Le Quattro Giornate di Napoli: un grido di libertà che risuona ancora

martedì 30 settembre 2025


Nel settembre del 1943, mentre l’Italia era dilaniata dalla guerra e l’armistizio aveva lasciato un vuoto di potere riempito dall’occupazione nazista, una città intera si levò in piedi, armata solo del proprio coraggio e della disperazione. Napoli, ferita dai bombardamenti e umiliata dall’occupazione, divenne il palcoscenico di un’insurrezione popolare che avrebbe scritto una delle pagine più eroiche e commoventi della nostra storia: le Quattro Giornate di Napoli.

IL PRELUDIO ALLA RIBELLIONE

Dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre, le truppe tedesche, già presenti sul territorio, iniziarono un’operazione di rastrellamento e repressione senza precedenti. Napoli, città strategica per la sua posizione portuale, divenne uno snodo cruciale per il transito e il controllo tedesco. La popolazione, già stremata dalla guerra e dalla fame, vide inasprirsi le condizioni di vita: coprifuoco, requisizioni, fucilazioni sommarie e il famigerato bando che imponeva la chiamata alle armi per tutti gli uomini tra i 18 e i 30 anni, con la minaccia di deportazione nei campi di lavoro tedeschi in caso di rifiuto. Era la scintilla che avrebbe innescato l’esplosione.

DAL CAOS ALL’ORGANIZZAZIONE: L’INSURREZIONE

Il 27 settembre 1943, la tensione accumulata esplose in una rivolta spontanea. La scintilla fu l’ennesimo tentativo di rastrellamento e la resistenza di alcuni cittadini. Ma ciò che sorprende delle Quattro Giornate non fu la mera ribellione, bensì la rapidità con cui si trasformò in una insurrezione organizzata e capillare. Senza una leadership politica o militare precostituita, furono i napoletani stessi – operai, studenti, donne, anziani, ragazzi – a prendere in mano il proprio destino.
Si formarono gruppi di Resistenza in ogni quartiere, armati di fucili sottratti ai tedeschi, bombe a mano, persino vecchie armi da caccia. I giovani, in particolare, si distinsero per il loro ardore e la loro incoscienza eroica. Basti pensare a Gennaro Capuozzo, un ragazzo di soli dodici anni, simbolo di quel coraggio fanciullo che non temette di affrontare il nemico con una bomba a mano.

I GIORNI DELLA BATTAGLIA

Le strade di Napoli si trasformarono in trincee. Ogni vicolo, ogni piazza divenne un campo di battaglia. I napoletani eressero barricate, tesero imboscate, attaccarono i presidi tedeschi. I combattimenti furono feroci e senza quartiere. I tedeschi, pur superiori in armamenti e addestramento, furono colti di sorpresa dalla determinazione e dalla capillarità della resistenza. Non era una battaglia campale, ma una guerriglia urbana che rendeva imprevedibile ogni scontro.

Il 28 e il 29 settembre videro l’intensificarsi degli scontri. I tedeschi risposero con una brutalità inaudita, compiendo rappresaglie e massacri contro la popolazione civile. Ma la volontà di resistere non si piegò. Anzi, la solidarietà tra i cittadini crebbe: le donne portavano cibo e munizioni ai combattenti, i medici curavano i feriti sotto il fuoco nemico, le campane delle chiese suonavano a martello per avvertire dei pericoli.
Il 30 settembre, dopo giorni di combattimenti incessanti, le truppe tedesche, fiaccate dalla Resistenza e con le vie di fuga compromesse, iniziarono a ritirarsi da Napoli. La città era libera, conquistata dai suoi stessi cittadini, prima dell'arrivo degli Alleati.

PERCHÉ RICORDARE OGGI?

Le Quattro Giornate di Napoli rappresentano un evento di straordinaria importanza storica e simbolica. Sono la dimostrazione che la libertà può essere conquistata con il coraggio e la determinazione del popolo, anche in assenza di una guida politica o militare. È la storia di una città che si rifiutò di soccombere, che scelse la dignità e la resistenza di fronte alla tirannia.
In un’epoca in cui la memoria storica sembra affievolirsi, ricordare le Quattro Giornate significa riaffermare il valore della libertà, della democrazia e della resistenza a ogni forma di oppressione. Significa riconoscere il sacrificio di migliaia di napoletani che, in un momento di buio profondo, seppero accendere una luce di speranza.

COSA RESTA DELLE QUATTRO GIORNATE?

Oggi, camminando per le vie di Napoli, si può ancora percepire l’eco di quella rivolta. I monumenti, le lapidi, i nomi delle strade ricordano gli eroi di quei giorni. Ma ciò che resta più di ogni altra cosa è l’esempio indelebile di un popolo che si unì per difendere la propria dignità. È una lezione di resilienza, di unità e di coraggio che continua a ispirare e a far riflettere. Le Quattro Giornate di Napoli non sono solo un capitolo del passato, ma un monito e un’ispirazione per il presente e il futuro, affinché la memoria non si perda e il grido di libertà di quei giorni risuoni per sempre.


di Alessandro Cucciolla