Le volanti non devono cacciare

venerdì 10 gennaio 2025


Lo scabroso epilogo della vicenda costata la vita a Ramy, diventato solo adesso di pubblico dominio attraverso un video finora secretato, si presta a numerose considerazioni. Vogliamo premettere che siamo contrari in generale agli inseguimenti su strada. Scene di caccia alla Vallanzasca, come raccontate nei film, vorremmo appartenessero al passato, anche perché, pur se la legge prevede gli inseguimenti e ci sorprende che nessuno sembri essere contrario, oggi ci sono ben altri modi per catturare i delinquenti, che infatti difficilmente la fanno franca. Telecamere, comunicazioni in tempo reale, satelliti e tanta tecnologia dovrebbero risparmiarci, a parità di risultato, queste scene da film western in città. Perché, per esempio, non utilizzare i droni, inseguendo con calma il sospettato? In giro ci sono passanti, molti anziani e bambini, tutti hanno il diritto di non rischiare la loro vita per una caccia al (presunto) ladro che serve solo per far credere a inseguito e inseguitore di essere il più bravo.

Fin troppo ovvio, come dicono in tanti, che i ragazzi si dovessero fermare all’alt, meno ovvio che un gesto fatto da due delinquentelli debba risolversi con la morte di qualcuno, che avrebbe anche potuto essere un innocente che passava di lì per caso. La pena di morte non si dà nemmeno ai serial killer, ma qui per vincere una “gara” (come spiegheremo fra poco) è morto un ragazzo che aveva tutta la vita davanti, e poteva andare anche peggio. Però siamo lieti che un filmato così imbarazzante per le forze dell’ordine sia stato pubblicato, anche a costo di dare una mazzata alle responsabilità che i Carabinieri fin da subito volevano sotterrare, confermando che il Governo attuale non è paragonabile a quelli del secolo scorso cui molti vogliono accomunarlo. E sembra che non perdonerà nemmeno il gesto del milite che costrinse un passante a cancellare il video con cui egli aveva ingenuamente dichiarato di aver ripreso le fasi dell’impatto finale. Crediamo che un carabiniere possa sequestrare, ma non cancellare delle prove acquisite, sostituendosi così al magistrato, cui avrebbe dovuto consegnare il filmato. E questo è stato il primo brutto segnale, quello che ci ha insospettito sulle responsabilità.

Comunque, nonostante quest’azione tesa a nascondere la prova, la realtà dei fatti avvenuti dev’essere stata un segreto di Pulcinella: ci domandiamo come facessero a sapere in così tanti la verità che solo adesso sappiamo tutti, visto che hanno manifestato fin da subito sulla loro versione. Veniamo all’aspetto tecnico, dove ci sentiamo di poter dire la nostra sulla base di un’esperienza non comune. Siamo stati infatti piloti sia di moto sia di macchine da corsa, con le quali vincemmo un titolo italiano di velocità turismo. Per dire che di gare (e di sportellate) ce ne intendiamo, e di due ruote, pure. Anzitutto, quello definito “motorino” dai più era in realtà uno scooter prestazionale (non un T-Max come spesso detto ma un X-Max, ma cambia poco). La gente sorvola su queste cose ma è un fatto che fa la differenza. Inseguire una (quasi) moto con una macchina è stato possibile, ovviamente, solo perché era notte, dato che, a parità di guida, farlo di giorno in città è impensabile, a favore della moto. A certi livelli di inseguimento, come quelli che abbiamo visto, l’abilità di guida è importante anche più del mezzo a disposizione. E probabilmente proprio la discreta destrezza del guidatore dello scooter ha fatto scattare in tutti, inseguito e inseguitore, il senso della “gara”, un’eccitazione che conosciamo bene.

Ma le gare, siamo i primi a dirlo, si fanno in pista, fra colleghi esperti e in un ambiente diciamo così “protetto” (abbigliamento, vie di fuga, pista chiusa, commissari a sorvegliare e ambulanze pronte). Per strada c’è al contrario il sacrosanto dovere del rispetto per la gente in giro, già messa a dura prova da troppi pirati della strada per non sentire il bisogno che ci si mettano anche gli inseguimenti a rincarare la dose del pericolo. Strade percorse contromano, motori al massimo, una voglia spropositata di “vincere” l’incontro, costi quel che costi. Non si fa. È come sparare ad altezza uomo fra la gente per catturare un sospettato. Non si fa. Non si fa specialmente per inseguire due ragazzi che, fino a prova contraria, non avevano fatto niente. E non ci si vanta a parole delle proprie azioni da tentato omicidio, come hanno fatto i carabinieri in auto, dimenticando scioccamente di essere registrati. Il rischio è che la gente possa pensare, udendo quei dialoghi, che loro siano abituati a farlo, tanto le registrazioni di solito non le sente e non le divulga nessuno. Insomma, Polizia e Carabinieri non possono reagire, e non lo fanno, nemmeno agli insulti avanzati loro nelle manifestazioni, ma poi si lanciano in inseguimenti da The Blues Brothers. E dobbiamo considerare che, ancora una volta, oggi la tecnica fa la differenza: perché con essa la verità sale quasi sempre a galla. Senza telecamere e registratori, in auto e in giro, questa ennesima azione sarebbe stata messa a tacere e i responsabili, fra cui non ci sembra essere il povero Ramy, l’avrebbero fatta franca.


di Maurizio Oliviero