4 giugno 1994: nasce il mito di Marco Pantani

venerdì 4 giugno 2021


E ora mi alzo sui pedali come quando ero bambino, dopo un po’ prendevo il volo dal cancello del giardino. E mio nonno mi aspettava senza dire una parola. Perché io e la bicicletta siamo una cosa sola”. Già, una cosa sola. Questo l’omaggio degli Stadio a Marco Pantani, il Pirata, il ciclista che ha infiammato il cuore dei tifosi e che se ne è andato nel 2004, il giorno di San Valentino, da solo, in una camera del residence Le Rose.

Da Cesenatico all’Olimpo, con la doppietta Giro-Tour del 1998: uno dei più forti scalatori di tutti i tempi ha lasciato un vuoto incolmabile tra appassionati e non solo. La faccia da bravo ragazzo, la bandana lanciata nel momento dello strappo in salita, un segnale per avvertire gli avversari che non ce ne era più per nessuno.

Un mito diventato leggenda. E che ha inizio 27 anni fa, esattamente il 4 giugno del 1994, nella tappa Lienz-Merano, la numero 14. Casacca della Carrera, l’attacco in prossimità della vetta e poi lo slancio in discesa: spericolato, imprendibile. A stretto giro in quell’edizione della carovana rosa vincerà ancora, ad Aprica. Il resto è storia.

Si è scritto – e detto molto – su Marco Pantani, sulla calata agli Inferi e il non ritorno. Su ciò che poteva essere ma non è stato. E su un circo mediatico che lo ha abbandonato, come un gregario non dovrebbe fare. Perché il ciclista (medaglia di bronzo ai Mondiali del 1995, a Duitama, in Colombia) ha dato tanto. Ricevendo in cambio una bici forata da troppe spine.

Restano così i rimpianti, il ricordo dei familiari, dei tifosi, di chi è rimasto incollato al televisore per spingere quell’orgoglio italiano di sangue romagnolo. Oltre a una canzone, che lo consegna agli Dei. E anche più in là: “Io sono un campione, questo lo so. Un po’ come tutti aspetto il domani. In questo posto dove io sto chiedete di Marco, Marco Pantani”.


di Claudio Bellumori