venerdì 12 settembre 2025
Ad oggi l’Italia è considerato uno dei paesi con maggior numero di anziani al mondo. Solo a Roma l’indice di vecchiaia conta 184 anziani ogni 100 giovani, un fenomeno iniziato nel 1991, quando gli over 65enni hanno cominciato a superare di gran lunga i giovani. Negli anni si sono attuate una serie di politiche sociali per dare sostegno a una larga fetta di popolazione che ha bisogno non solo di assistenza sanitaria ma soprattutto di non sentirti abbandonata, di un luogo di ritrovo dove combattere il mostro peggiore di tutti: la solitudine.
A questo proposito la riforma del Terzo Settore attuata tramite il Decreto Legislativo 117/2017 e la legge delega 106/2016 ha riorganizzato il quadro normativo per gli enti del non profit definendo nuove categorie, un regime fiscale specifico e modalità di collaborazione con gli enti pubblici. Per un centro anziani, ciò significa che la sua eventuale iscrizione a una delle categorie previste nel Registro Unico nazionale del Terzo Settore (Runts), come ad esempio le Organizzazioni di volontariato (Odv) o le Associazioni di promozione sociale (Aps), lo sottopone alle nuove regole su trasparenza, gestione e benefici fiscali, promuovendo al contempo la sua funzione sociale.
Quindi i centri anziani che prima erano gestiti direttamente dal Comune, si stanno riformando per diventare Associazioni di Promozione Sociale (Aps), in linea con le nuove normative nazionali ed europee, per offrire attività ricreative, culturali e sociali ai cittadini over 65. L’iscrizione al Terzo Settore inoltre permette ai centri di accedere a bandi e finanziamenti dedicati, come quello recente di 450mila euro stanziato da Roma Capitale.
Ed è qui che – ovviamente – nasce l’intoppo. Con la delibera 103/2023 del Comune di Roma sul regolamento dei centri anziani si obbliga di fatto ad aprire una partita iva per partecipare al suddetto bando ad una realtà che è un servizio pubblico non remunerato per conto del Comune di Roma ma vive con le proprie quote sociali e dove la responsabilità (penale) è tutta sulle spalle del presidente eletto all’interno dell’Aps.
A questo proposito l’Assemblea Ate (Associazione Terza Età) che comprende circa 70 presidente dei Csaq (Centri Sociali Anziani) si è riunita a Roma il 10 settembre presso il Csaq/Aps L’Allegra Compagnia - Nino Manfredi, ed ha raccolto oltre 6000 firme per lanciare una petizione nei confronti del Comune di Roma, del sindaco Gualtieri, della presidente dell’Assemblea Capitolina Celli ed a tutti i capo gruppo del Consiglio Comunale per chiedere di sistemare queste criticità normative che impediscono alle Aps (soprattutto di periferia) a non rientrare nei canoni per poter partecipare ai bandi del Comune e continuare a vivere solo ed esclusivamente con i proventi dei propri iscritti.
Una situazione ingiusta e assurda reiterata nel tempo che ha sempre lo stesso comun denominatore: l’eccesso di burocrazia e l’accavallamento di leggi che cozzano tra loro.
E a rimetterci è la fetta più ampia e più bisognosa della nostra nazione: gli anziani.
di Valentina Diaconale