lunedì 28 aprile 2025
Ogni Conclave è caratterizzato da contingenze sociali e comunicative che lo rendono unico. Quello che nel 1963 ha portato all’elezione di Paolo VI (l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini) si svolse nel bel mezzo del Concilio Vaticano II e fu il primo ad essere trasmesso in televisione. Quello del 2013 – che ha eletto Papa Francesco – avveniva in seguito alle prime dimissioni moderne di un pontefice e ha avuto un discreto seguito social. Il Conclave che probabilmente si terrà la settimana prossima è senza dubbio il primo social Conclave, con centinaia di video che quotidianamente spuntano su Instagram e TikTok e che puntano a sostenere qualche porporato pop (ma non necessariamente). Molti dei cardinali che entreranno nella Cappella Sistina sono – senza voler esagerare, e a loro insaputa – star dei social. Penso al romano Matteo Maria Zuppi, presidente Cei e arcivescovo di Bologna, prete di strada che gira in bicicletta, figura progressista molto vicina a Bergoglio. I giovani impazziscono per lui e aprendo TikTok spuntano parecchi video del simpatico porporato. Ho visto Zuppi prendere la metropolitana (come tra l’altro faceva Francesco quando era a Buenos Aires), partecipare a divertenti interviste, sfrecciare in bici per le strade di Bologna.
Un altro cardinale protagonista sui social è Luis Antonio Tagle: berretta cardinalizia imposta da Benedetto XVI, il filippino è stato per anni arcivescovo di Manila e attualmente è prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione. Tagle è quello che in gergo si chiama papa rosso, per via dell’importante carica curiale che occupa. Giusto ieri ho visto il giovane porporato – 68 anni da compiere a giugno – cantare Imagine di John Lennon. Il fatto che un papabile (tra l’altro: papabile per chi? Per i giornalisti? Per i tiktoker? O per lo Spirito Santo?) intoni una canzone che chiaramente riflette sull’ateismo e sulla necessità di abbattere le barriere ideologiche (e quindi religiose), non sembra però un buon punto di partenza. Nel passato (intendo fino al 2013) qualche porporato che spingeva per succedere a Pietro magari veniva esortato a fare marcia indietro per qualche scaldalo o qualche dichiarazione scomoda: adesso sarà forse una “canzone inopportuna” a bruciare la candidatura di Tagle? La mia è una provocazione. Ma è inevitabile che possa venire proprio dai social qualche elemento a favore (o a sfavore) di un papabile. Chi partecipa al Conclave non può introdurre telefoni o altri dispositivi tecnologici: sarebbe stato comico e grottesco tra una preghiera, uno sguardo al Giudizio universale, una rapida conta dei sostenitori, un’occhiata a TikTok per captare qualche segnale dal popolo (di Dio) social. “Facciamo salire Zuppi perché è uscito un video mentre parla con una famiglia arcobaleno”, “convergiamo su quest’altro perché su Instagram è quello più apprezzato”. Sono frasi da cripto-Conclave 3.0. Non si può negare che in passato qualche elezione abbia portato al soglio pontificio persone più simpatiche al popolo che non al collegio cardinalizio.
Forse potrebbe essere stato così proprio per Bergoglio: moltissimi non lo conoscevano, ma è probabile che i cardinali abbiano guardato a lui proprio perché orientati a una persona in prospettiva più spendibile nel mondo dei social e della comunicazione. Di fatto, da questo punto di vista, hanno scelto sin troppo bene. Anche se meno presente “fisicamente” sui social, un porporato di cui si parla spesso tra i commenti di molti video sui papabili è il conservatore africano Robert Sarah. Sembra che da una parte ci sia lui e dall’altra parte tutto il resto. Sarah vs il resto del collegio cardinalizio (almeno quello moderato e progressista). Il porporato guineano, noto per le sue rigide posizioni etiche e dottrinali, già prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, purtroppo ha già 79 anni e questo lo esclude, diciamo al 95 per cento, dall’elezione. Sembra che si punti a una persona tra i 65 e i 70 anni. Un’età che garantisca almeno qualche anno di intensa attività e al tempo stesso una certa esperienza (che sia pastorale, curiale o diplomatica). E questo esclude quasi sicuramente l’africano dalla corsa al Governo pontificale. Sarebbe, in ogni caso, troppo difficile eleggere una persona all’opposto del predecessore.
Il Conclave ha eletto spesso pontefici prima conservatori e poi progressisti (o moderati), ma l’elezione di Sarah dopo Jorge Mario Bergoglio sarebbe tra l’altro un segnale di squilibrio. Non che la Chiesa se la passi bene, ma così sarebbe troppo. E se qualcuno pensa a Benedetto XVI e a Francesco come troppo distanti, si sbaglia. Joseph Aloisius Ratzinger era meno conservatore di quanto si pensi e Bergoglio meno moderato di quanto qualcuno voglia ammettere. Avevano distanze effettive sul piano teologico, su quello liturgico, su quello comunicativo: ma ridurre il primo a un papato tradizionalista e il secondo a un papato progressista è tremendamente sbagliato. Questo per dire che il prossimo pontefice non dovrà necessariamente essere un riflesso di Francesco. In ogni caso, sarà un papa che troverà sempre più spazio nei social. Francesco ha fatto diverse live social dalla Domus Santa Marta insieme a qualche sacerdote. Il prossimo papa avrà TikTok? Sarà un evangelizzatore 2.0? Lo vedremo tra qualche mese.
di Enrico Laurito