giovedì 10 aprile 2025
L’amianto è un minerale fibroso noto per le sue proprietà isolanti e resistenti al calore, utilizzato ampiamente nel settore delle costruzioni e delle industrie fino agli anni Ottanta. Tuttavia, il suo impiego ha comportato gravi conseguenze per l’ambiente e la salute umana. Dal punto di vista ambientale, l’amianto rappresenta una minaccia significativa. La sua dispersione nell’aria, nel suolo e nelle acque può avvenire attraverso l’erosione naturale, le demolizioni non controllate o il deterioramento di materiali contenenti l’amianto stesso. Quando le fibre di amianto vengono inalate o ingerite, possono accumularsi nell’organismo, causando danni a lungo termine. Inoltre, la contaminazione del suolo e delle acque può compromettere gli ecosistemi, influenzando flora e fauna, e creando un ciclo di inquinamento che può durare per decenni. Per quanto riguarda la salute umana, l’amianto è stato riconosciuto come un potente cancerogeno. L’esposizione prolungata alle sue fibre può causare malattie gravi, tra cui l’asbestosi, il mesotelioma e altri tumori polmonari. I sintomi di tali malattie spesso si manifestano anni dopo l’esposizione, rendendo difficile la diagnosi precoce. I lavoratori esposti, così come le persone che vivono nelle vicinanze dei siti contaminati, sono particolarmente a rischio.
Basti pensare che, nel 2023, l’Osservatorio nazionale amianto ha censito circa duemila casi di mesotelioma, con un indice di mortalità, rapportato ai 5 anni precedenti, del 93 per cento circa. Ogni anno, tra l’altro, la patologia sopracitata causa la morte di oltre 1.500 italiani. Sempre nel 2023, sono state circa 4mila le nuove diagnosi inerenti al tumore del polmone riconducibili in modo diretto a esposizione all’amianto (al netto del fumo e degli altri agenti cancerogeni), con un tasso di sopravvivenza a cinque anni stimato in appena il 12 per cento, a fronte di oltre 3.500 decessi. Secondo le statistiche dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono circa 125 milioni i lavoratori, in tutto il mondo, ancora esposti alla sostanza cancerogena, e più di 107mila quelli che muoiono ogni anno a causa dell’asbesto. Al 2024, solo nel Belpaese, sono ancora presenti 40 milioni di tonnellate di amianto all’interno di un milione di siti e micro siti, di cui 50mila industriali e 42 di interesse nazionale. La legislazione, in molti Stati, ha cominciato a vietare l’uso dell’amianto e a promuovere programmi di bonifica, ma la sua presenza in edifici e materiali esistenti continua a rappresentare un problema. La gestione sicura dell’amianto è essenziale per proteggere la salute pubblica e l’ambiente. L’Italia, da questo punto di vista, è da sempre in prima linea, con programmi informativi di ottimo livello che mirano a proteggere l’intera popolazione. È fondamentale continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi relativi all’amianto e a implementare politiche efficaci per ridurre l’esposizione e bonificare le aree contaminate, garantendo un futuro più sicuro per le generazioni a venire.
(*) Presidente di Ripensiamo Roma
di Donato Bonanni (*)