martedì 21 ottobre 2025
L’ignoranza regna sovrana. È una frase un po’ apodittica, ma provate a seguire per 5 minuti una qualsiasi radio privata, di quelle coi deejay che, invece di mettere buona musica e tacere, passano il tempo a parlare, forse illusi di essere pagati a cottimo: spari una cazzata e prendi un euro. A me è capitato oggi (non è stato autolesionismo). Su quasi tutte quelle radio troverete esempi illuminanti di tutti gli strafalcioni grammaticali, di pronuncia, eccetera, che circolano in Italia. Non parlo soltanto della nostra, ma anche di altre lingue. Non parlo di errori, ma dei dubbi che producono problemi anche gravi, come vedremo dalle parti della Scozia. Per esempio continuo a stupirmi per la iperdiffusione di parole pronunciate in modo cacofonico, come quelle latine utilizzate dalla lingua inglese: |Plus| pronunciato |Plas|, oppure |Stadium| storpiato con un orribile |Stedium|, eccetera.
In una radio di quel tipo (perché allora non le chiamano Redio?) ho sentito diversi tributi alla lingua inglese con parole che o sono latine o non esistono. C’è anche una schizofrenia linguistica in tutto ciò. Ovvero, non solo non conoscono l’italiano (e almeno la corretta pronuncia del latino) ma non conoscono nemmeno l’inglese, che però utilizzano più di quanto Iosif Stalin utilizzasse i gulag. Ad esempio, invece di mass media pronunciano mass midia ma, ed è qui che casca il branco ragliante, hanno fatto almeno la terza media, che invece pronunciano nel modo corretto, trattandosi di somari sì, però italiani. Oggi per circa cinque minuti uno speaker (utilizzo il termine inglese, mi scuserò in francese: pardon) ha raccontato la storia dell’origine del pezzo Le Freak degli Chic, il gruppo forse più importante della musica Disco. Leggeva la storia direttamente da Wikipedia, direi, e va bene così. Però, ogni volta che pronunciava il nome del leader di quel gruppo musicale, cioè Nile Rogers, lo pronunciava |Nil|, come se avesse letto Neil, come se si trattasse del cantautore Neil Diamond. Ma l’esatta pronuncia di Nile è Nail.
Quindi non sanno neanche l’inglese, oltre all’italiano, e non utilizzano neanche il suggerimento di Sherlock Holmes: ragionare-concatenare-dedurre. Viceversa, avrebbero capito che pronunciare nello stesso modo Nile e Neil non ha senso, come pronunciare Mailan intendendo la squadra di calcio. A questo punto bisogna cercare le cause del problema. Sembra che l’epidemia risieda nelle “zone sociali” da cui si diffondono parole, in primis le radio coi deejay e gli speaker, che sono un ottimo caso di studio della lingua italiana, da cui si deduce anche il preoccupante livello della didattica nelle nostre scuole. Non capisco come alcune istituzioni culturali, che si ergono ancora come tutrici della lingua di Dante, facciano aggallare degli strafalcioni che nascono in ambiti come le radio per-i-più-ggiovani, magari seguite anche da madri e padri pendolareggianti.
Ora, non chiedo che tutti debbano conoscere almeno due lingue, chiedo di non dare un microfono o assumere un somaro. Se dici che mass midia è pronuncia corretta, vuol dire che anche tu qualche volta ragli. Almeno ai tempi della decadenza dell’Impero romano non un asino ma un cavallo di razza, il destriero Incitatus, il migliore della scuderia dell’imperatore Caligola, fu glorificato dall’imperatore, che lo elevò quasi alla carica di Console. Incitatus mangiava avena mista a oro (quando non partecipava ai banchetti di corte) e viveva in una stalla di marmo provvista di una mangiatoia d’avorio, era ricoperto da una coperta di porpora e portava un collare tempestato di gioielli (lo riferisce lo storico Svetonio). Oggi, Incitatus lavora alla radio ma non ha una mangiatoia d’avorio, bensì uno stipendio basico e un uditorio alquanto ampio, che purtroppo ama storpiare l’inglese e l’italiano. Riducendo gli errori di chi ha il microfono migliorerebbe qualcosa nel Bel Paese là dove il boh suona?
Dico questo anche perché ho letto un articolo di Guia Soncini sul fatto che in Scozia hanno fatto un censimento nel quale si chiedeva – tra l’altro – la provenienza etnica dei residenti. Ovviamente, usavano l’inglese, consci che il gaelico sarebbe stato fuori luogo. Ebbene, gli italiani che probabilmente avevano ancora residenza o erano nati a Roma hanno risposto che erano di Roma. Ignoravano poveretti che in inglese la città di Roma si chiama Rome, come Napoli si chiama Naples, eccetera. Ovviamente – ma questo è comprensibile, visto che la geografia non si insegna più – ignoravano anche che Roma non è l’Italia ma la sua capitale, mentre la loro identità etnica o nazionalità è “italiana”, non “romana”. Ovviamente, ignoravano anche che in inglese Roma significa Rom. Così molti italiani originari di Roma hanno messo la crocetta su Roma, qualificandosi così di appartenenza etnica Rom, cioè “gitani” o “zingari”, come li si definiva decenni fa. Ovviamente l’indagine statistica scozzese, con quel qui pro quo, è fallita.
di Paolo Della Sala