Circolo Canottieri Aniene: filantropi, mecenati e un po’ visionari, ma sempre vincenti

lunedì 8 giugno 2020


Il Circolo Canottieri Aniene, coerentemente, osservante del suo motto “sportività, cordialità e spirito di tradizione”, sin dal 1892 rappresenta un esempio di perfetta aderenza fra lo sport e la solidarietà nel pieno coinvolgimento dei suoi soci, che con orgoglio partecipano alle manifestazioni sportive costituendo quella spinta propulsiva, da buoni padri adottivi che tanti giovani sognerebbero per la loro crescita e che insieme ai dirigenti, ai tecnici e agli atleti rendono unico ed inestimabile il valore della società sportiva, anima del club.

Parliamo con il presidente del Circolo, il dottor Massimo Fabbricini e dal Consiglio direttivo con il dottor Andrea Pignoli, che si occupa dell’Organizzazione dello Sport dell’Aniene, per capire come hanno vissuto il periodo della chiusura del Covid-19 i soci e gli atleti e per fare con loro un bilancio di queste prime due settimane dalla riapertura, specie per coloro che stavano preparandosi per partecipare ai prossimi Giochi Olimpici.

Presidente, ci racconti la “Fase 2” del Circolo Aniene.

Abbiamo sofferto molto l’impossibilità della frequenza, noi siamo una realtà molto complessa ed ogni settore ha ripreso a modo suo. Noi siamo al tempo stesso un circolo e una società sportiva con atleti di alto livello, ma anche una scuola di sport con giovani abituati a conoscere e ad amare lo sport. Le cose sono riprese gradatamente. C’è stata una prima fase in cui il governo avrebbe permesso agli atleti di interesse nazionale di utilizzare gli impianti sportivi, e noi ne abbiamo tantissimi, ma abbiamo preferito non rischiare e chiesto loro di arrangiarsi ancora un po’ come avevano fatto nel periodo del lockdown, abbiamo preferito aprire il circolo soltanto per i soci e chiedere agli atleti di avere ancora un po’ di pazienza. Tra l’altro i calendari delle attività erano bloccati.

Dove si sono allenati nel frattempo gli atleti, a casa loro o in strutture alternative?

Abbiamo inviato a casa loro diversi attrezzi della nostra palestra, come remoergometri, cyclette e altri strumenti di asporto domestico, per poter fare allenamento e mantenere almeno un po’ la condizione fisica o fare con Zoom l’allenamento collettivo con gli allenatori da casa. Tranne a quelli dell’altissima fascia del nuoto, gente che stava preparando le Olimpiadi, perché in questa fase la Federazione ha messo a disposizione un impianto dell’Acqua Acetosa per i nostri atleti che vanno nella piscina del Coni a fare attività. Dal 25 maggio sono tornati nei nostri impianti ad allenarsi. Gli altri hanno continuato a fare il minimo indispensabile, poiché non vi erano scadenze agonistiche da calendario che premevano, solo una gran voglia di riprendere, come i nostri numerosi e importantissimi giocatori di paddle. La nostra squadra di paddle è campione d’Italia, ma hanno avuto pazienza anche loro.

Come vi siete organizzati con il canottaggio?

Anche qui la Federazione canottaggio si è dovuta organizzare, perché gli atleti ancora possono andare su barche singole e in un posto più adatto agli allenamenti che sta leggermente fuori, sulla via Tiberina, dove c’è un punto d’appoggio utilizzato dagli atleti di più alto livello, per il resto abbiamo atteso la riapertura del Circolo che è avvenuta all’insegna dello scrupolo.

In cosa è consistito questo scrupolo, che tipo di regole extra avete adottato?

Abbiamo cercato di avere il massimo scrupolo nel seguire i dettami governativi e tanto scrupolo nel cercare di sfruttare queste regole al massimo per consentire alla gente di riappropriarsi della propria casa di sport e in qualche caso della propria casa di vita. Ci siamo presi la responsabilità di dare fiducia ai nostri soci. Noi abbiamo un territorio molto grande, Sono circa sette ettari ed abbiamo preferito tenere la porta del circolo aperta con tutte le regole, dal triage della temperatura, dell’autocertificazione, ma il Circolo lo abbiamo riaperto. Sarà nostra cura sapere che in palestra non possono entrare più di dieci persone, che in un’altra non possono starci più di otto persone per volta, che in piscina c’è un distanziamento molto rigido, fra i lettini lo stesso. E devo dire che i nostri soci sono molto attenti anche ad un livello inimmaginabile, da dieci e lode, forse facilitati dal fatto che la ripresa è stata molto lenta. Questa quarantena penso abbia segnato molte persone, facendo crescere in prudenza persone che non credevo ne avessero così tanta. C’è paura, ma ho visto che la frequenza sta lentamente crescendo rispetto ai primi giorni che era presente circa al 20% dei soci abitudinari, un po’ in contrasto con l’ansia di voler tornare.

Voi avete delle bellissime terrazze che si affacciano sul Tevere, la lettura del giornale è uno dei piaceri che ci si concede da socio di un circolo, così il brunch, il tea time, la clubhouse, il ristorante.

La lettura del giornale è una delle cose di cui i soci sentono la mancanza, perché non abbiamo messo ancora i giornali a disposizione che di solito stanno lì nella sala di lettura. Abbiamo sospeso questa offerta, così come dai barbieri e nei bar, poiché sono considerati, forse esageratamente, un veicolo di possibile contagio. L’appuntamento domenicale e festivo del brunch non ci può essere perché gestito come un buffet che è sospeso per le stesse ragioni. Il pranzo viene servito e poi c’è il tavolo sociale, come in tutti i circoli, che è diventato un po’ meno sociale, nel senso che essendovi da rispettare le distanze ha dimezzato i posti ed è stato aperto un secondo tavolo. Si tratta di quel tavolo dove si mangia tutti insieme quando un socio mangia da solo al circolo, senza un ospite e può mangiare in comune condividendo il tavolo con gli altri soci.

Con tutti questi sport, come gestite gli spogliatoi?

Le linee guida sembravano essere quelle di tenerli chiusi e noi ci stavamo adeguando a queste. Invece poi ci hanno preso in contropiede e all’ultimo momento dal governo hanno dato la possibilità di aprire ma in maniera distanziata e con ulteriori precauzioni in più. Rispetto alle antiche abitudini mancano la sauna, il bagno turco e la Jacuzzi che sono ancora proibite. Per il resto c’è una turnazione. D’altronde con il fatto che sono proibiti i giochi di squadra questo ha allentato molto la pressione sugli spogliatoi, perché le squadre fanno numero e provocavano una sequenza più robusta, adesso con i soli sport individuali c’è meno gente e quindi meno file.

E il vostro personale è stato riconvertito per misurare la febbre all’ingresso, per smistare i soci come addetti al traffico interno?

Sono stati fatti dei corsi dall’ingegnere responsabile della nostra sicurezza nella settimana precedente alla riapertura dove è stato spiegato a tutti quali erano i comportamenti da seguire e le regole da adottare, rinforzando i controlli. Abbiamo preso degli stewards per questi primi mesi per controllare dei monitor, ma ci siamo resi conto che i nostri soci sono molto affidabili e che non è così necessario riprendere chi si fosse levato la mascherina, non serve personale con un ruolo poliziesco, giusto un assistente di circolo.

Chiediamo ad Andrea Pignoli ulteriori specifiche circa l’attività sportiva che si svolge all’Aniene.

Siamo affiliati a 15 Federazioni sportive. Su alcune discipline ridiamo sul territorio quella che è la ricchezza dell’Aniene con le nostre scuole di sport, che sono aperte a tutti e nascono dalla scuola di sport che si fa con il tennis, il canottaggio, la canoa, il paddle, il calcetto, che promuoviamo all’interno delle scuole con le manifestazioni che le federazioni di riferimento fanno per quelle classi di ragazzi, coloro che frequentano dalla prima alla terza media e partecipano a queste scuole di sport. Più avanti, passando di categoria, nella fascia superiore, se il ragazzo vuole, può iniziare l’attività agonistica che è a carico dell’Aniene, non c’è nessun contributo da parte della famiglia, è un investimento che facciamo dall’attrezzatura al mondo Aniene a disposizione. Chiaramente poi l’attività agonistica si compone poi anche dell’alto livello, degli atleti che fanno parte dei club olimpici, che riguardano sette federazioni, cioè: canottaggio, canoa, vela, tennis, paddle, nuoto, e snowboard, perché siamo rappresentati da un atleta che quest’anno ha vinto due gare di coppa del mondo, un giovane atleta che abbiamo supportato e che in alcuni periodi dell’anno si allena a Roma insieme a tutti gli altri. A volte è bello vederlo allenarsi insieme alla Banti e alla Frascari, due campionesse del mondo per quello che riguarda la vela, che si stanno contendendo la partecipazione alle Olimpiadi, una cosa particolarmente bella per noi dell’Aniene, due ragazze con due imbarcazioni italiane che sono le più forti al mondo e dovranno decidere però chi andrà delle due. La Frascari è in barca con un poliziotto della Polizia Penitenziaria e la Banti con un finanziere e c’è questo scontro fratricida che coinvolge l’Aniene in pieno. Poi c’è tutto il mondo del nuoto con tutto quello che comporta. Le attività agonistiche sono l’espressione di questa base di scuole di sport che coinvolge dei numeri importanti.

Anche nei tuffi avete dei grandi specialisti

Sì, anche nei tuffi abbiamo altri due atleti che si stanno giocando il passo olimpico. Se le previsioni fossero tutte rosee parlerebbero di un numero di atleti importante, forse anche record. Diciamo che di probabili olimpici, definiti così, siamo intorno ai 28/30, fra tutte quante le specialità, poi bisogna vedere se tutti quanti confermeranno i passi olimpici. E’ un impegno che la società ha, l’Aniene ha due anime, una sociale di sport sociale e un’anima sportiva di società sportiva. Diciamo che il club finanzia la società sportiva. Questa è una cosa bella perché andiamo a redistribuire sul territorio la ricchezza del Circolo. Basti pensare a dove è nata Aquaniene, su quel territorio di via della Moschea che è stato riqualificato poiché era un territorio di spaccio e prostituzione e adesso c’è un numero veramente significativo di persone che lì va a praticare sport, dai più piccoli ai più grandi, dagli agonisti ai master a chi solo vuole mantenersi in forma.

È molto interessante questo progetto di individuare direttamente nelle scuole le nuove leve dello sport.

È un progetto delle federazioni che con i comitati regionali identificano delle scuole che vengono loro assegnate e all’interno di queste noi facciamo un reclutamento dove vengono scelti i ragazzi che hanno maggiori predisposizioni per gli sport. Un po’ il concetto di agevolare lo sport per tutti, e per coloro che non hanno i mezzi e la disponibilità, noi il corso non lo facciamo pagare o lo facciamo pagare in forma ridotta, perché vediamo che i ragazzi sulla loro predisposizione e buona volontà. Siamo molto attenti a questo aspetto sociale. Siamo un’alternativa per i nostri atleti che mettendosi in evidenza grazie ai successi sportivi decidono di rinunciare in seguito ad un ingaggio in un corpo militare, che significa comunque un posto fisso per la vita, per coronare il sogno olimpico che porteranno avanti con i colori dell’Aniene, la società dove sono nati. Quando poi abbiamo degli atleti che conseguono anche delle borse di studio nelle università americane, ci rende ancora più orgogliosi. Ci tengo a sottolineare, dal momento che veniamo spesso identificati come un circolo maschilista, che al momento abbiamo cinque atlete che hanno rifiutato i corpi militari e sono tutte nel club olimpico del canottaggio, quattro studiano in America e una alla Luiss con progetto della federazione. Un’altra ragazza si è laureata quest’anno, un altro nostro atleta che ha vinto una medaglia mondiale lo scorso anno sta a Yale, un altro ancora sta per partire in agosto per Berkeley e poi tornerà per provare l’avventura olimpica. Questi ed altri si incrociano, si allenano tutti insieme, un Berrettini piuttosto che una Quadrella o Felicetti lo snowboardista o Mazzaglia o Codìa, o la Panziera alla fine si intersecano tutti quanti. Una cosa molto bella che è accaduta quest’anno in occasione di una partita di Matteo Berrettini agli Us Open i ragazzi in palestra mi hanno chiesto di accendere la televisione per vedere la partita di Matteo, che fino a 15 giorni prima si allenava con loro intorno. Quando ho sentito Matteo gliel’ho raccontato, è stato molto bello, perché si vedono questi aspetti di amicizia e familiarità.

Questo è molto importante anche per il dopo, quando questi ragazzi non saranno più atleti e si troveranno in un mondo di adulti a dover lavorare per vivere.

Questa è la mia grande battaglia. Proprio in questi giorni ho incontrato un atleta del canottaggio molto promettente con la sua famiglia e lui vuole andare a studiare in America ma ha compreso l’importanza di essere parte della società dell’Aniene, perché mettiamo la persona al centro del progetto. Un ragazzo deve proseguire e coltivare i suoi sogni e saremo noi a doverci organizzare con l’università per farlo allenare, per fare un collegiale su inviando il suo compagno di barca. Significa uno sforzo economico importante da parte della società, ma il ragazzo quando è andato via aveva un sorriso indimenticabile. Avrebbe dovuto scegliere fra i suoi studi in Usa e la carriera sportiva legata a mille variabili, perché non poter coniugare le due cose? E’ un grosso impegno da parte della società, della federazione, della famiglia, ma anche suo. Non provarci è un delitto. Questo è l’aspetto importante che una realtà come l’Aniene ha come obiettivo e nel tempo i ragazzi che si affermano a livello professionale ci hanno dato ragione, niente più bello. Carlo Mornati che che nel 2000 è approdato all’Aniene ed ha vinto 5 medaglie mondiali poi è diventato Segretario generale del Coni. Sono belle soddisfazioni. Roberto Blanda, in 191 anni di storia della Boat Race una delle regate più celebri del mondo con 165 edizioni, la Oxford-Cambridge che si svolge ogni anno sul Tamigi, resta ancora l’unico italiano che è riuscito a partecipare a questa impresa difendendo i colori di Oxford, un ragazzo che ha fatto lo stesso percorso all’Aniene, si è messo in evidenza con le sue capacità, ha vinto la borsa di studio, ha studiato negli Stati Uniti e poi è andato ad Oxford per un master. Poi è tornato ed ha avuto una carriera folgorante andando a ricoprire ruoli importantissimi in multinazionali. Sono cose riempiono il cuore di gioia, le nostre medaglie più belle.

Voi vi occupate anche degli atleti paraolimpici.

Il mondo paraolimpico è molto importante e speciale per noi, ci dà moltissime soddisfazioni ed è in sinergia con tutti gli altri. In palestra si incrociano tutti gli atleti, i paraolimpici e i normodotati, è una realtà entusiasmante. L’aspetto professionale e non professionistico che mettiamo nel far fare lo sport è quello che ci da la spinta.

Come avete gestito la situazione durante il periodo del Covid-19?

Il Covid-19 è stato un problema, ma noi abbiamo avuto un’attenzione particolare oltre che per gli atleti anche per i nostri tecnici, i fisioterapisti e i collaboratori. Per i contratti che noi gestiamo abbiamo avuto un occhio di riguardo e abbiamo trovato la maniera per continuare a corrispondere una parte importante di quanto ciascuno prendeva come lordo mensile, anticipando quella che sarebbe dovuta essere la famosa indennità di 600 euro, che sport e salute ha poi dato, più altri soldi, fino ad una percentuale molto alta dei loro emolumenti fin da marzo. Alcuni altrove devono ancora prenderla. Tra le 290 persone dipendenti e collaboratori dell’Aniene abbiamo ricevuto circa duecento ringraziamenti, a parte coloro che abbiamo utilizzato come ammortizzatori permessici dallo stato, dalle norme, ma per gli altri è stato una gestione enorme e non da tutti.

@vanessaseffer


di Vanessa Seffer