lunedì 10 febbraio 2025
A Roma, il fenomeno preoccupante delle discariche abusive di rifiuti pericolosi, dei roghi tossici e degli accampamenti illegali è presente anche lungo le sponde del fiume Aniene. In particolare, nel tratto tra il Ponte delle Valli e la via Salaria, dalle baracche dei nomadi si continuano a sversare rifiuti all’interno delle acque e si smaltiscono illegalmente quelli derivanti da apparecchiature elettroniche e da batterie di veicoli e moto. Un degrado ambientale inaccettabile che ha compromesso la salute di quello specifico tratto fluviale, con effetti negativi sulla qualità dell’acqua, sulla biodiversità e sull’ambiente in generale. L’Aniene, secondo affluente del Tevere dopo il fiume Nera, risulta tuttora spesso sconosciuto ai cittadini. Eppure, questo fiume (scorre per 98 chilometri, nasce al confine tra Lazio e Abruzzo, attraversa il territorio di 17 comuni, di cui l’ultimo è la Città Metropolitana di Roma, e confluisce nel fiume Tevere all’altezza di via dei Prati Fiscali) ha sempre rappresentato una risorsa fondamentale per l’approvvigionamento idrico della Capitale e della Regione, alimentando acquedotti storici e, in tempi recenti, centrali idroelettriche che hanno sostenuto lo sviluppo industriale di Tivoli e Subiaco.
Recentemente, diverse associazioni territoriali ed esperti in materia hanno presentato un rapporto sullo stato di salute del fiume Aniene (frutto del progetto Aniene Waterlab), dal quale emergono dati non certamente confortanti in relazione alle attività di monitoraggio ambientale. I prelievi delle acque sono stati eseguiti con l’ausilio di un gommone in diversi punti del tratto fluviale urbano ed extraurbano. Ebbene, le analisi sviluppate attraverso il monitoraggio del 2024 hanno evidenziato alti livelli di contaminazione fecale e valori critici relativi a nitrati (a causa di un uso agricolo intensivo del terreno in aree adibite ad orticoltura abusiva) e fosfati (a causa delle industrie, degli scarichi urbani). Le attività di monitoraggio partecipato, fondate sui princìpi della citizen science (attività scientifica che si realizza con il contributo del cittadino), hanno coinvolto direttamente attiviste e attivisti, scuole, singole persone e associazioni locali, impegnate nella raccolta dei dati e nella diffusione di pratiche e conoscenze utili alla preservazione degli ecosistemi fluviali.
Si tratta, dunque, di buone pratiche di partecipazione attiva per il bene comune; questo è il risvolto dell’impegno sottoscritto nel Contratto di Fiume dell’Aniene. Uno strumento, quest’ultimo, volontario di programmazione strategica e negoziata, attraverso il quale più soggetti, pubblici e privati, si impegnano (step by step) a raggiungere gli obiettivi riguardanti la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento, l’utilizzo sostenibile dell’acqua, la protezione dell’ambiente e degli ecosistemi acquatici, la mitigazione degli effetti delle inondazioni e della siccità, favorendo, nello stesso tempo, uno sviluppo socioeconomico e culturale, con ricadute occupazionali non indifferenti.
(*) Presidente di Ripensiamo Roma
di Donato Bonanni (*)