giovedì 10 aprile 2025
Medicina a Km 0
Medicina a Km 0 questa settimana ospita il dottor Bruno Calabrese, criminologo e psicologo forense. Nel video all’interno di questo articolo parliamo di femminicidi. Circa 150 casi all’anno in Italia, fanno 600 omicidi negli ultimi quattro anni. Significa che in Italia circa ogni due giorni una donna viene uccisa. I numeri nel mondo sono da genocidio.
Durante la pandemia da Covid il numero di omicidi è diminuito, ma sono aumentati gli omicidi di donne da parte dei compagni, mariti o ex. Una delle motivazioni più frequenti è l’incapacità dell’uomo di sopportare la separazione, la fine della coppia. Nel 2024, dei 321 omicidi commessi in Italia, secondo i dati del Ministero dell’Interno, 113 morti violente hanno riguardato donne: di queste, 61 sono state uccise da partner o ex e 38 in ambito familiare. Sara Campanella e Ilaria Sula sono rispettivamente la decima ed undicesima vittima del 2025, stroncate dalla mano omicida di giovani maschi insicuri, “troppo taciturni e solitari”, come li ha definiti Calabrese.
Se nella donna vittima di violenza è possibile riconoscere i sintomi psicologici: paura, confusione, stati d’ansia, stress, attacchi di panico, depressione, insonnia, perdita di autostima, agitazione, auto-colpevolizzazione, nella violenza di genere i segnali più frequenti sono l’estrema gelosia, la possessività, il controllo, l’isolamento, gli atteggiamenti svalutanti, il vittimismo, l’accelerazione delle fasi della relazione.
Il dottor Calabrese spiega anche perché, secondo lui, un uomo violento non può cambiare. A meno che non intervenga una buona motivazione che spinge il soggetto al cambiamento, come un evento traumatico. In qualsiasi caso, anche non chiaro, bisogna confrontarsi con i genitori, se si tratta di giovani donne ancora dipendenti dalla famiglia, e con le autorità.
L’ammonizione è uno degli strumenti per tenere sotto la lente d’ingrandimento maschi giovani e non che hanno superato il limite, per passare poi alle denunce e ai provvedimenti del pm nei confronti dell’autore del reato. Parlarne con gli amici non è sufficiente. Pensare di gestire da sole il problema è lecito, ma può solo aggravare la situazione. Che le donne denuncino, sempre e in ogni caso, di essere stalkerate o violate. Altro aspetto fondamentale: sosteniamo e crediamo alle vittime.
di Vanessa Seffer