giovedì 16 gennaio 2025
Bernabè ha sbagliato, ma è prima di tutto un uomo, non un criminale.
Sono da sempre laziale, falconiere e amico di Juan Bernabé, sin da quando è arrivato a Roma. Quando Claudio Lotito ha scelto di portare in dono, l’aquila alla Lazio, sono stato felicissimo. È sempre stato un mio sogno. Ne è testimone e mio amico, Riccardo Calleri, l’ex presidente della Lazio, e da grande praticante e amante della falconeria, gli avevo suggerito, tanti anni addietro, in tempi non sospetti, tale suggestiva iniziativa. Il presidente Lotito ne ha compreso l’importanza, e le potenzialità di tale evento, e lo ha fatto suo. L’aquila è un simbolo, che avvicina genitori e figli, una forte emozione che unisce tutti, nei ricordi, ed in tanti momenti che saranno trasmessi da una generazione all’altra.
Come Bernabé, ho iniziato questa pratica all’ età di otto anni. Allora della falconeria, in Italia, si era persa traccia, praticata solo da una decina di persone. Ho iniziato da solo, come Bernabé, senza un maestro, senza una scuola, innamorato di questa passione, che mi ha portato a vivere la natura, le sue emozioni, i suoi insegnamenti. La natura è maestra di vita. Con gli anni tale passione mi ha portato a scrivere, ed occuparmi di ambiente, anche da questo giornale, di cui il direttore Arturo Diaconale, grande tifoso e mio caro amico, è stato il responsabile della comunicazione e portavoce di Lotito.
Con Diaconale ho condiviso il mio pensiero politico. Sono da sempre ambientalista, ma ho rifiutato la deriva animalista, in quanto il suo messaggio escatologico riprendeva tematiche tipiche in cui non potevo riconoscermi, quali la parità tra uomo ed animale. Tematiche in qualche modo, assunti, tipici di certe formazioni politiche, che hanno sempre sotteso ad annullare identità e valori. Culture che hanno usato, e rivisitato, a loro uso e consumo (ad esempio il Cantico delle creature) quando l’intenzione di San Francesco era diversamente comunicare che la natura e gli animali altro non sono che la cartina tornasole della presenza di un creatore. Messaggi escatologici, fortemente biocentrici, che non possono essere avallati sic et simpliciter, che il mondo cattolico e laico, accomunati, rifuggono. Pseudo culture, che sono state alla base di un certo pensiero fluido, oggi alla luce del sole, presente ed avallato fin nelle scuole, dove la nostra identità e cultura, viene manipolata, sacrificata, ad uso e consumo di un certo pseudo pensiero!
Questa breve dissertazione, apparentemente fuori tema, per comunicare l’importanza di questo simbolo che è l’aquila della Lazio e ciò che rappresenta. Da laziale, in quanto sportivo e tifoso, avevo abbandonato gli stadi, per la violenza insita e per la mancanza di fair play. Sono tornato di recente, in quanto la mia compagna, e i suoi meravigliosi figli, sono tutti laziali! Ne sono molto felice! Ho letto le motivazioni del presidente Lotito e non posso non essere d’accordo con lui. È uno dei pochi che ha avuto il coraggio di ripulire la curva nord da una certa tifoseria. E ne dobbiamo cogliere il merito! Ma la stampa e le istituzioni non sono sempre allo stesso passo. Anzi, molti tifosi ancora oggi inneggiano alla violenza. Gli stessi calciatori, spesso, non dimostrano un giusto approccio, con falli anche di reazione che rovinano lo spettacolo del calcio. Il rugby è un esempio di fair play, ma questo approccio manca nel mondo del pallone.
Ora, vi racconto di Bernabé. Abbiamo condiviso tanti momenti. L’ho visto piangere come un bambino, quando ad esempio il suo matrimonio è finito, ed ha fortemente sofferto, e ridere allo stesso modo. L’ho visto regalare ai bambini forti emozioni, sempre prodigo ed attento. Come quando ad una mia conoscente, il cui figlio era malato, ha dedicato il volo di Olimpia, ornata di due fasce bianco azzurre, con inciso il nome del bambino. Tutto, prontamente ripreso con il suo cellulare, con le dediche dei calciatori, rilasciate al bambino, negli spogliatoi, da luì intervistati per l’occasione. E, questo, era solo uno dei tanti esempi di cui sono stato testimone. Due giorni prima del famoso intervento, per l’inserimento della protesi peniena, mi è venuto a trovare. Mi ha raccontato della sua decisione. Soffriva da tempo di impotenza, a causa di effetti collaterali di recenti interventi e per lui perdere la mascolinità non era accettabile! Inoltre, aveva fortemente sofferto per la perdita della compagna, dalla quale si era diviso non per sua scelta, che continuava ad amare, rifiutando di poter costruire una nuova vita e trovare un nuovo amore. Tutto per lui aveva perso di poesia e la sua malattia, la perdita e la lontananza dei figli, la morte dei suoi genitori, la recente perdita del fratello, hanno fatto il resto. Nonostante tutto, non faceva mancare nulla alla famiglia, alla moglie, ed ai suoi figli. Molto di più di quanto doveva.
Dunque, quella mattina mi venne a trovare, informandomi dell’intervento a cui si sarebbe sottoposto. Era venuto a testimoniare, presso il Commissariato di Piazza Azzarita, poiché il giorno della recente apertura di Formello ai tifosi per assistere agli allenamenti, prima del derby, un energumeno aveva aggredito con estrema violenza un papà che trasportava un bambino in carrozzina. Bernabè si era frapposto, per aiutare questo signore in difficoltà, a cui era stato spaccato il setto nasale, tra l’indifferenza di tanti! Questo è Bernabé. Nel pomeriggio, si sarebbe recato in Comune per la cerimonia di commemorazione dell’anniversario della Lazio, alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri, tifoso della Roma.
Scherzando, gli proposi di mostrare al sindaco Gualtieri qualche video di come alcune popolazioni dell’est asiatico, per procurarsi il cibo e le pellicce, cacciavano i lupi con le aquile. La mia, evidentemente, era una semplice battuta. Ma non fu colta da Bernabé, che mi rispose prontamente come fosse importante rispettare gli avversari e che questo sgarbo non lo avrebbe fatto! Non comprese evidentemente la mia battuta, ma fui, nonostante tutto, felicissimo della sua risposta! Sono testimone di come negli ultimi anni, Bernabé aveva perso smalto: la sua vena ironica e la comprensione di certi fatti alcune volte annebbiata. Probabilmente causata dal suo stato fisico, e dai suoi noti problemi di salute. Ha perso una famiglia, i figli, la moglie, perché ha dedicato alla Lazio ed ai suoi tifosi tutto il suo tempo. Era a Madrid solo poche settimane l’anno!
Nel calcio c’è ancora molta violenza, e nessuno paga. Ma Bernabè non è un teppista! Ha sicuramente sbagliato e chiedo scusa, da parte sua e mia, a tutti, bambini, signore, nonne, ai tifosi della Lazio, e non solo. Sono certo che Bernabè non abbia attentamente valutato e soppesato il suo gesto altrimenti, conoscendolo bene, non sarebbe mai successo. Si vuole dare un esempio. È giusto. Decurtategli lo stipendio per un periodo e datelo in beneficenza, ma non trattatelo come un criminale, è solo un uomo che ha sbagliato e un certo trattamento non è giusto, non solo per lui, ma anche per noi! Si possono dare delle punizioni, per educare alla comprensione ed al rispetto, ma non possono mai sconfinare e colpire quando travalicano senza misura.
Si può punire per educare, ma non quando la punizione è fine a se stessa e si mettono le persone con le spalle al muro. E, da questo episodio, spero possa nascere una seria riflessione, perché questo bellissimo sport ha bisogno della passione e del fair play di tutti noi. Forza Lazio!
(*) Presidente Ecologisti, ex presidente Verdi Verdi
di Roberto De Santis (*)