Il tifo di Ester

martedì 26 agosto 2025


Mia zia Ester, spirito lombardo trascinante, amava il Bologna per amore del marito, il quale ne era compostamente appassionato, e pure consigliere d’amministrazione. Erano gli anni di Giacomo Bulgarelli, Ezio Pascutti, Paride Tumburus, Francesco Janich e Romano Fogli. Insomma, dello scudetto vinto nello spareggio contro l’Inter, il 7 giugno del 1964, trofeo poi deposto sulla tomba del presidente Renato Dall’Ara. Il cui cuore era stato perfido al punto di abbandonarlo appena quattro giorni prima del trionfo, mentre, nello studio dell’amico-rivale Angelo Moratti, si accordava per quell’ultima, grande sfida. Come quasi tutte le signore-bene dell’epoca, e non solo di quella, Ester non aveva vocazione calcistica, ma lei ascoltava, elaborava, si faceva un’idea, anche se non sempre a fuoco, di situazioni che si creavano. Ed era passione pura quella che provocava in lei una vena polemica con ragionamenti dominati da due soli colori, il rosso e il blu. Nessuno ha mai pensato che nel mondo del calcio l’obiettività esista, se non in vaghe tracce. Ma lei batteva persino i tifosi della curva nell’ignorare qualsiasi colpa dei felsinei, attribuendo regolarmente all’avversario di turno falli fisicamente e territorialmente commessi dai suoi idoli.

Non sapeva, la zia Ester, di avere anticipato di una sessantina d’anni le illogiche di questo terzo millennio in cui l’obiettività e il sano senso critico, un tempo solo vacillanti, sono scomparsi definitivamente, per lasciare il posto a un tifo globale che esonera da qualsiasi ragionamento. E che non ha scusanti come passione sportiva e amore coniugale. Il meccanismo è digitale nel senso più gretto: si legge o, molto più spesso, si capta un concetto che, solo per empatia di superficie, ci arruola in una squadra immensa e del tutto eterogenea. Niente carta, siamo moderni: i veicoli sono social e dintorni, e non informano, mandano impulsi. Questi impulsi sprigionano, ad esempio, frequenze di vaghissima sinistra o destra e inducono i neo-frettolosi a schierarsi, escludendo qualsiasi riflessione o perplessità, tentennamenti inammissibili in una società che non ha tempo, è troppo impegnata a costruire un immenso nulla cosmico.

Dunque, schemi nebbiosamente politici. Ad esempio, sinistra con i palestinesi, destra con Benjamin Netanyahu, e non importa inquadrare lo scenario mediorientale. Non importa neppure se otto persone su dieci pensano che Hamas sia una persona fisica, non sanno che cosa sia la Cisgiordania, ignorano dove sia Gaza e perché una terra così piccola e povera inneschi conflitti periodici che coinvolgono il mondo intero. Si scelgono squadre e loro leader: con Bibi ci sono il coach Donald Trump e qualche politicante nostrano che ha capito dove prendere voti. Con la Palestina Francesca Paola Albanese, eroina coraggiosissima per gli uni, mentitrice seriale per gli altri. Qualunque azione è ottima o pessima, a seconda che la compia o no la parte che si è scelta, come in un Risiko da tavolo. Questo fa guadagnare tempo e, a lungo andare, fa sentire tutti esperti di quello che ignorano totalmente.

Ci sono poi i soloni, alcuni di razza, da una parte e dall’altra, gente che dopo tanti scudetti accetta di giocare con gli ammogliati contro gli scapoli. Riempiono l’aria di paolomielate o di savianate eterodirette, e servono a dare spessore, in un mondo troppo efficiente e veloce per lasciare il tempo di studiacchiare. Dunque, giudicare quello che si ignora: non importa informarsi, meno ancora approfondire. Non serve, siamo diventati tutti geni dell’intuizione, lo studio è roba di altri tempi, le obiezioni ci relegherebbero nell’inferno degli indecisi, girone degli emarginati. Così i tuttologi vanno in paradiso, perché ora ogni cosa è intuitiva. Il Muro è caduto nel 1989, dunque, la distanza politica, reale, fra destra e sinistra, si è assottigliata al punto che da nemiche fisiche sono diventate come due squadre di videogiochi. O due gruppetti di contendenti da salotto che discutono in attesa che si raffreddi il .

Diventiamo tutti poeti, parliamo per paesaggi mentali. Il caldo è di sinistra, il freddo e la pioggia sono di destra. Si nega anche e soprattutto l’evidenza, ma non ci si pone neppure il problema di verificare i criteri. Il mondo sprofonda per il consumismo industriale alle stelle, ma nessuno verifica se gli implacabili gretinisti, per dare il buon esempio, vivano da asceti. Tutti scienziati quando parliamo del nucleare, argomentino che ci lascia liberi di ignorare la differenza fra bomba atomica e centrale elettrica. Gli immigrati sono tutti da cacciare, però Ahmed, lui no. Mi aiuta, il mio giardino è perfetto, è un bravo ragazzo. L’unico. Su milioni. Gli altri, tutti a mare. Diventiamo geni della soluzione immediata, e sempre azzeccata. Ma non su un quiz, siamo le signore Longari delle crisi planetarie.

Carta o contanti, ma non sappiamo nulla di macroeconomia, ci esprimiamo a seconda di come ci viene comoda l’estrazione dal portafogli. Sullo stesso tono si dibatte l’eutanasia, pochi secondi per esprimersi, tanto, la vita non è la nostra. E quando il mondo non sforna grandi temi per troppi giorni, ecco che geniali inventori online ci tengono in esercizio. E pubblicano sul web utilissime liste di argomenti importanti e impellenti su cui dibattere. Uno la mette giù dura sul lavarsi i denti prima o dopo colazione: presto, esprimetevi… stop. Perché ora veniamo a temi caldi: immergere patatine fritte in un milkshake crea una delizia o configura un reato penale? Non è uno scherzo, cercatelo, lo troverete.

Certo, sulle tematiche (tema è parola restrittiva) più scottanti dobbiamo sfornare prontamente le soluzioni degli esperti, non certo negli argomenti in questione. Così, cantanti sentenziano di epidemiologia, sportivi sulla geopolitica in tempi di guerra e, per quanto riguarda, ad esempio, viaggi e vacanze, non si sa a chi chiedere lumi. Dopo che per anni si è parlato di overtourism dal monte Fujii fino ad Abbiategrasso, improvvisamente, da un giorno all’altro, si scoprono spiagge vuote in Adriatico, poi sul Tirreno. Infine, dovunque, mari snobbati, montagne senza bipedi che pascolano, città d’arte in cui sembra che Michelangelo non interessi neppure ai Giapponesi.

Urge dunque una soluzione, convocate l’esperto. E spunta il simpatico Alessandro Gassman, il quale sul Corriere della Sera/Novella rivela che forse si è esagerato con i prezzi e lancia un appello disperato agli ombrellonisti d’oro. Tutti attendono che chiami la polizia, ma nessuno si sofferma sul termine rivelare, usato due righe fa: è uno dei tanti trucchetti da due soldi per far assurgere il nulla assoluto a notiziona. Sul web troverete spesso un vip o un nessunissimo che rivela una non-notizia, o magari un concetto che tutti conoscevano, a cui solo il verbo usato conferisce un significato importante, quasi mistico. Come, ad esempio, la certezza che a Mahamoud piace la Carbonara. E dormiremo sereni.

Cara zia, non sentirti in colpa: sullo Stadio Dall’Ara c’è scritto “Il Bologna è una fede”, prova che tutto questo terremoto non l’hai scatenato tu, che in qualcosa  credevi.


di Gian Stefano Spoto