Rischi di cyberwar e l’informazione libera

giovedì 18 settembre 2025


È necessario sostenere il giornalismo. Ne sono convinte il presidente della Ue Ursula Van der Leyen e il capo del Governo italiano Giorgia Meloni. Il moltiplicarsi degli attacchi informatici, la richiesta di 15 miliardi di dollari avanzata dal Donald Trump nei confronti del New York Times e quattro giornalisti della testata, le vittime della Press nella Striscia di Gaza, il divieto per i reporter di raccontare quanto avviene nel Medio Oriente stanno portando all’attenzione dell’opinione pubblica operazioni e provvedimenti contro i media. Le nuove guerre non si fanno soltanto con le armi ma anche diffondendo su larga scala mondiale fake news e disinformazione. La difesa della sicurezza non basta più. Imperversano sui social profili hackerati con messaggi di richieste strampalate, con superamento di meccanismi di controllo, cambio illegale di e-mail. La società di Elon Musk, X sommersa di denunce e proteste. Non è facile districarsi nel mondo dei cyberattacchi e di strategie sofisticate come accaduto nel sito “mia moglie” e le immagini intime rubate al conduttore tivù Stefano De Martino, e le migliaia di filmati degli “spioni in camera da letto”.

L’offensiva degli hacker cinesi sta coinvolgendo il mercato web italiano. È stata scoperta dalle intelligence occidentali la più grande campagna di cyberspionaggio in 80 Paesi, con cellulari intercettati, da rubati a società di telecomunicazioni. In particolare, tre società cinesi operano dal 2019 sotto il controllo dell’esercito sfruttando la vulnerabilità dei sistemi. Nei giorni scorsi ha destato forte preoccupazione la prima intesa Usa-Cina in merito alla presenza negli Stati Uniti del social cinese TikTok, controllato dalla società ByteDance. Il problema è quello di garantire maggiore sicurezza agli oltre 170 milioni di utenti americani. I rischi non mancano per la cyberwar. Il problema per l’Europa è ridare centralità all’informazione indipendente e libera ha sostenuto nel suo discorso sull’Unione il presidente Ursula von der Leyern. Le sue affermazioni dedicate alla crisi dei media tradizionali e via Internet sono state accolte con favore da Andrea Riffeser, capo degli editori italiani e proprietario del gruppo Poligrafici.

Sul tavolo di Bruxelles è pronto un piano quinquennale per la resilienza dei media a sostegno del giornalismo indipendente e dell’alfabetizzazione mediatica attraverso un consistente bilancio comune di finanziamenti di oltre 8,6 miliardi di euro. Nei 27 Stati europei si è creata un deserto informativo che va coperto al fine che “i cittadini possano essere informati e fidarsi di ciò che leggono e ascoltano”. Quando i media vengono attaccati e neutralizzati con notizie false “viene meno la capacità di vigilare sulla corruzione e tutelare la democrazia”. Un piano quinquennale darebbe, secondo la Fieg, un carattere strutturale agli interventi per lo sviluppo, facilitando anche l’assunzione di giovani professionisti. E nel messaggio per i cinque anni di vita del quotidiano Domani (lasciato da Carlo De Benedetti a una Fondazione) il capo del Governo Meloni ha ribadito che “non possa esserci una vera democrazia in un contesto nel quale i cittadini non hanno la possibilità di accedere ad un’informazione libera e non condizionata. La libertà di stampa è un presupposto per qualsiasi sistema che voglia definirsi democratico”.


di Sergio Menicucci