Iran: tutte allo stadio

venerdì 22 giugno 2018


La notizia è clamorosa perché, come scrive Martina Milone su “la Repubblica dell’altro ieri, si tratta di “un piccolo traguardo che ha il sapore di una grande vittoria”.

Grazie al Mondiale di calcio in Russia in occasione della partita tra Spagna e Iran, per la prima volta dal 1979, anno della rivoluzione islamica, le donne sono state autorizzate a entrare nell’Azadi Stadium di Teheran insieme agli uomini. Libere di mostrarsi senza veli ma solo con la bandierina dell’Iran dipinta sui loro volti. E così anche loro hanno potuto fare il tifo in tutta libertà seguendo la partita trasmessa sul maxischermo dello stadio. Si legge ancora nel servizio della Milone una dichiarazione dell’avvocato riformista, Tayebeh Siavoshi, rilasciata all’agenzia iraniana Isna: “Se tutto va bene, questo potrebbe essere il preludio per l’abolizione generale del divieto per le donne negli stadi”.

E così lo sport può mettersi un altro fiore all’occhiello per il suo ruolo nella storia delle battaglie politiche e sociali vinte. Ultima in ordine di tempo quella delle recenti Olimpiadi invernali che hanno decretato il disgelo tra le due Coree. Esempi ce ne sono tanti, ma rimanendo al tema dell’emancipazione femminile nello sport in generale, va citato il film cult di quest’ultimo anno che è certamente “La battaglia dei sessi” uscito nelle sale italiane il 19 ottobre. La storia dell’incontro di tennis tra Bobby Riggs e Billie Jean King. Si giocò il 20 settembre 1973 e si calcola che tenne incollati davanti ai televisori 90 milioni di spettatori trasformando un evento puramente sportivo in un fatto di valenza sociale senza precedenti. Per Valerie Faris che ha diretto il film insieme a Jonathan Dayton “la battaglia dei sessi è sia la cronaca di un evento sportivo storico, sia la storia della trasformazione personale di una donna molto esposta dal punto di vista pubblico. Con questo film abbiamo voluto raccontare la sua battaglia politica e personale”.

C’è anche la storia delle Olimpiadi a scandire le tappe della conquista del diritto delle donne a praticare attività sportive. Ai Giuochi olimpici del 1904 a St. Louis (Usa) si ebbe lo 0,94 per cento di presenza femminile nelle gare. Una percentuale che salì al 4,39 per cento nel 1924 a Parigi. La prima volta che venne superata quota 10 per cento fu nel 1952 a Helsinki. E così via via in aumento, ma si dovette aspettare Atlanta 1996 per arrivare a un significativo 33,96 per cento.

Se poi passiamo dall’aspetto sociale a quello puramente sportivo e parlando un po’ di noi, quante volte le azzurre hanno tenuto alto il tricolore nel tennis come nello sci, nell’atletica leggera come nel nuoto, ultimamente persino nel calcio con la nostra nazionale qualificata per i prossimi Mondiali (lasciamo perdere il discorso sugli uomini per carità di patria). Tornando per un attimo alle Olimpiadi, se non ci fossero state le donne nelle ultime invernali di PyeongChang il medagliere azzurro sarebbe stato un disastro.

Basta ricordare che i tre ori sono stati vinti da Arianna Fontana, Michela Moioli e Sofia Goggia. Chiusa la parentesi storia e tornando sui Mondiali di calcio in Russia, va detto che a fronte di partite perlopiù noiose, il vero spettacolo lo hanno offerto i tifosi, allo stadio come nelle strade e nelle piazze.

In Russia come in Brasile e in Sudafrica. I veri protagonisti, in attesa delle partite che contano, sono stati loro. Uno spettacolo nello spettacolo in cui si sono distinti in particolare i sudamericani e gli africani. E se d’ora in avanti faremo tutti il tifo anche per l’Iran, lo faremo per tutte quelle donne che con la bandierina dipinta sulle guance possono finalmente liberare la loro passione.

زنده باد تيم قهرمانان فوتبال ايران (traduzione: Forza Iran)

 

 

 


di Eugenio De Paoli