martedì 17 giugno 2025
Ma che c’azzeccano i partigiani con Jeff Bezos? Le proteste contro il matrimonio del magnate di Amazon, che ha scelto Venezia per coronare il suo sogno d’amore, crescono e assumono caratteri paradossali.
Uno degli uomini più ricchi del mondo ha scelto la città più romantica del mondo per il fatidico sì, in una due giorni – tra il 27 e 28 giugno, ultime date ufficiali – che prevede l’arrivo di oltre 200 vip da tutto il globo, ventisette cambi d’abito per la futura sposa, 30 taxi acquei prenotati (praticamente tutti quelli esistenti a Venezia), i cinque stelle più lussuosi della città riservati agli ospiti delle nozze da sogno (Gritti Palace, Hotel Danieli, Aman Venice, Belmond Hotel Cipriani e The St. Regis Venis) e cinque mega yacht ormeggiati lungo il Bacino di San Marco.
“No Space for Bezos” è la risposta della neonata piattaforma creata con lo scopo di opporsi attraverso azioni dimostrative alle nozze tra il proprietario di Amazon e la sua compagna Lauren Sánchez, ex giornalista e pilota di elicotteri, fondatrice della compagnia Black Ops Aviation.
A capo della contestazione c’è Tommaso Cacciari, nipote dell’ex sindaco Massimo Cacciari, che tramite il Comitato “No Grandi Navi” del quale fa parte, ha lanciato una sorta di propaganda difensiva nei confronti della sua città coinvolgendo realtà come l’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Sezione “Sette Martiri”, il Centro sociale Rivolta di Marghera, gli ambientalisti di Extinction Rebellion. Tutti uniti con un unico scopo: “Daremo fastidio il più possibile – ha dichiarato Cacciari nipote – Impediremo l’accesso alla chiesa via mare con gonfiabili e barche, via terra con i nostri corpi. E non avremo problemi a violare la zona rossa, se mai ci fosse”.
Una vera e propria strategia di boicottaggio con tanto di specifica su come creare disagio e violare l’eventuale zona rossa vista la scelta del sindaco Brugaro di mettere a disposizione la Chiesa dell’Abbazia della Misericordia per il matrimonio, chiesa geograficamente situata nel cuore della città, all’incrocio tra cinque canali. “Se anche dovessero istituire una zona rossa ‒ annuncia Alice Bazzoli del Laboratorio occupato Morion che ha aderito a “No Space for Bezos” ‒ noi avremmo comunque libero accesso a 200 metri di distanza”.
In soldoni, un matrimonio da 30 milioni che porterebbe un introito gigantesco alla città di Venezia, coinvolgendo le diverse attività commerciali della laguna, una pubblicità “gratuita” infinita (nel mondo dei social, oggi, un selfie del clan Kardashian a piazza San Marco che eco avrebbe?), un risalto mediatico mondiale in quella che viene considerata la perla del turismo nostrano, e che vive di turismo (in questo caso invasa da 200 ospiti invece che dai 150mila turisti che ogni giorno assaltano le gondole e le minuscole vie tra i canali) viene strumentalizzato per dire “no al capitalismo”, “no ai soldi”, “no a Jeff Bezos” e già che ci siamo “no a Trump” tirato in ballo da Luca Casarini, ex leader dei Disobbedienti e oggi capo missione di Mediterranea che ha dichiarato come la scelta di Venezia sia “un modo così volgare di ostentare i trilioni del tuo deposito, come Paperon de Paperoni, per farlo vedere a Trump al quale ti sei prostrato in cerca di approvazione”.
E in mezzo ci si mettono pure i partigiani con l’Anpi “Sette Martiri” che aderiscono alla protesta e concordano con le dichiarazioni di Tommaso Cacciari: “Gli manderemo la torta nuziale di traverso”.
Alla faccia dell’accoglienza.
di Maria Celeste Meschini