La questione metafisica

martedì 14 gennaio 2025


Credenti o non credenti, l’esistenza o ha una spiegazione metafisica o non ha spiegazione. Quando noi diciamo la “natura” non spieghiamo come mai esiste la natura. Quando noi diciamo “particella singolare” che esplodendo originò gli elementi e lo spazio, non spieghiamo come mai esiste la particella. È pure da considerare inspiegabile rifarsi a un Dio, creatore o modellatore della realtà (demiurgo). La questione è più essenziale di ogni altra ricerca. Da quando ho cominciato a scrivere, in ogni mio libro, vi è la questione del “come mai esiste l’essere” (natura). Le religioni provengono dalla ipotetica risposta a questa domanda: gli antichi supponevano un demiurgo modellatore di una materia già esistente, i greci sopra tutti. Con l’ebraismo, il cristianesimo, l’islamismo sorge la concezione di un Dio creatore, dell’uomo e della natura. Le religioni fanno parte più della storia che della metafisica, per come io intendo la Metafisica, come dirò.

Ma vi sono coloro i quali negano il valore di queste indagini. Ritengono che non perverremo a conoscere come mai esiste la realtà, dunque è vacuo indagare: è tempo perduto. Meglio, sostengono, limitarsi alla natura o addirittura alla Storia, all’umano avanzare nella libertà, nella giustizia o nella potenza. Ritengo desolante e squallido sostenere che non abbiamo risposta alla domanda sull’essere. È vero, ma non significa non porsi la domanda sull’essere. D’altro canto, risolvere la domanda sull’essere con le religioni fa parte della storia non della metafisica. La metafisica, come la intendo io, sorpassa la storia, non ha storia, non è storia, è la domanda su come mai esiste l’essere (natura), domanda unica, semplice, eterna a livello della persistenza dell’umanità. Soltanto l’uomo pone la domanda.

Ci differenzia dagli altri viventi. Noi siamo natura cosciente di esistere e vorremmo sapere come mai esiste la natura. Porre Dio, un Dio o un demiurgo a creatore o artigiano della natura, compreso l’uomo, risolve la formazione e la creazione della natura ma sposta l’interrogativo su Dio. Come mai c’è, ci sarebbe Dio? La fede in Dio parte da noi. Ma noi siamo nel mondo. Come essere certi che la fede oltrepassi la natura? Potremmo ricorrere a una soluzione strabiliante nella sua formulazione: l’essere esiste perché essendo essere non può non esistere. Ma è una soluzione linguistica. Certo che essendo essere non può non esistere ma come mai è essere resta inspiegabile. I greci non si curavano di tali dilemmi. L’essere c’era e non indagavano. L’antichità, semmai, partiva dal caos che poi diventava ordine, da sé o per intervento divino ma la presenza dell’esistenza la davano per scontata. Che poi l’esistenza venisse dal nulla era per loro assurdo. Il nulla non esiste quindi non genera. Né possiamo dire “prima dell’esistenza”. Il prima e il dopo esigono l’esistenza. Non può esistere un prima dell’esistenza, se esiste siamo nell’esistenza. Trascuro il pensiero indiano, molto problematico.

Con queste aggrovigliate premesse quel che facciamo nel mondo è pressoché umoristico. La soluzione starebbe nell’eternità della vita individuale in una totalità senza spiegazioni, insensata: almeno vivere per sempre. Fugaci, mortali in una totalità insensata è come stare condannati a morte colpevoli di vivere. Pensare di dover morire per sempre, il pensiero più atroce che possa colpire l’uomo, un fulmine a colmo sole. Ma pensare di non capire come mai siamo esistenti nell’esistenza è peggio dell’estremo peggio. Molti, dicevo, recidono la questione sul fondamento dell’essere, e limitano l’uomo alla natura, alla storia, al progresso umano. Bene, ma senza la domanda metafisica su come mai esista la natura, l’essere, l’uomo non sorpasserebbe gli animali. Arte, cultura, scienza, tecnica ci distinguerebbero. Ma l’uomo ha lo slancio di sapere se vi è un Oltre, una ragion d’essere dell’essere.

Amare la vita, assolutamente, però lasciare la vita senza capire perché siamo vissuti e come mai esiste l’universo intossica il meraviglioso sapore dell’esistenza. Non è il morire che rende infelici ma il non sapere: come mai esiste l’esistenza? Si può non essere credenti ma non si può, non si dovrebbe recidere la domanda metafisica. Tale domanda è la connotazione dell’umanità. Sta all’uomo decidere: religione, storia. natura, domanda sul come mai dell’essere. Io, domando! Ritengo, dunque, indispensabile la metafisica: completa l’uomo. In questo senso: l’uomo dovrebbe, sentendo questo impulso, chiedersi come mai esiste l’esistenza, l’essere, la natura cosmica. E questo anche se non riesce a capire come mai esiste l’essere, l’universo. Molti rifiutano, sostengono che dobbiamo limitarci a prendere atto che la realtà esiste e badare al progresso economico, scientifico, alla libertà, alla giustizia, al dunque, al mondo e alla storia.

Vi sono, invece, i metafisici credenti, i quali ritengono la fede idonea a dare realtà a quanto essi intimamente ritengono vero, al dunque: sento, ho fede che Dio esiste pertanto Dio esiste. Ma vi è una specie di credenti al contrario, sono gli atei. Gli atei sono convinti che Dio non esiste. Sbagliano radicalmente. Noi non possiamo dimostrare razionalmente né che Dio esiste né che Dio non esiste. La ragione non perviene a un livello idoneo di conoscenza. La ragione può sostenere: non so, non capisco come mai c’è l’essere ma non offre alcuna cognizione. Chiedete a un ateo come mai esiste l’universo. Non potrà che rispondere: lo ignoro. Ora, sull’ignoranza non si può fondare l’ateismo bensì l’agnosticismo. Il non sapere. Se si presume di sapere, e l’ateo presume di sapere, si trasforma l’ateismo in una religione, una fede negativa. E l’ateo subisce la critica che egli rivolge al credente, di avere fede, certezza in quel che non conosce. E l’ateismo perde la razionalità.


di Antonio Saccà