mercoledì 8 gennaio 2025
Ottanta, ma non li dimostra. L’Almanacco che entra, ogni anno, in circa due milioni di famiglie italiane, continua a “regalare parole di speranza”. L’avventura editoriale del calendario di Frate Indovino ha del clamoroso. E accade sia nell’anno del Giubileo straordinario sia nell’anniversario degli 800 anni del Cantico di Frate Sole, del poverello d’Assisi, il testo poetico più antico della letteratura italiana. I Cappuccini sono orgogliosi nel presentare il calendario di tutti, le cui donazioni servono a promuovere aiuti e solidarietà per le famiglie in difficoltà economiche, sociali e abitative. Con l’edizione 2025 viene celebrata una formula vincente di editoria popolare: calendario, ricette, cura dell’ambiente e cioè del creato, consigli di cucina, lezioni di agricoltura (dalla semina alla raccolta). Una summa di saggezza popolare. Nonostante la grande diffusione (con i vari formati si arriva fino a quattro milioni di copie) pochi conoscono come nacque l’idea e il progetto di Frate Mariangelo da Cerqueto. All’inizio del Novecento intorno al 1908-09 quattro missionari partirono per l’Amazzonia e altri frati cappuccini raggiunsero l’America Latina.
Si rendeva necessario mantenere i contatti con Assisi e questo avvenne attraverso un giornaletto di qualche pagina e con periodicità irregolare. Era sufficiente per comunicare esperienze e iniziative. I Cappuccini, scriverà Alessandro Manzoni, sono capaci di “scendere nei tuguri come salire nei palazzi dei Re con la stessa dignità”. Per portare speranze, sorrisi, benedizioni dopo il travaglio di tante guerre e di una società in evoluzione non era più sufficiente il ruolo missionario che si limitava in pochi e determinati territori. La parola che più caratterizza la compagnia di Frate Francesco è la vicinanza. Lui l’ha portava camminando molto, raggiugendo molti luoghi. Ma era il Medioevo. L’evoluzione della comunicazione chiedeva un passo avanti. L’idea trovò fondamento dalla pratica francescana: coltivare l’orto, indicazioni pratiche per chi deve coltivare la vite, falciare l’erba, raccogliere le olive, cucinare, raccogliere la legna, tenere nel dovuto conto gli animali domestici.
Ecco, come racconta Fra Carlo (al secolo Carlo Maria Chistolini) l’idea del fondatore: voleva far giungere alla gente (soprattutto quella della civiltà contadina) insieme ai consigli e l’indicazione dei giorni (calendario) il messaggio della pace e della letizia francescana. Una buona parola ogni giorno. Il direttore delle edizioni francescane Paolo Friso alla presentazione a Roma dell’evento, nella sede della Nuvola all’Eur degli archistar Massimiliano e Doriana Fuksas, ha sottolineato la semplicità di una formula vincente dovuta anche ai tanti illustratori dell’almanacco che mantiene dal 1946 il suo fascino. Dall’Amazzonia all’Ucraina le iniziative dei frati cappuccini si estendono in tutto il mondo ma il centro operativo è a Perugia dove in un complesso ci sono spazi per la mensa dei poveri, un hub dove vengono smistati beni nei vari empori, assistenti sociali per l’inserimento al lavoro e l’assistenza medica. Dalla Bisaccia al Grillo sparlante, da Lo sapevate a Vedo-Provvedo-Travedo fino al pensiero spirituale: l’umiltà altro non è che verità. Dal calendario più che dal parroco i contadini imparavano le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza e quelle teologali: fede, speranza e carità. E come dice al termine della trasmissione domenicale in tivù Fra Enzo Fortunato: “Pace e bene!”.
di Sergio Menicucci