martedì 6 maggio 2025
La formula è nota. Anzi, storica: Extra omnes, fuori tutti. Dà il via ufficiale al Conclave. Sarà pronunciata domani alle 16.30 dal maestro delle cerimonie, monsignor Diego Ravelli. A quel punto sarà decreta la chiusura a chiave, Cum clave della Cappella Sistina. A partire dal quel momento i 133 cardinali elettori saranno isolati dal resto del mondo fino alla scelta del nuovo papa. Il Conclave è regolato dalla Costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis”, emanata da Giovanni Paolo II nel 1996 e modificata da Benedetto XVI nel 2013. Ad eleggere il papa sono i cardinali che non hanno ancora compiuto ottant’anni. Il limite di età è stato messo nel 1996. Prima del Conclave, i cardinali si riuniscono nelle Congregazioni generali: sono riunioni preparatorie in cui i prelati esprimono le proprie opinioni sui problemi principali della chiesa. I prelati prima e durante il conclave sono sistemati a Santa Marta, l’albergo-residenza voluto da Giovanni Paolo II nel 2005. Tra Santa Marta e la Cappella Sistina, dove si tengono le votazioni, c’è più di un chilometro, coperto con navette. Il personale che lavora a Santa Marta e alla Sistina deve giurare di mantenere il segreto su tutto quello che vede e sente, pena la scomunica.
I riti cominceranno la mattina alle 10 con la messa, nella basilica di San Pietro, Pro Eligendo Romano Pontifice che sarà presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re. Una celebrazione in cui il decano pregherà con queste parole: “Tutta la Chiesa, unita a noi nella preghiera, invoca costantemente la grazia dello Spirito Santo, perché sia eletto da noi un degno Pastore di tutto il gregge di Cristo”. L’ingresso nella Cappella dipinta da Michelangelo avverrà nel pomeriggio. Alle 16.15 i porporati si ritroveranno nella Cappella Paolina, alla Prima Loggia del Palazzo Apostolico Vaticano, da dove partirà la processione. I cardinali di rito latino indosseranno la veste rossa con la fascia, il rocchetto, la mozzetta, la croce pettorale con cordone rosso e oro, l’anello, lo zucchetto e la berretta; i cardinali delle Chiese orientali indosseranno l’abito corale previsto dal proprio rito. Dalla Cappella Paolina, cantando le Litanie dei Santi, i cardinali elettori si dirigeranno in processione verso la Cappella Sistina dove, dopo il canto del Veni Creator, l’invocazione allo Spirito Santo – è lui secondo la tradizione cattolica a scegliere il nuovo Papa – pronunceranno il giuramento prescritto.
Dopo l’Extra omnes, i cardinali elettori ascolteranno poi la catechesi del cardinale Raniero Cantalamessa, per 40 anni predicatore della Casa Pontificia. Terminato il suo intervento il cardinale Cantalamessa (che non è tra gli elettori) lascerà, assieme all’arcivescovo Diego Giovanni Ravelli la Sistina e i cardinali faranno la prima delle votazioni. A presiedere il conclave sarà il cardinale Pietro Parolin, in assenza del decano, il cardinale Re che ha 91 anni. Sarà dunque Parolin a chiedere a tutti i cardinali se si possa procedere subito con la prima votazione o se occorra ancora chiarire dubbi circa le norme e le modalità stabilite. Se a giudizio della maggioranza degli elettori nulla impedisce che si proceda alle operazioni si passerà allora al primo scrutinio già nel pomeriggio di domani. Sarà dunque proprio mercoledì il giorno della prima fumata, che, a meno di sorprese dell’ultimo momento, dovrebbe essere nera, ovvero dovrebbe servire a testare gli orientamenti del collegio cardinalizio.
Per tutta la durata del conclave, i cardinali non possono comunicare in alcun modo con l’esterno, e non possono neppure leggere giornali o guardare la tivù. Un Conclave dura in media da due a cinque giorni. Il voto è a scrutinio segreto, su scheda cartacea. Il primo giorno c’è una votazione, i giorni successivi due al mattino e due al pomeriggio. Per eleggere il papa, servono i suffragi dei due terzi degli elettori presenti e votanti. Nella scheda va scritto un solo nome, pena la nullità. Se non si raggiungono i due terzi, le schede vengono forate e legate con un nastro. Due volte al giorno, al mattino e al pomeriggio, vengono bruciate nella stufa installata alla Sistina, con un colorante che dà una fumata nera (perclorato di potassio, antracene e zolfo). Se il candidato riceve almeno i due terzi delle preferenze, il decano gli chiede in latino “accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice”. Alla risposta affermativa, il decano chiede, sempre in latino, “con quale nome vuoi essere chiamato?”. L’eletto risponde “Vocabor” (sarò chiamato) e il nome, con il relativo numero.
Dopo l’accettazione, le schede vengono bruciate nella stufa con un colorante che dà una fumata bianca (clorato di potassio, lattosio e colofonia). Il nuovo papa intanto si ritira nella sacrestia della Sistina, detta “Stanza delle lacrime”, perché lì spesso i neoeletti cedono all’emozione. Qui trova tre abiti talari bianchi di misure diverse, e indossa quello più adatto a lui. Dopo la vestizione, il papa siede sulla cattedra della Sistina, legge un passo del Vangelo di Matteo sul magistero petrino, e riceve l’omaggio dei cardinali. Poi, il cardinale protodiacono (Dominique Mamberti) si affaccia alla loggia centrale di San Pietro e pronuncia l’Habemus papam, con il nome del neoeletto. Subito dopo, il pontefice appare sulla loggia e impartisce la benedizione Urbi et Orbi (a Roma e al mondo). Frattanto, il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni parla del caso del cardinale keniano John Njue che afferma di essere stato escluso dal Conclave. “I cardinali elettori – afferma – sono ammessi de iure in Conclave, non è necessario un invito. In alcuni casi viene fatta una verifica, dal cardinale decano attraverso la Nunziatura. In questo caso è stata fatta ed è stato risposto negativamente”, ovvero che il cardinale non sarebbe arrivato a Roma per motivi di salute.
di Mino Tebaldi