Nessuna nuova crisi per il Papa, ma resta l’allarme

mercoledì 5 marzo 2025


Papa Francesco ha ripreso la terapia respiratoria. Il Pontefice è tornato all’ossigenoterapia ad alti flussi, quella somministrata attraverso i naselli, al posto della ventilazione meccanica con la maschera che era stata utilizzata per la notte. È quanto riferiscono fonti vaticane. Anche oggi non si hanno indicazioni, almeno al momento, di ripresa del lavoro da parte di Jorge Bergoglio. Non ha ricevuto visite e, sempre al momento, non sono previste. “Non si scende dalla Croce di Cristo. Mai. Ce lo insegna San Giovanni Paolo II, che non lo fece nemmeno dopo il gravissimo attentato del 1981 e tantomeno 24 anni dopo, quando la malattia lo costrinse a stare a letto fino alla fine, senza voce, senza poter parlare, privo di forze, servendo la Chiesa col cuore, con l’anima e con mente lucida”. Lo spiega a Repubblica l’arcivescovo emerito e cardinale Stanislao Dziwisz, per oltre quarant’anni storico segretario personale di Giovanni Paolo II, accanto al quale rimase fino alla scomparsa, la sera del 2 aprile 2005. “E sono sicuro che lo stesso farà Papa Francesco, per la cui guarigione tutto il mondo sta pregando: guiderà la Chiesa fino a quando Dio vorrà, restando saldamente abbracciato alla croce, senza nessun passo indietro”. Come sottolinea Dziwisz, “San Giovanni Paolo II, al di là delle voci che venti anni fa si rincorrevano dentro e fuori la Santa Sede su eventuali dimissioni papali, servì la Chiesa fino alla fine dalla camera da letto dell’appartamento del Palazzo apostolico. La stessa cosa sta facendo Papa Francesco dal Gemelli. Amiamo credere che non si arrenderà mai: come Karol Wojtyła anche Jorge Bergoglio sa che la Croce di Cristo non si abbandona mai e che tutto è nelle mani del Signore. E ce lo sta dimostrando con mirabile forza e inesauribile volontà di servizio. Non possiamo che essergli profondamente riconoscenti perché non solo la Chiesa, ma tutto il mondo ha bisogno di lui”. “Francesco non è solo il nostro padre, è la più alta figura morale che ha a cuore le sorti dell’umanità intera. Tutto il mondo ha bisogno di lui. Preghiamo perché Dio gli conceda il dono della guarigione e ce lo conservi a lungo”.

Il Papa è consolato dalle tante preghiere per la sua salute e questo movimento di preghiera per Papa Francesco è anche un segno dell’unità della Chiesa. Lo dice il Sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Edgar Peña Parra, in una intervista al Sir, il Servizio informazione religiosa, un’agenzia di stampa cattolica. Peña Parra è una delle poche persone che in questi giorni hanno incontrato il Pontefice ricoverato al Policlinico Gemelli. “Quando ho potuto incontrarlo durante le visite che ho fatto al Gemelli insieme al cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, il Santo Padre ha espresso tanta riconoscenza per queste iniziative di preghiera e penso che sia per lui un grande segno di consolazione che il Signore gli sta regalando”, ha detto all’agenzia dei vescovi. “La preghiera per il Papa è un bellissimo affresco dell’unità della Chiesa”, tiene a sottolineare in controtendenza rispetto alla narrazione di una Chiesa già divisa per la scelta di un nuovo futuro Pontefice. Monsignor Peña Parra fa notare invece che, mentre Francesco affronta la malattia, “ci troviamo tutti insieme, come fratelli, a pregare per il nostro pastore”, testimoniando affetto, vicinanza e solidarietà. “Portando nel corpo i segni della fragilità e della malattia, come ogni essere umano, il Papa desidera essere ancora una volta un testimone del Vangelo, e per questo annuncia la presenza amorevole del Signore che si prende cura di noi e non ci lascia soli nel momento della prova”, dice ancora Pena Parra, che è tra i più stretti collaboratori di Francesco. Il calvario che sta attraversando il Papa in questi giorni è “una testimonianza che incoraggia e sostiene tutti coloro che si trovano nella sofferenza e rinfranca il loro cuore. Il Papa che tante volte nel suo Magistero ci ha richiamati alla misericordia e alla tenerezza del Signore, anche nel momento della malattia vuole ricordarci che il Signore si prende cura di noi e non ci abbandona mai”.


di Mino Tebaldi