giovedì 3 luglio 2025
“Meteo: siamo alla vigilia di un caldo mostruoso”. Recita la manchette dai toni quasi fantozziani. Come tutti gli anni, con racchettoni da spiaggia e grattachecche, arriva il solito allarme sul record delle temperature, mai così estremo, da epoche geologiche. I cambiamenti climatici sono diventati capro espiatorio e profezia di ogni presente e futura piaga: dall’estinzione del muflone sardo, alla maionese impazzita. Ogni tanto la balla è talmente grossa che non sopravvive alle pernacchie dei, sempre meno pazienti, utenti dell’informazione: eh no, l’insegna delle Generali, sulla torre Hadid, non si è sciolta per il troppo caldo, ma semplicemente per difetto di manutenzione. Questo incidente di percorso sulla monolitica narrazione climatica (ma poi, non dicevano che non bisogna confondere meteo con clima?) non scoraggia le orde di autoproclamati esperti-profeti, che hanno già proclamato la data della estinzione della vita, scadenzata e catalogata, specie per specie, come la data sul vasetto di uno yogurt (n.b.: da oltre 50 anni tutti gli ultimatum alla Terra sono, inesorabilmente, decorsi senza la vaticinata Armageddon).
Ma l’Europa ribolle, ce lo assicurano i docenti del “cambiamento climatico antropico”. Dogma scientifico mai smentito perché impermeabile a dubbi e critiche. Sul Corriere della Sera di ieri, un esperto di “filosofia dell’evoluzione” ci dice che “nell’ambiente stressato da condizioni anomale, la regolazione dei geni è sfalsata” (sic!). “Antò, fa caldo”, era il refrain di una celebre pubblicità di qualche decennio fa. Come scriveva Giacomo Leopardi nello Zibaldone: “Le stagioni non sono più quelle di una volta”. Ma noi continuiamo a leggere, tra racchettoni da spiaggia e grattachecche, queste infauste premonizioni come ci piace assistere a B-movies di squali che piovono dal cielo. Così non ci stupiremo (ma poi neanche tanto) quando, a breve, qualcuno proporrà un vaccino contro il caldo. Tanto ormai siamo assuefatti a tutto.
di Raffaello Savarese