mercoledì 23 aprile 2025
Con la dipartita di Papa Francesco si può formalmente aprire la corsa per la successione al Soglio di Pietro. Tra i tanti nomi dei papabili successori di Bergoglio che già da diverse ore si rincorrono in vista del Conclave, ve ne sono quattro, in particolare, su cui vale la pena compiere qualche riflessione. Il primo nome non può che essere quello di Pietro Parolin. Il Segretario di Stato vaticano è stato una figura chiave durante tutto il pontificato di Francesco. Diplomatico raffinato, moderato, stimato trasversalmente per il suo equilibrio e la sua discrezione, possiede una grandissima conoscenza degli equilibri interni alla Curia. La sua eventuale elezione potrebbe rappresentare il giusto compromesso per arrivare a una fumata bianca in tempi brevi, trattandosi di una scelta di continuità, pur non essendo Parolin un bergogliano di stretta osservanza, vista anche la sua diversa sobrietà dottrinale rispetto al pontefice appena scomparso.
Chi invece rappresenterebbe il perfetto successore di Papa Bergoglio è senza dubbio Luis Antonio Tagle, il cardinale filippino, già arcivescovo di Manila, acclamato come il “Francesco asiatico”. Uomo di grande carisma e impegnato nell’evangelizzazione, Tagle è un progressista “puro” molto vicino alla sensibilità del pontefice appena scomparso. La sua elezione sarebbe pertanto in perfetta continuità con il papato appena concluso, e rappresenterebbe al contempo una decisione storica, trattandosi del primo papa asiatico e del profilo in assoluto più indicato per cercare di diffondere il seme del cattolicesimo anche nell’Asia più profonda.
Un profilo diametralmente opposto rispetto a quello di Luis Antonio Tagle è invece quello del cardinale ungherese Peter Erdö, arcivescovo di Budapest. Conservatore colto e dotato di grande intelletto, cresciuto sotto la ferocia del comunismo sovietico, Erdö ha un approccio marcatamente pro-life, si oppone fermamente al celibato facoltativo per i sacerdoti e all’accettazione delle unioni omosessuali. Il cardinale ungherese possiede, inoltre, una grande sensibilità verso il fenomeno della scristianizzazione dell’Occidente e gode di una buonissima reputazione all’interno della Curia. La sua figura potrebbe risultare determinante nella ricerca dell’equilibrio perduto tra est e ovest.
Da attenzionare in chiave di una forte apertura verso il sud del mondo è infine il profilo del cardinale congolese Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa. Di orientamento francescano, ma lontano anni luce dalle idee di Bergoglio, Besungu sarebbe il primo papa nero e di origine africane, ma farebbe certamente contenta l’ala più conservatrice del Clero, viste anche le sue posizioni pro-famiglia e nettamente contrarie all’apertura alle unioni omosessuali. Una sua elezione risulta tuttavia poco probabile a causa della forte preponderanza di cardinali progressisti e riformisti nominati nel corso del pontificato di Francesco. Per gli stessi motivi “numerici”, appare poco probabile, almeno al momento, anche l’elezione del conservatore ungherese Erdö.
Chi invece avrebbe molte più chances di trovare in Conclave i numeri necessari per raccogliere l’eredità di Francesco sono senz’altro i primi due cardinali citati, Parolin e Tagle, con il primo che, per tutta una serie di ragioni, dovrebbe essere il leggero vantaggio sul secondo. Intanto, per le sue spiccate capacità diplomatiche, fondamentali per favorire un dialogo in un’ottica di pace e stabilità nel vecchio continente. Dopodiché, per la profonda conoscenza degli equilibri interni alla Curia romana, caratteristica che lo differenzia molto da Tagle, che, al contrario, risulta poco inserito negli ambienti vaticani. Infine, per la sua maggiore predisposizione a fare sintesi tra l’ala progressista, oggigiorno maggioritaria in Conclave, e quella moderata, i cui voti risulteranno determinanti per l’elezione del successore di Francesco.
di Salvatore Di Bartolo