Famiglia, scuola e tempo: ritrovare il senso dell’educazione

martedì 4 novembre 2025


Negli ultimi anni si è diffusa un’idea preoccupante: la scuola non è più solo il luogo dove si impara, ma anche il luogo dove si cresce, si mangia, si socializza e si attende che i genitori tornino dal lavoro. Bambini e ragazzi trascorrono a scuola dalle otto del mattino alle quattro e mezza del pomeriggio, quando non vengono lasciati ancora prima davanti al cancello della scuola a qualche altra mamma perché di corsa verso un appuntamento. 

Un tempo lunghissimo che, pur rispondendo a esigenze organizzative e lavorative, finisce per ridurre al minimo la vita familiare. 

Il risultato è una trasformazione silenziosa ma profonda: la scuola diventa un servizio assistenziale, più che un’istituzione educativa. Gli insegnanti, che dovrebbero concentrarsi sull’istruzione e sulla crescita intellettuale, si trovano spesso a dover supplire a ruoli che non spettano loro: mediatori familiari, figure di riferimento affettivo, educatori sociali, psicologi, infermieri. Ma la scuola non può, e non deve, sostituirsi alla famiglia.

La famiglia resta il primo e più importante luogo dell’educazione. È tra le mura domestiche che si apprendono i valori, le regole, la capacità di ascoltare e rispettare. Quando i genitori, per mancanza di tempo o per abitudine, delegano tutto alla scuola, si perde un tassello fondamentale della crescita dei figli: la relazione quotidiana fatta di parole, presenza, sguardi e piccoli gesti.

Oggi, più che mai, servirebbe ripensare i tempi della scuola e del lavoro. Ridurre gli orari scolastici, soprattutto per i più piccoli, significherebbe restituire spazio alla vita familiare. E in un momento storico in cui molte aziende e istituzioni stanno sperimentando forme di smart working, sarebbe auspicabile che anche la società nel suo insieme riconoscesse il valore del tempo condiviso tra genitori e figli.

Non si tratta di tornare indietro, ma di andare avanti in modo più umano: favorire una nuova organizzazione dei tempi che permetta di conciliare lavoro, scuola e vita privata senza sacrificare ciò che conta di più: le relazioni e la crescita affettiva dei bambini.

Investire nel tempo della famiglia non è un lusso, ma una necessità educativa e sociale. Se vogliamo una scuola più efficace, servono famiglie più presenti. Solo così si potrà tornare a un equilibrio in cui la scuola insegna e la famiglia educa, collaborando, ma senza confondersi nei ruoli.

E proprio perché la scuola si trova oggi a sostenere un peso crescente ‒ tra didattica, educazione, burocrazia e fragilità sociali ‒ è indispensabile riconoscere concretamente il valore degli insegnanti. Gli stipendi attuali non riflettono la complessità e la responsabilità del loro compito. Pretendiamo molto da chi educa i nostri figli, ma offriamo poco in cambio. Restituire dignità economica e sociale a chi insegna non è solo una questione di giustizia, ma un investimento per il futuro della nostra collettività. 


di Vanessa Seffer