrahimovic, Kylian Mbappé, Just Fontaine, Carlos Bianchi, Michel Platini. Insomma, meglio di tutti.

Il viaggio è cominciato da un paesino, Giuliano di Roma. Da lì è proseguito in Sudamerica (Almagro e Gimnasia) ed è approdato in terra transalpina: prima lo Stade Reims poi la consacrazione con il Monaco (157 gol in 232 partite, in bacheca un campionato e una Coppa di Francia). Delio Onnis, che ha vestito anche le maglie di Tours e Toulon, per certi versi è l’esempio di colui che non può essere definito “profeta in Patria”. Anche se in una intervista del 2020 ha ammesso: “L’Italia non l’ho mai vissuta da calciatore, anche perché ai tempi in cui giocavo io c’era gente sicuramente superiore a me: penso a Gigi Riva, Sandro Mazzola, Roberto Boninsegna. Non era facile giocare, era un periodo d’oro per gli attaccanti italiani”.

E poi, con una sana dose di realismo, lo stesso Onnis ha commentato: “Il calcio francese ai tempi in cui ero arrivato non era al livello di quello italiano e nemmeno argentino. Non dico che era al livello dilettantistico ma era sicuramente indietro. Negli anni poi il movimento è cresciuto molto e i risultati in breve tempo si sono visti: i vari Platini, Tigana, Giresse e l’Europeo vinto nel 1984. Li ho affrontati tutti all’epoca, ma tutti loro si dovevano mettere il cuore in pace. Io e Carlos Bianchi eravamo i migliori cannonieri. Per dieci anni era una questione solo di noi due. Persino Platini in un libro ha confessato che finché c’ero io non poteva vincere la classifica marcatori”. L’istinto del killer d’area di rigore, il fiuto del gol, la freddezza in tempi dove i difensori non erano divulgatori di convenevoli: Delio Onnis ha messo le radici lontano da casa e ha piantato la sua immagine sul suolo di quei cugini mai amati. Perché si sa: gli amici si scelgono, i parenti no.

Sangue italiano con un cuore albiceleste: onore e gloria per un centravanti che non ha potuto assaporare il profumo dei campi della Penisola (“ricordo una volta, giocammo a Bastia, in Corsica. E venne a vedermi Helenio Herrera, allenatore dell’Inter. Ironia del destino per problemi all’impianto elettrico dello stadio la partita fu sospesa. Non l’ho più visto”) ma che ha dettato legge oltreconfine. E ha brillato tra i galletti che – come si suol dire – si saranno presi pure la Gioconda ma davanti a un giovanotto ciociaro hanno abbassato la cresta.


di Claudio Bellumori