L’università di oggi: vista da studente

mercoledì 8 ottobre 2025


L’università è uno spazio di apprendimento, ma anche un luogo di crescita personale e sociale. È un luogo dove si possono maturare esperienze formative, dove la cultura in senso lato e la brama di conoscenza si intrecciano. Molti studenti, però, non sono sempre disposti a investire in questa scelta universitaria, perché molto spesso, dopo aver concluso il liceo, non hanno le idee ben chiare sulle aspettative per il proprio futuro. Purtroppo, sulla base della mia esperienza personale, la scuola italiana non dà molto spazio allo sviluppo delle competenze necessarie per uno studente che ha appena concluso il percorso scolastico. Si basa essenzialmente su una formazione nozionistica, trascurando lo spirito critico degli studenti. La scelta di una specifica facoltà universitaria richiede maturità in quanto è la scelta propedeutica e funzionale all’investimento nel proprio futuro. A tal proposito, tanti studenti non sono messi nelle condizioni di fare scelte consapevoli, soprattutto poiché un-a ragazzo-a di appena diciotto-diciannove anni non ha né gli strumenti né tantomeno la piena consapevolezza per poter prendere tale decisione.

A tal riguardo, sostengo fortemente che gli studenti debbano essere aiutati nella scelta di questo percorso e non essere abbandonati a sé stessi. Sarebbe utile consentire allo studente di poter fare un tirocinio (gli open day in tal senso non aiutano) all’interno dell’università, e accompagnarlo-a nella scelta del percorso di studi che più gli si addica. Negativo è stato l’impatto sulla vita degli studenti liceali del Covid-19, altro fattore che ha reso ancora più difficile la scelta universitaria. A causa di questo virus che tra il 2019 e il 2022 ha visto coinvolgere il mondo intero, gli studenti sono stati privati della loro libertà fondamentale: lo studio in presenza e la socialità con i compagni.

Inoltre, non essendo possibile frequentare il luogo fisico, quale è la scuola, molti ragazzi-e ne hanno fortemente risentito a livello psicologico. È risultato impossibile coltivare i rapporti sociali, poiché le “lezioni” si svolgevano dietro a uno schermo. Ciò, oltre a causare l’interruzione completa dei rapporti interpersonali, ha comportato anche un calo di apprendimento e, dunque, minor propensione allo studio da parte degli studenti. Un altro problema da non sottovalutare, che è emerso da studi recenti fatti sulle conseguenze della pandemia, sulle giovani menti dei nativi digitali, è stata la perdita di stimoli alla crescita professionale. La riduzione del numero di iscritti alle università è pertanto di fondamentale importanza per cercare di capire le motivazioni che spingono uno studente a prendersi un anno sabbatico o addirittura a non voler frequentare l’università. È quindi di tutta evidenza che sono numerose le cause che si celano dietro alle scelte di ogni ragazza-o, che, a mio avviso, deve essere supportato e aiutato nel suo percorso vitae.


di Maria Vittoria Borrelli Rizzo