Salvare l’umanizzazione dell’uomo

giovedì 27 novembre 2025


La nota, su L’Opinione delle Libertà, che l’amico Riccardo Pedrizzi ha dedicato al rapporto tra destra e cultura, egemonia di destra, egemonia di sinistra, provoca il definire “oggi” cosa si intende per cultura di destra e di sinistra, nell’occasione, le varie animazioni della destra. Difficile in un articolo, ma non più di quanto lo sia trascurarne la necessità. Da collaboratore della stampa di sinistra, L’Unità, Paese Sera, Critica Marxista, Mondo Nuovo, venni in urto con la Sinistra per un mio libro, Il marxismo tra il sesso e la morte, giudicato “fuori linea”: lo era, come e maggiormente “L’Assoluto Privato” che dava valore all’individuo come “io” non come intreccio di relazioni, al dire di Marx. Peggio ancora quando sostenni che la morte non è una caratteristica della specie, sempre al dire di Marx, ma una tragedia personale.

Raduno in poche righe anni. Collaborai con Il Tempo, all’epoca diretto da un personaggio libero e comprensivo, Gianni Letta, con il Secolo d’Italia, Pagine Libere, Prospettive nel Mondo, Il Borghese soprattutto con un editore che alla Destra dedicò molto, Salvatore Dino, pubblicammo testi di Ugo Spirito, Nicola Abbagnano, Rocco Buttiglione, Giuseppe Sermonti, miei. Il tentativo di quei tempi fu staccare la Destra dal Fascismo anche in territorio sociale, economico. Tenuto conto però che in vasta misura la Destra non era liberista, in economia. Anzi, la Destra Sociale, ostilissima. Però si trattava da parte mia di ristabilire l’aristocrazia dello spirito o banalmente: la qualità, non scendere al popolo ma far salire il popolo che la sinistra identificava con il proletariato. Di capire e far capire che la qualità non è disprezzo, dominio, dimostrazione di superiorità e, fondamentalissimo: che ricondurre il valore alla diffusione, alla portata di tutti, era ed è la catastrofe delle civiltà. Il tremendo errore della dialettica marxiana: che la quantità si trasforma in qualità. Io credevo, volevo che questo maldestro errore fosse combattuto, come doveva essere combattuto l’errore “contenutistico”, se scrivi di operai e contadini, se tratti male borghesi, aristocratici, vali. A Sinistra non era combattuto, questo errore. E bisognava anche rendersi “facili”. Ma una Destra qualitativa non la trovai. Nell’insieme, però, ne trovai memoria e soprattutto uno stato mentale disposto a non avversare la qualità, la possibilità di scrivere su personaggi annientati a sinistra e sullo stesso Marx con rispetto ma criticamente. Stesi la più analitica biografia di Karl Marx: Marx contro Marx, 1983, e la più estesa biografia di Friedrich Nietzsche, dico: in italiano, un animoso sodalizio siciliano, Alfredo Fallica, Tommaso Romano, creò convegni su Nietzsche, memorabili. Da nominare anche Armando Verdiglione, in liberi convegni e pubblicazioni internazionali. Abbiamo discusso in ogni continente.

Qualcosa, molto cambiava. Il proletariato non era la continuazione delle promesse non mantenute dalla borghesia, spariva dissolto dalla automazione. Questo marxismo, imperniato sul proletariato finiva con la fine del proletariato sostituito dall’automazione. Credo di essere tra i pochissimi a cogliere questo difetto del marxismo. In ogni caso disgraziatamente deperiva anche la coscienza del rapporto tra società, qualità, forma e civiltà. Ma riconosco che almeno a Destra non si veniva considerati reazionari se uno stimava aspetti del pensiero di Nietzsche. E parlare di qualità (forma). Sia ne Il Tempo, culturalmente retto da Fausto Gianfranceschi e Antonio Altomonte, indimenticati amici, e nel Secolo d’Italia, con l’adesione ampia di Gianfranco Fini e dei Direttori, Giano Accame Maurizio Gasparri, Gennaro Malgieri, Flavia Perina ed un redattore culturale effettivamente adeguato al compito, Aldo Di Letto, per decenni cercammo di esaltare il valore espressivo e problematico, tutelarlo dal contenutismo, tutto ciò che è dalla mia parte, vale, e dal mercantilismo, vale quanto è vendibile. Ma l’epoca decresceva, dall’apprezzamento secondo ideologia si perveniva all’apprezzamento secondo vendita e reclamizzazione.

Allora, che è Destra, o sia o non sia Destra: salvare la qualità espressiva innanzitutto che sorge dall’interiorità, indipendentemente dall’ideologia, dalla mercificazione pubblicitaria ecclissata la visione marxista di un proletariato arrecativo di civiltà valoriale spetta a chi sente di mantenere il sentire espressivo, essenza della civiltà e del mantenimento umano dell’uomo, questa difesa. In epoca di una possibile espropriazione dell’espressività da parte dell’Intelligenza Artificiale, il mantenimento dell’interiorità espressiva è compito di sopravvivenza umanistica. Poteri potentissimi perfino sovrani sugli Stati e dominanti sul ceto politico minacciano di condurre il Mondo a pochissimi straricchi, moltissimi semi poveri e stabilire l’asservimento economico e inespressivo. Umanità impoverita e sotto controllo. Questa possibilità esiste. Bisogna dirigere a vantaggio diffuso i grandiosi ritrovati tecnologi, non in pugno dominante di pochi, i quali avrebbero tutto l’interesse a deculturalizzare gli uomini. Non sono ipotesi, sono possibilità. Il controllo dei mezzi informativi e l’impoverimento da disoccupazione robotica costituiscono evenienze realistiche. Destra o chi sia abbiano coscienza del cataclisma disumanante inespressivo che potrebbe costituire stavolta effettivamente una mutazione antropologica. La comunicazione uccide l’espressione! La politica abbia vista radicale per la cultura e l’arte! Difenda se stessa, non sottomettendosi ai poteri economici. Impossibile trascurarli, possibile orientarne delle finalità.


di Antonio Saccà