lunedì 3 marzo 2025
Il quadro clinico è ancora complesso. Papa Francesco ha superato l’ultima crisi, quella del broncospasmo che venerdì aveva riportato ansia sul suo stato di salute. Il Pontefice, al suo diciottesimo giorno di ricovero al Policlinico Gemelli, stamattina “si è svegliato, ha fatto colazione e ha cominciato le terapie della giornata”, riferiscono fonti vaticane. Secondo le stesse fonti, il fatto che stanotte il Papa abbia “riposato bene” fa pensare che, come avvenuto già ieri, non sia sottoposto a ventilazione meccanica, e che la somministrazione di ossigeno avvenga tramite le cannule nasali. Per quanto riguarda la polmonite bilaterale, “la situazione è stabile”, seguendo quella che era stata descritta nei giorni scorsi come “un’evoluzione naturale per una persona sottoposta alla terapia”. Al momento non sarebbe “immediato” un nuovo incontro con la stampa dei medici che hanno in cura il Papa, si spiega da Oltretevere, in attesa dei nuovi bollettini medici e di una valutazione che indichi le prospettive e l’eventuale possibilità per i prossimi giorni. Si registra un lieve miglioramento, dunque. Ma la prognosi resta riservata. In una situazione del genere non si possono escludere altre criticità, come le due importanti crisi respiratorie che ha vissuto nell’arco di queste due settimane. Ieri è stata anche la giornata dell’Angelus, per la terza volta non pronunciato e diffuso solo con un testo scritto. “Da qui la guerra appare ancora più assurda”, scrive il Papa. C’è poi nelle sue parole tutta la sua fragilità vissuta però come “benedizione” perché “in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore”. Il Papa ieri ha visto anche i suoi due principali collaboratori: il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e il sostituto monsignor Edgar Peña Parra. Sui contenuti dell’incontro non trapela ufficialmente alcun elemento.
Ma è immaginabile che Francesco abbia voluto parlare con i suoi principali collaboratori, che nella vita ordinaria incontra tutte le settimane, per decidere come gestire i prossimi appuntamenti e le decisioni, considerato che il ricovero sarà ancora lungo. Nel consueto bollettino diramato ieri sera dal Vaticano si riferisce che “le condizioni cliniche del Papa si sono mantenute stabili anche. Il Papa non ha necessitato di ventilazione meccanica non invasiva, ma unicamente di ossigenoterapia ad alti flussi; è apiretico. In considerazione della complessità del quadro clinico, la prognosi rimane riservata”. Viene anche specificato che ieri mattina “il Papa ha partecipato alla messa, insieme a quanti in questi giorni di degenza si prendono cura di lui, quindi ha alternato il riposo alla preghiera”. Se dopo 48 ore dall’ultima crisi è stabile si può dedurre – spiegano fonti vaticane – che il broncospasmo e la conseguente inalazione di vomito non hanno avuto conseguenze. Francesco ieri è tornato a fare sentire le sue parole attraverso l’Angelus che ha preparato (non pronunciato) e che ha fatto diffondere. Il pensiero è sempre al mondo attraversato dai conflitti: “Prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu”. Poi quel riferimento alla sua condizione di malato tra tanti malati: “Avverto nel cuore la benedizione che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore. Allo stesso tempo, ringrazio Dio perché mi dà l’opportunità di condividere nel corpo e nello spirito la condizione di tanti ammalati e sofferenti”. Francesco in questi giorni è inondato di messaggi, preghiere, disegni dei bambini: “Sento tutto il vostro affetto e la vostra vicinanza e, in questo momento particolare. Mi sento come portato e sostenuto da tutto il popolo di Dio. Grazie a tutti!”, scrive nel testo che accompagna la preghiera mariana della domenica. E conclude con una nota ottimista anche perché, nonostante il calvario e l’altalena delle sue condizioni, non ha perso – riferiscono fonti a lui vicine – la serenità e il buon umore. E quindi il saluto a tutti non può che essere un “arrivederci”. Intanto, oggi prosegue la maratona di preghiera dei rosari serali in Piazza San Pietro per la salute di Papa Francesco ricoverato al Policlinico Gemelli. Questa sera sarà il cardinale Robert Francis Prevost, prefetto del Dicastero per i vescovi, a guidare la recita del Rosario alle ore 21, con la partecipazione dei fedeli e dei cardinali presenti a Roma. Lo comunica su X la Segreteria di Stato della Santa Sede.
Oggi è stato diffuso il messaggio inviato ai partecipanti all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita, datato “dal Policlinico Gemelli, 26 febbraio 2025”. “L’ascolto delle scienze – si legge nel testo del Pontefice – ci propone continuamente nuove conoscenze. Consideriamo quanto ci dicono sulla struttura della materia e sull’evoluzione degli esseri viventi: ne emerge una visione molto più dinamica della natura rispetto a quanto si pensava ai tempi di Newton. Il nostro modo di intendere la creazione continua va rielaborato, sapendo che non sarà la tecnocrazia a salvarci: assecondare una deregulation utilitarista e neoliberista planetaria significa imporre come unica regola la legge del più forte; ed è una legge che disumanizza”. Il Papa sottolinea che, “nell’Assemblea generale di quest’anno vi siete proposti di affrontare la questione che oggi viene definita policrisi. Essa riguarda alcuni aspetti fondamentali della vostra attività di ricerca nel campo della vita, della salute e della cura. Il termine policrisi evoca la drammaticità della congiuntura storica che stiamo vivendo, in cui convergono guerre, cambiamenti climatici, problemi energetici, epidemie, fenomeno migratorio, innovazione tecnologica”. Secondo Francesco, “l’intreccio di queste criticità, che toccano contemporaneamente diverse dimensioni della vita, ci induce a interrogarci sul destino del mondo e sulla nostra comprensione di esso”. E per il Pontefice, “un primo passo da compiere è quello di esaminare con maggiore attenzione quale sia la nostra rappresentazione del mondo e del cosmo”.
Il Papa avverte: “Se non facciamo questo e se non analizziamo seriamente le nostre resistenze profonde al cambiamento, sia come persone sia come società, continueremo a fare ciò che abbiamo fatto con altre crisi, anche recentissime. Pensiamo alla pandemia da Covid: l’abbiamo, per così dire, sprecata; avremmo potuto lavorare più a fondo nella trasformazione delle coscienze e delle pratiche sociali. E un altro passo importante per evitare di rimanere immobili, ancorati alle nostre certezze, alle nostre abitudini e alle nostre paure – suggerisce Jorge Mario Bergoglio – è ascoltare attentamente il contributo dai saperi scientifici”. Per una “dimensione comunitaria della speranza”, “davanti a una crisi complessa e planetaria, siamo sollecitati a valorizzare gli strumenti che abbiano una portata globale. Dobbiamo purtroppo constatare una progressiva irrilevanza degli organismi internazionali, che vengono minati anche da atteggiamenti miopi, preoccupati di tutelare interessi particolari e nazionali”. Lo sostiene Papa Francesco sul tema “The End of the World? Crises, Responsibilities, Hopes”, che si svolge da oggi al 5 marzo presso il Centro conferenze dell’Augustinianum. “Eppure – afferma il Pontefice – dobbiamo continuare a impegnarci con determinazione per organizzazioni mondiali più efficaci, dotate di autorità per assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali. In tal modo – aggiunge – si promuove un multilateralismo che non dipenda dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi e che abbia un’efficacia stabile. Si tratta di un compito urgente che riguarda l’umanità intera”.
di Mino Tebaldi