venerdì 16 maggio 2025
Papa Leone XIV invoca l’uso di “linguaggi nuovi per toccare il cuore degli studenti”. È un monito che il nuovo pontefice ha pronunciato ieri nel corso dell’udienza ai Fratelli delle scuole cristiane. A suo avviso, nel rapporto e nell’educazione dei giovani ci sono anche oggi “ostacoli da affrontare”. Robert Francis Prevost ha parlato di “isolamento che provoca dilaganti modelli relazionali sempre più improntati a superficialità, individualismo e instabilità affettiva; alla diffusione di schemi di pensiero indeboliti dal relativismo; al prevalere di ritmi e stili di vita in cui non c’è abbastanza posto per l’ascolto, la riflessione e il dialogo, a scuola, in famiglia, a volte tra gli stessi coetanei, con la solitudine che ne deriva”. I giovani sanno fare “cose meravigliose” ma hanno “bisogno di aiuto”. “Quali sono, nel mondo giovanile dei nostri giorni, le sfide più urgenti da affrontare? Quali i valori da promuovere? Quali le risorse su cui contare? I giovani del nostro tempo, come quelli di ogni epoca, sono un vulcano di vita – ha sottolineato Leone XIV – di energie, di sentimenti, di idee. Lo si vede dalle cose meravigliose che sanno fare, in tanti campi. Hanno però anche loro bisogno di aiuto, per far crescere in armonia tanta ricchezza e per superare ciò che, pur in modo diverso rispetto al passato, ne può ancora impedire il sano sviluppo”.
Se, ad esempio, nel diciassettesimo secolo, quando appunto nacquero le scuole lasalliane che erano rivolte ai ragazzi più poveri, “l’uso della lingua latina era per molti una barriera comunicativa insuperabile, oggi ci sono altri ostacoli da affrontare”. Il mondo dell’educazione deve sperimentare modelli espressivi inediti. “Si tratta di sfide impegnative, di cui però anche noi, come San Giovanni Battista de La Salle, possiamo fare altrettanti trampolini di lancio per esplorare vie, elaborare strumenti e adottare linguaggi nuovi, con cui continuare a toccare il cuore degli allievi, aiutandoli e spronandoli ad affrontare con coraggio – rimarcato Leone XIV – ogni ostacolo per dare nella vita il meglio di sé, secondo i disegni di Dio”. Il Papa si è congratulato con la rete dei lasalliani per la formazione degli insegnanti: “È lodevole, in questo senso, l’attenzione che ponete, nelle vostre scuole, alla formazione dei docenti e alla realizzazione di comunità educanti in cui lo sforzo didattico è arricchito dall’apporto di tutti”.
Intanto, avanza un’ipotesi di grande rilevanza politica. “Un faccia a faccia tra Papa Leone XIV e il vicepresidente J. D. Vance? Non lo so, il problema è che ci sono tante delegazioni, i tempi sono molto stretti e quindi si tratterà di vedere se c’è spazio, il protocollo sta lavorando non ho notizie dell’ultimo minuto”. Lo dice oggi un illustre “papabile” il segretario di Stato Vaticano il cardinale Pietro Parolin interpellato dai giornalisti in proposito a margine di un evento della fondazione Centesimus Annus. Frattanto, un altro “papabile”, il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, torna a parlare dell’eredità di Papa Bergoglio, del collegio cardinalizio e del nuovo pontefice. “Francesco, il Conclave e ora Papa Leone XIV ci lasciano tanto senso di responsabilità, ci indicano una strada, ci chiedono di guardare al futuro. Il Conclave ha disegnato una Chiesa che abbraccia tutti: pensate ai cardinali che venivano da luoghi diversissimi, dall’Oceania all’Africa fino alla Mongolia. Eppure questa diversità ha rivelato unità, unità forte, ha dimostrato che serve la squadra e questo è stato oggettivamente segnato dalla rapidità del Conclave”.
Lo afferma Matteo Maria Zuppi, intervistato da QN. Poi sottolinea: “Francesco ci ha lasciato la dimensione di una Chiesa vicina: ha sempre voluto manifestare alla gente, pensiamo alla benedizione Urbi et Orbi di Pasqua, pensiamo a cosa significa davvero stare in mezzo alla gente, cosa rappresenta la protezione di un bambino, cosa rappresenta una carezza”. E, intervistato dalla Stampa, parla del Bologna che ha vinto la Coppa Italia. “È una vittoria che va ben oltre il calcio. È una parabola della vita. Innanzitutto perché mostra il potere dello sport di unire le persone, di renderle più vicine, più umane. Lo sport, quello vero, ha questa capacità: ci insegna a partecipare, a capire l’altro, a farci parte di una storia più grande”. Quanto alla speranza di molti che diventasse papa dice: “Io mai l’ho sperato. E ribadisco: prima deve vincere lo scudetto il Bologna”.
di Mino Tebaldi