venerdì 14 marzo 2025
Le condizioni di salute di Papa Francesco sembrerebbero migliorate, anche alla luce del fatto che sia stata sciolta la prognosi, ma ormai si è giunti ad una condizione di stallo governativo all’interno della Chiesa Cattolica che impone la necessità di riflettere sulle prospettive del prossimo conclave, che sia imminente o meno. Nelle ultime settimane sono circolate liste più o meno attendibili di porpore idonee al soglio pontificio. Il detto relativo al conclave ‘‘chi entra papa esce cardinale’’ è piuttosto realistico, tanto che in passato i pronostici hanno trovato conferma solo poche volte. Si potrebbe pensare che qualche cardinale svolga addirittura una vera e propria campagna elettorale, anche se − mi permetto di citare una frase del recente film Conclave – “nessuno sano di mente vorrebbe quel trono”. Bisogna però tenere a mente che, quando si intima l’extra omnes e la porta della Sistina si chiude, generalmente il grosso del lavoro è stato fatto. I giorni precedenti il conclave sono quelli più delicati, perché è proprio durante gli incontri del collegio cardinalizio (incontri chiamati ‘‘congregazioni’’) che si delinea il profilo del futuro pontefice, si fanno dichiarazioni – più o meno fuorvianti – e probabilmente è proprio in quelle circostanze che si potrebbe vedere qualcosa di vagamente macchinoso (dimentichiamoci i ricatti e le requisitorie che qualche film fa vedere). Il conclave (e il pre-conclave) è un rito ovattato, tutt’altro che mistico, una sorta di grande riunione di condominio dove si elegge l’amministratore del gregge. Questa premessa è necessaria, prima di riflettere sui nomi: è giusto fare luce su un evento seguito in tutto il mondo. Sebbene sia innegabile il fascino di un rito secolare – i cardinali che giurano difronte al Giudizio Universale, le formule in latino, le schede bruciate, le fumate – si deve analizzare questo momento senza caricarlo di filtri romantici, bensì come la prassi elettorale di una fragile teocrazia.
Attualmente il collegio cardinalizio conta ben 137 porporati elettori, l’età media è di poco inferiore ai 70 anni, e gli ultimi cardinali sono stati creati da Bergoglio il 7 dicembre 2024. Il quorum è stabilito su 2/3 degli elettori: il prossimo pontefice dovrà ricevere almeno 91 voti. Di questi 137, soltanto 25 cardinali sono stato creati prima di Bergoglio (21 da Benedetto XVI, 4 da Giovanni Paolo II). È proprio quest’ultimo dato che potrebbe destare preoccupazione in chi avrebbe desiderato un conservatore ratzingeriano: Papa Francesco ha creato un numero altissimo di cardinali (163 contro i 231 del polacco, che ha comunque un pontificato lungo più del doppio di quello di Francesco) e praticamente tutti hanno un orientamento dottrinale, liturgico e ideologico molto vicino a quello di Bergoglio. Va però detto che qualcuno potrebbe aver seguito le orme del Papa regnante proprio con l’obiettivo di una scalata gerarchica, e che alla prima occasione si potrebbero ‘‘tradire’’ le posizioni di facciata e far emergere tendenze diverse: il potere si raggiunge attraverso calcoli e dissimulazioni, e quando si parla dei porporati questo aspetto non può ritenersi secondario. Per cui, tra i cardinali creati dell’argentino potrebbe trovarsi qualcuno che in realtà è distante dell’ecologismo, dalla fluidità, dalla teologia della strada, dalle aperture sfrenate all’immigrazione. Sarebbe una speranza, in realtà. Tanti dei cardinali del Papa-tanguero sono personaggi pop, pseudo-attivisti, preti di strada, teologi spiccioli; quelli creati da Ratzinger erano invece più attivi sul piano dottrinale e teologico.
La Chiesa del futuro, che Bergoglio ha contribuito a delineare, vede tanti porporati più vicini a pratiche umanitarie che non spirituali o diplomatiche, e questo potrebbe essere un problema, quando l’istituzione petrina dovrà fare i conti con il calo delle donazioni (l’8X1000 è in flessione da diversi anni ormai), con la gestione degli scandali, con le correnti scismatiche, e ci sarà bisogno di un pontefice forte, che sappia rimettere nel giusto baricentro la trascendenza e il dogma. Che sia iniziato oppure no, il Conclave del 2025 sarà uno dei più importanti degli ultimi due secoli.
di Enrico Laurito