martedì 18 novembre 2025
Carlo Verdone come Alberto Sordi è stato sindaco di Roma per un giorno. Ieri, in occasione del suo 75° compleanno, l’attore-regista ha suggellato il legame con la Capitale conquistando, per ventiquattr’ore, la massima carica cittadina. Un esordio da film: la banda della Polizia locale ha suonato la colonna sonora di Un sacco bello, firmata da Ennio Morricone, mentre l’attore saliva i gradini del Campidoglio. “Adesso prendo io il comando”, ha detto con la fascia tricolore sul petto. È stato l’avvio di una giornata simbolica voluta dal sindaco Roberto Gualtieri, che rimanda al precedente di Alberto Sordi con Francesco Rutelli. Nella giornata particolare, Gualtieri ha donato a Verdone la Lupa Capitolina, massima onorificenza della città. “Mi emoziona molto essere qui, proprio perché 25 anni fa lo ha fatto Alberto”, ha ricordato Verdone, tra aneddoti e sorrisi: “Lo incontrai a Cinecittà e mi disse: Annamosene via. Mi portò a mangiare e ripeté: Ma io il sindaco manco per tre ore lo farei, devo andare a dormire”.
L’emozione verdoniana è stata evidente fin dall’arrivo: “Qualche lacrima è venuta”, ha ammesso entrando a Palazzo Senatorio, accolto dagli applausi. “Se ho capito Roma, la sua poesia e le sue magagne, lo devo ai miei genitori”. E si è messo subito al lavoro in giunta dove sono state approvate due memorie: l’attivazione a Tor Bella Monaca di un punto di odontoiatria e psicologia sociale e nuove misure a sostegno delle librerie romane. Poi il tour nelle periferie: “Il centro sta bene o quasi bene. Le periferie sono laboratori di idee, creatività, comunità che fanno del bene. Qui c’è disuguaglianza, non degrado”. A Villa Gordiani lo ha accolto un bagno di folla. Ha inaugurato l’area ludica, piantando un albero, firmando selfie. “Anche io giocavo ai giardinetti, ma erano aree molto più sconnesse. Tutto quello che si può fare per i bambini e i giovani è sacro”. Roma, ha detto, “è una grande madre che abbraccia tutti”. La seconda tappa è stata una festa al centro anziani della Storta, estrema periferia nord: orecchiette, lasagna, cacio e pepe, saltimbocca, e la torta di compleanno. “Sono astemio da sempre, ma qui ho fatto una piccola eccezione”. Nel pomeriggio, Tragliatella: cantieri, cittadini, battute.
“Voglio conoscere la parte più distante dal centro”, aveva chiesto. E a Gualtieri ha sorriso: “Se poi non fa bene i lavori mi votate a me e risolviamo”. Un passaggio al Teatro Valle, che riaprirà nel 2026, ha preceduto il ritorno in Campidoglio per l’intervento nell’Aula Giulio Cesare, dove l’emozione è riemersa nuovamente: “La giornata di oggi è stata un’emozione incredibile. Ho dormito tre ore scarse. Questo abbraccio di Roma. Credevo e speravo che sarebbe andata così e così è stato”. Poi la riflessione: “La Roma degli anni Ottanta non esiste più. Ma il mondo va avanti. Bisogna costruire il futuro”. E un ricordo legato a Un sacco bello: “Ho amato e amo tanto questa città e l’ho dimostrato già con il mio primo piccolo film nato grazie alla fiducia che mi ha dato Sergio Leone”.
In aula erano presenti i figli, la moglie, la sorella Silvia, il cognato Christian De Sica. Tra gli scranni anche l’ex sindaco Francesco Rutelli, chiamato in causa dal ricordo di Sordi. Gualtieri ha ringraziato l’attore: “Hai dedicato la giornata alle comunità che hanno più bisogno. C’è un grande affetto di Roma per te. È reciproco, no?”, citando Furio, uno dei personaggi più iconici. Alla fine, Gualtieri ha rivelato le interessanti” proposte del regista per Roma: “La realizzazione di un mercatino di libri e antiquariato nell’ambito della riqualificazione di Via Veneto, all’inizio di Villa Borghese. Poi ci ha posto la questione, e ci ha dato una idea: su una sala cinematografica chiusa che si potrebbe riqualificare. Idee giuste e interessanti su cui lavoreremo”. Verdone ha chiosato con commozione: “È stato il regalo più bello che potessi ricevere. Grazie per avermi fatto incontrare nelle periferie tanta umanità e tanta poesia. È stato un giorno indimenticabile”.
di Sara Altamini