lunedì 28 maggio 2018
Per carità la coincidenza è solo temporale e sarebbe fuori luogo, demagogico e dunque sbagliato mettere in parallelo le due cose, ma sta di fatto che ieri mentre al Colle si consumava la più grave crisi istituzionale della storia della Repubblica, a poche centinaia di metri da lì l’Italia sportiva si esponeva ad una delle più colossali figuracce mondiali. Non era mai successo nella storia ultracentenaria del Giro d’Italia che la corsa si fermasse a causa delle buche stradali. E che sia successo oltretutto a Roma, nella capitale, appare inevitabilmente ancora più grave con un effetto mediatico negativo irreparabile. Si è così offuscata l’immagine di un Giro fino a quel momento spettacolare, di rara bellezza. Rimarrà comunque nella memoria l’epica impresa di Chris Froome al Colle delle Finestre dopo ottanta chilometri di fuga. Impresa di altri tempi per il “Keniano Bianco” come viene soprannominato l’inglese. In un ciclismo moderno dominato troppo spesso dalla tattica e dalla strategia di corsa, si era persa memoria di fughe solitarie di questa portata. A molti è sembrato di tornare all’epoca del bianco e nero, ai tempi del ciclismo eroico di Coppi e Bartali. L’impresa di Froome è doppia anche perché si tratta del primo atleta britannico a mettere la firma sulla corsa “rosa”.
Per fortuna domenica, sempre a Roma, era anche l’ultima giornata del concorso ippico di Piazza di Siena. Un riscatto non solo di immagine per una delle più belle cornici sportive del mondo, restituita al suo antico splendore con il recupero del manto erboso. Un’operazione invocata da anni e finalmente realizzata. Uno sforzo premiato anche dai cavalieri italiani vincitori, prima, del Gran Premio delle Nazioni (venerdì) e poi, nella giornata finale del Gran Premio Roma, il percorso tecnicamente più difficile e impegnativo. Non a caso erano 24 anni che un azzurro non riusciva nell’impresa, dai tempi di Arnaldo Bologni su May Day. Ieri Lorenzo De Luca è entrato nella storia in sella al suo Halifax. Due percorsi netti e sessanta centesimi di secondo in meno per l’apoteosi davanti alle tribune del tempio dell’equitazione mondiale.
Facendo un passo indietro, ma andando sempre per immagini da conservare nella memoria di questo weekend di sport, dopo Froome ancora Regno Unito sugli scudi tra sabato e domenica con il gallese Gareth Bale autore, nella finale di Champions, di una rete se possibile ancora più bella e spettacolare di quella di Cristiano Ronaldo contro la Juventus. Intuito, potenza e classe assoluta nell’unico gol d’autore su tre del Real Madrid contro il Liverpool. Al resto ci ha pensato il portiere dei reds Karius con due papere che farà davvero difficoltà a dimenticare. E con lui i suoi compagni e i suoi tifosi. Il risultato del campo incorona il “Real” tecnico Zinedine Zidane, primo e per ora unico nella storia ad aver vinto, come allenatore, tre edizioni consecutive della Champions League.
Per la Formula Uno, tanto bello e affascinante quanto noioso e prevedibile il circuito di Montecarlo. Chi parte davanti, salvo eventi clamorosi, arriva su un percorso in cui il sorpasso è praticamente impossibile, di fatto vietato se non vuoi rischiare. Succede così che vince Ricciardo su Red Bull, partito in pole e rimasto in testa dall’inizio alla fine nonostante problemi di potenza al motore. Troppo rischioso tentare di superarlo anche per un pilota come Vettel che in genere non si tira mai indietro. Ma Montecarlo è così e allora meglio portare a casa il secondo posto che consente al ferrarista di recuperare tre punti in classifica su Hamilton (terzo). Questo comunque non toglie certo merito ad un grande pilota come Ricciardo, al suo primo successo a Montecarlo. Bravo a gestire la macchina seppure in difficoltà, freddo a non perdere mai il controllo della situazione. E poi è anche il più simpatico e divertente del circo della F1, lui con il modo tutto suo di festeggiare bevendo lo champagne nella sua scarpa. Ieri per un attimo c’è stato il timore che lo offrisse anche al Principe di Monaco e consorte ma alla fine a loro ha passato la bottiglia. “Meglio la bottiglia della scarpa” avranno pensato lasciando per una volta da parte l’etichetta.
di Eugenio De Paoli