Ripartire dal Fair Play

martedì 22 ottobre 2019


La società riparte dal fair play. Sbaglia chi crede il concetto nasca nello sport, come la stessa parola sport non nasce dallo sport, ma dal genio creativo di due letterati di altissimo spessore come Giovanni Boccaccio e William Shakespeare. Il primo parla di diporto nel Decamerone e quindi desport, deporte, sport infine tra gli inglesi. Il secondo nelle sue commedie, quando definisce il gioco leale tra i protagonisti “Fair Play”. In realtà gli inglesi hanno trasformato il concetto “shakespeariano” di lealtà, fair play, in un assist per fare della competizione agonistica un evento gestibile e accettabile giusto alla fine del Settecento e poi nell’Ottocento con particolare riferimento al mondo del rugby, che ancora ne è particolarmente caratterizzato.

Per sgomberare il campo dal fair play nello sport, occorre dire che si è arrivati a creare un organismo internazionale che se ne occupa con il sostegno del Cio (120 Paesi) dagli anni Settanta (Parigi e Budapest le sedi – Jenő Kamuti, olimpionico della scherma, il presidente) ed europeo dal 1994 (40 Paesi) con il riconoscimento del Coe (Associazione europea dei Comitati olimpici) con sede a Vienna e Christian Hinterberger, dirigente formatosi nell’austriaca Asko, come presidente.

In Italia il Comitato Nazionale Fair Play è riconosciuto dal Coni ed è operativo anch’esso dal 1994: ha sede a Roma presso lo Stadio Olimpico e Ruggero Alcanterini ne è presidente. Ieri, presso il Centro sportivo “La Borghesiana”, ha preso il via la Fair Play Cup per dire basta alle morti da amianto, sul lavoro e in strada: in campo la Nazionale dei parlamentari, dei giornalisti Rai, dei Vigili del fuoco e degli esperti della sicurezza sul lavoro. Preambolo per il 25 ottobre quando, al Salone d’Onore nella sede del Coni, con il Green Ona Day si rinnoverà il Fair Play Day, iniziativa fortemente voluta dal Comitato Nazionale Italiano Fair Play e dall’Osservatorio Nazionale Amianto, presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni.

Ma in che modo andrebbe utilizzata la pietra angolare del fair play come base fondamentale su cui regolare la nostra società? La parola passa a Ruggero Alcanterini: “Possiamo fare l’esempio di come lo Stato non dovrebbe indurre i propri cittadini al gioco d’azzardo e alle scommesse, salvo poi fare blande campagne dissuasive e somministrare cure contro la ludopatia, fenomeno grave e diffuso. Non possiamo aspettarci una particolare sensibilità culturale o un forte senso civico, il rifiuto del bullismo e dell’assunzione di droghe se l’educazione civica nelle scuole è divenuta un lontano ricordo, al punto che gli stessi genitori sono privi di quella fondamentale formazione. Non possiamo aspettarci una popolazione in salute e in particolare la fascia degli adolescenti, se chiusa la medicina scolastica e soppressa la visita con il servizio di leva, c’è chi passa dal pediatra al medico di base, ormai adulto e con problemi irreversibili che rispondono a obesità, diabete, malattie veneree, tabagismo, alcolismo, dipendenza da droghe. Non possiamo aspettarci che ci sia una adeguata frequentazione di teatri e musei, se le materie artistiche, le lingue classiche come il greco e il latino sono state rottamate. Non possiamo pensare a comportamenti virtuosi nei confronti dell’ambiente, nello smaltimento dei rifiuti, nello stile di guida sulle strade, piuttosto che il rendimento sul lavoro e la gestione politico-amministrativa del Paese, se la cultura di base del rispetto delle regole, della lealtà dei comportamenti non viene adeguatamente promossa. Se in Olanda un Comitato Fair Play omologo a quello italiano viene sostenuto con un milione di euro per promuovere la cultura contro la violenza dentro e fuori gli stadi, in Italia il Coni si fa carico di un contributo complessivo di 560mila euro per ben 19 associazioni benemerite, tra cui il Comitato Fair Play. Il Ministero dell’Interno, piuttosto che quello dell’Istruzione e Ricerca, della Salute, dei Beni culturali, non dispongono di risorse da destinare alla promozione e prevenzione su base etica, ma semmai confidano che associazioni e volontari suppliscano in tal senso. Per questo, il Cnifp, Comitato Nazionale Italiano Fair Play, oltre che occuparsi di buone prassi nello sport, ha pensato di allargare la propria sfera d’impegno sul territorio e nei Comuni, attraverso l’Anci, con cui ha stipulato un protocollo per la promozione di deleghe assessorili al Fair Play, proprio nei Comuni. La creazione di un Settore “Medici Fair Play” destinato alla promozione della cultura della prevenzione tra gli adolescenti con il concorso degli Ordini dei medici e dei farmacisti corrisponde all’idea che la pratica dell’attività motoria a tutte le età sia un argomento importante per lo stesso Ministero della Salute e che dovrebbe essere promossa a priorità. Lo sport, la passione sportiva non possono passare per tifoserie colluse con la criminalità, ma diversamente per un Ministero dello Sport che dovrebbe esercitare il proprio ruolo di garante nei confronti dell’aspetto sociale dello sport. In ogni caso, coniugare etica e fair play con la finanza, piuttosto che con la previdenza, garantire una corretta informazione, sempre attraverso l’etica della comunicazione non sono altro che tante facce di una stessa medaglia, quella del fair play”.

Ma il fair play si estende anche nel mondo dell’economia, dei pagamenti anche nell’amministrazione. Come? “Se diffondere la cultura del digitale – dichiara Alcanterini – significa rendere possibile e fruibile l’innovazione in tutte le sue declinazioni, la ricerca e la condivisione della sapienza digitale, senza distinzione di censo ed età, orientata strategicamente sul versante di un sistema essenziale come quello dei pagamenti può fare, allora la cultura digitale può fare davvero la differenza. L’espressione ‘Fair Play’, gioco corretto, presuppone il rispetto delle regole. Il Comitato Nazionale Italiano Fair Play, rappresentante dal 1994 nel nostro Paese di un sistema europeo e mondiale (European Fair Play Movement e International Fair Play Committee), nel 2013 ha sottoscritto con l’Anci un protocollo d’intesa per la promozione delle deleghe assessorili al fair play nei comuni italiani, quindi nel 2017 ha iniziato un ulteriore percorso nella società civile sottoscrivendo un accordo di collaborazione con l’Associazione Italiana Prestatori di Servizi di Pagamento. Avendo come prima regola non scritta proprio il “rispetto delle regole”, il Comitato Fair Play ha ritenuto di dover trasferire nel sociale, in ognuna delle sue articolazioni ed espressioni, il virtuoso concetto della lealtà comportamentale, del gioco corretto, secondo la visione straordinaria che di questo ebbe William Shakespeare. Il rispetto che si deve avere nei confronti degli altri parte da una condizione fondamentale, ovvero quella del rispetto per se stessi, per l’intera collettività, che deve essere messa in condizione di fruire equanimemente dei vantaggi derivanti dall’innovazione. Secondo i principi etici e i valori del fair play le risultanze generate possono essere realmente positive, solo se con modalità di assoluta trasparenza e accessibilità, frutto di onestà intellettuale. Ecco, dunque, che per introdurre un diverso e sano rapporto con il denaro, con quello che nella storia dell’uomo ha avuto spesso risvolti negativi, determinando le peggiori pulsioni legate alla sua scorretta gestione, si arriva naturalmente a quello che oggi è consentito dall’innovazione e che si sintetizza nel metodo di pagamento elettronico. La tracciabilità e la sicurezza trovano completamento con una serie di vantaggi, che garantiscono equità e salvaguardia rispetto a truffe, raggiri e rapine, piuttosto che dall’usura di prossimità e dall’emergenza organizzativa, oltre che economica. Infatti, lo stesso ampliamento del sistema a strumenti elettronici nati per la comunicazione, l’estensione del pagamento digitale anche per piccole necessità legate alla mobilità, piuttosto che al commercio, ovvero ad ogni ambito in cui sia prevedibile l’esborso del contante per acquisti o servizi, può davvero favorire un circuito virtuoso in cui questioni di età, censo, genere, salute, etc. possono essere superate, introducendo appunto un elemento fondamentale, che è quello del rispetto, a prescindere dalla consistenza della borsa o del portafogli, eliminando alla radice i tradizionali fattori di discriminazioni e rischi.

Dunque, la sicurezza e la vita easy per tutti – continua Alcanterini – purché prestatori e fruitori del sistema siano nella condizione di partecipare nella chiarezza e nella facilità di ottenere un vantaggio dal digitale: mai come in questa situazione diventa valido il contrario del paradosso “olimpico” attribuito a de Coubertin, ovvero che l’importante non è solo partecipare, ma anche vincere, determinando una società civile smart, anticipandone un futuro diverso e migliore, proprio attraverso un sistema atto a garantire gli esiti e ridurre tempi e costi. Un comportamento “Fair Play” si determina tra gli umani e si estende al creato, all’ambiente globalizzato che non sopporta più gli agenti inquinanti. Sicuramente, il mezzo elettronico è il più virtuoso, consentendo la riduzione se non l’eliminazione delle sofisticazioni, di sovrastrutture, di tempi burocratici, di controlli, anche nel rispetto del “Clean Development Mechanism”, alla base del Protocollo di Kyoto e dei successivi, sino al Cop 21 di Parigi.

Per concludere, dunque, non limitare il concetto di comportamento corretto al solo mondo dello sport, ma mutuarlo. Se nel calcio si sono introdotte regole di “Fair Play finanziario”, legate alla sostenibilità ed alla trasparenza delle gestioni dei club, anche in altri ambiti si sente l’esigenza di regole che siano più stringenti delle sole regole di legge. Da questo punto di vista i pagamenti elettronici – conclude Alcanterini – nel loro profilo fair play, evitano l’aggiunta di regole pleonastiche, incomprensibili ed aggirabili, portando il valore aggiunto delle modalità certe, alleggerendo tutto il sistema dal peso eccessivo dei costi sociali legati all’uso del contante. In definitiva, siamo in prossimità di un patto etico possibile, necessario, di una rivoluzione epocale che, determinando una condivisione globale della sapienza digitale, riteniamo ci possa introdurre in un futuro diverso e migliore con l’imperativo Fair Pay, Fair Play!”.


di Roberta Maresci