sabato 28 giugno 2025
Napoli. Un sovrintendente del Corpo di Polizia penitenziaria di 58 anni si è tolto la vita sparandosi, presumibilmente con l’arma d’ordinanza nel parcheggio della Casa circondariale di Secondigliano.
È il terzo operatore che dall’inizio dell’anno si suicida, oltre i 36 detenuti “ufficiali” dall’inizio dell’anno: segno evidente di una situazione carceraria che porta allo stremo. Con 16mila detenuti in eccesso e 18mila agenti mancanti i carichi di lavoro sono insostenibili e le turnazioni di servizio si protraggono sino a 26 ore continuative; inoltre il lavoro straordinario non viene pagato o viene remunerato meno dell’ordinario, dunque un vero e proprio caporalato di Stato.
Molteplici le ragioni che possono aver provocato il suicidio del sovrintendente. Dovrebbe comunque far riflettere (e di conseguenza agire e intervenire), il contesto in cui il suicidio è avvenuto: il carcere, con tutto il suo “corollario” di violenze, suicidi, tentati suicidi, atti autolesionistici e molto altro.
Ancora una volta: dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.
di Valter Vecellio