Eu Knowledge Hub: prevenzione della radicalizzazione

lunedì 17 novembre 2025


Nel quadro delle iniziative europee volte al rafforzamento delle strategie di contrasto alla radicalizzazione, il 12 novembre 2025 si è svolto a Bruxelles un’importante sessione di lavoro dell’Eu Knowledge Hub on “Prevention of Radicalisation”, un appuntamento che ha visto la partecipazione di esperti, funzionari istituzionali e rappresentanti della società civile.

Tra gli invitati della Commissione Europea è intervenuto anche il sottoscritto, in qualità di Direttore Operativo dell’Associazione Memoria e Verità per le Vittime del Terrorismo, realtà accreditata presso l’Onu e impegnata da anni nella tutela delle vittime e nella promozione di politiche europee di prevenzione dei fenomeni estremisti.

Il confronto ha posto particolare attenzione a una tendenza emergente che sta modificando i paradigmi tradizionali della radicalizzazione: la diffusione di narrazioni cospirazioniste a carattere nichilistico, capaci di alimentare forme di estremismo violento non riconducibili a ideologie politiche, religiose o identitarie. Nel gruppo di discussione dedicato, l’analisi è stata orientata a comprendere come teorie del complotto prive di un impianto coerente ma fondate sulla negazione di qualsiasi valore possano contribuire alla nascita di comportamenti violenti motivati esclusivamente da disperazione, misantropia o sfiducia radicale nel mondo circostante.

L’assunto ricorrente, definito con l’espressione “no lives matter”, sintetizza un modello di pensiero in cui la vita stessa è percepita come irrilevante, mentre la violenza diventa un mezzo per dare sfogo a frustrazione e alienazione. Secondo gli esperti presenti all’incontro, le piattaforme digitali rappresentano l’habitat principale di queste dinamiche, perché in rete proliferano contenuti complottisti che restituiscono un’immagine del mondo come irrimediabilmente corrotto, manipolato da élite non identificate, destinato comunque al collasso. Pertanto, gruppi fluidi e difficili da mappare, come “764” e “No Lives Matter”, sfruttano questo tipo di narrazioni per giustificare atti di distruzione fine a sé stessa, non ancorati a progetti ideologici ma a un sentimento di vuoto esistenziale.

La radicalizzazione avviene così in modo estremamente rapido e spesso invisibile, senza che emergano indicatori ideologici tradizionali e durante i lavori è stato sottolineato come alcuni episodi verificatisi negli ultimi anni in Europa diano sostanza a questa preoccupazione.

Nel Regno Unito il caso di Axel Rudakubana, autore diciassettenne dell’accoltellamento di Southport nel 2024, è stato più volte citato come esempio significativo di questa deriva nichilistica. Il giovane era stato segnalato in tre occasioni al programma Prevent, ma ogni volta le segnalazioni erano state archiviate poiché non evidenziavano alcuna appartenenza ideologica. Tuttavia, l’analisi successiva ha mostrato una forte esposizione del ragazzo a contenuti online caratterizzati da visioni cospirazioniste radicali e da una percezione generalizzata del mondo come privo di senso.

Infatti, il rapporto annuale Prevent del 2025 conferma che la maggior parte delle segnalazioni riguarda individui vulnerabili, privi di un orientamento ideologico definito: un dato che evidenzia l’inadeguatezza di criteri costruiti per fenomeni ideologicamente connotati.

Inoltre, una dinamica simile è emersa nel sud-ovest della Finlandia, dove nel 2025 uno studente della scuola Vähäjärvi di Pirkkala ha accoltellato tre compagne di classe e anche in questo caso l’autore aveva redatto un manifesto, ma il contenuto non rivelava una visione politica o religiosa, bensì un insieme frammentario di riferimenti complottisti, segnali di isolamento sociale e un diffuso pessimismo esistenziale.

Le analogie con gli episodi verificatisi a Southport e a Bournemouth nel 2025 sono state ritenute evidenti dai partecipanti al gruppo di lavoro, suggerendo un modello ricorrente in cui la violenza si innesta su un contesto digitale intriso di nichilismo e distorsioni cognitive.

Il confronto di Bruxelles si è strutturato intorno a una serie di interrogativi guida volti a stimolare un approccio critico e a orientare nuove politiche di prevenzione, ossia è stato discusso, innanzitutto, se le teorie del complotto debbano necessariamente fornire una spiegazione alternativa della realtà o se, come sembra emergere in molti casi recenti, finiscano per sostituire il bisogno di significato con la convinzione che nulla abbia importanza. Poi, è stato approfondito l’impatto di narrazioni che negano ogni valore alla vita, interrogandosi sulle conseguenze psicologiche di una costante esposizione a contenuti nichilistici e apocalittici.

Un ulteriore quesito ha riguardato la possibilità che gli attacchi recenti siano stati direttamente o indirettamente alimentati da tali narrazioni, evidenziando come esse possano non tanto motivare l’azione, quanto amplificare stati emotivi e distorsioni cognitive già presenti nei soggetti fragili. Invero, si è riflettuto sulle strategie più efficaci per contrastare contenuti cospirazionisti che non promuovono un’ideologia, ma un vuoto e questa rappresenta una sfida particolarmente complessa per sistemi di prevenzione costruiti sulla rilevazione di indicatori ideologici chiari.

Durante questo consesso ho provato a dare il mio contributo, anche in rappresentanza dell’Associazione Memoria e Verità per le Vittime del Terrorismo, richiamando la necessità di aggiornare gli strumenti di analisi e di intervento, affinché le politiche europee possano riconoscere per tempo i segnali di una radicalizzazione che si manifesta attraverso isolamento, vulnerabilità psicologica e immersione in ecosistemi digitali distorti.

Al postutto, l’incontro di Bruxelles ha evidenziato come la prevenzione debba oggi misurarsi non solo con ideologie strutturate, ma anche con forme di estremismo che emergono dal disorientamento e dalla perdita di senso, in un contesto sociale e comunicativo dominato da narrazioni che disgregano i legami comunitari e annullano ogni percezione di valore.


di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno