Uefa: stress test per incoraggiare le gestioni virtuose

martedì 10 aprile 2018


Stress test e altre diavolerie. L’Europa del calcio cerca disperatamente di rifarsi una verginità, e dopo il fair play finanziario prova a dare una scossa sulla trasparenza.

Le nuove misure Uefa sono state anticipate in questi giorni da un giornale economico belga, che ha interpellato Michael Verschueren, che oltre a essere un dirigente dell’Anderlecht è anche membro del board dell’Eca, l’Associazione europea dei club, in cui è responsabile del gruppo di lavoro finanziario.

Dalla prossima stagione, fino al 2021, fa sapere Verschueren, sull’Uefa arriverà una valanga di soldi: circa 3,5 miliardi di euro di introiti, tra sponsorizzazioni e diritti d’immagine dei due eventi principali (Champions ed Europa League), quasi 1 miliardo in più rispetto alle ultime 3 stagioni, i cui ricavi si fermano a 2,35 miliardi. E sono 20 anni, poi, che gli investimenti nel calcio europeo aumentano del 10 per cento ogni anno. “Una manna finanziaria”, riconosce il dirigente dell’Anderlecht, che però, ammette, “esige più trasparenza e una maggiore armonizzazione delle regole”, oltre a quelle, per esempio, sul break-even, che dal 2013 hanno permesso di incidere sul debito complessivo dei club che in media è pari al 35 per cento del fatturato, quando nel 2011 era del 65.

L’obiettivo delle nuove regole, spiega l’Uefa, è di incoraggiare le società a una gestione finanziaria sana, per poter ovviare in caso di una stagione sportiva povera di risultati, senza però deprezzare il giocattolo, e renderlo anzi sempre più attrattivo per i capitali esterni al mondo del calcio. La principale misura di rafforzamento del fair play finanziario è lo stress test, qualcosa di analogo a quanto deciso prima dalla Federal Reserve americana e poi da Banca centrale europea e Commissione europea per verificare se le banche sono in grado di reagire agli shock finanziari.

Tra i nuovi indicatori introdotti dall’Uefa c’è il maximum transfert deficit che è fissato a 100 milioni. Se le uscite per gli acquisti di giocatori nelle due sessioni di mercato (agosto e gennaio) creano un disavanzo superiore di 100 milioni rispetto alle entrate per le cessioni, scatta il controllo di Nyon. C’è poi il sustainable debt ratio, il tasso d’indebitamento massimo consentito. Il rapporto tra indebitamento netto e l’utile operativo lordo non potrà superare la soglia del 7 per cento, considerata tuttavia ancora molto soft. I club potranno sottrarre da questo debito netto le entrate ricavate dalle cessioni, se queste superano gli acquisti. Il sustainable debt ratio non si applica se l’indebitamento è inferiore ai 30 milioni. Le società saranno tenute a pubblicare i loro conti sui loro siti web: bilanci, profitti, fatturati, origine dei fondi e loro allocazione. I club europei, sulla scorta di quando già avviene in Inghilterra, dovranno poi far sapere quanto spendono a stagione per le commissioni ai procuratori.

Secondo l’Uefa, i procuratori si sono messi in tasca negli ultimi 5 anni circa 1,2 miliardi di euro di commissioni, su un totale di 2mila trasferimenti. E stata invece respinta la proposta sulla tassa Uefa sul lusso del 2,15 per cento sull’ammontare di quei trasferimenti di giocatori particolarmente elevati. Il 20 aprile, l’Uefa ha convocato i dirigenti del Paris Saint Germain per verificare se il club ha rispettato le regole del fair play finanziario (quella base prevede che su 3 stagioni un club non può avere più di 30 milioni di perdite strutturali).

L’inchiesta, avviata all’inizio dello scorso settembre, nasce dagli oltre 400 milioni spesi in estate dal Psg per gli acquisti di Neymar e Mbappé. Entro il 30 giugno, il club deve rientrare di 50 milioni se vuole evitare una sanzione. Nel 2014, il Psg era già stato multato per un contratto di sponsorizzazione con l’ufficio del turismo del Qatar che per l’Uefa era sopravvalutato.


di Pierpaolo Arzilla