mercoledì 18 dicembre 2024
Guai in serie per il non più giovanissimo erede dell’avvocato Giovanni Agnelli. Preoccupazioni dal settore auto, svendite di quotidiani nell’editoria, una montagna di spese legali per la controversa eredità della madre. Arrivano delusioni anche dallo sport. L’amata super Juventus non sta andando oltre i 10 pareggi su 16 partite di campionato e quasi fuori dal girone di finale della Champions e con l’ex presidente Andrea Agnelli e altri manager alle prese in tribunale con l’accusa di plusvalenze e di falso in bilancio. Non è un buon periodo per John Elkann, fino a poco tempo fa al vertice mondiale dei manager dell’industria. La crisi che ha coinvolto alcuni dei più prestigiosi marchi di vetture dalla Volkswagen alla Mercedes, dall’ex gruppo Fiat fuso con la Peugeot alla Chrysler americana sta riversandosi in Italia provocando una larga messa in cassa integrazione dei lavoratori di Mirafiori, Termoli, Melfi, Atessa (Iveco). I metalmeccanici (gli operai prediletti da Karl Marx e Lenin) stanno attraversando uno dei momenti più neri della loro attività in fabbrica, perdendo identità e ruolo anche a causa in Italia di amministratori (caso del portoghese Carlos Tavares) che non hanno compreso l’evoluzione della tecnologia e di sindacalisti (come il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, prima leader delle tute blu) alla ricerca di “sbandate rivoluzionarie”.
Guai anche dall’editoria. Venduto dall’imprenditore Carlo De Benedetti e figli il Gruppo Gedi il ruolo di Repubblica, della Stampa e dei 13 quotidiani locali ha perduto, in appena 4 anni, efficienza economica e influenza politica. Il ridimensionamento era nell’aria dopo la giravolta del cambio di direttori con Mario Orfeo a Repubblica al posto di Maurizio Molinari, Andrea Malaguti con i vice Marco Zatterin e Annalisa Cuzzocrea alla Stampa che ha sostituito Massimo Giannini. Ha lasciato, inoltre, la presidenza della Gedi Alain Elkann, al quale è subentrato l’amministratore di fiducia Maurizio Scanavino. Con il 2025 la Gedi completerà la cessione di tutti i giornali locali a favore del Gruppo Sae guidato da Alberto Leonardis e da alcuni imprenditori. Molti esperti di media non si sono ancora spiegati perché sia stato smantellato un gruppo editoriale che aveva terminali nel Nord ovest, nel Nord est e al Centro, costruito dal principe Carlo Caracciolo con l’apporto di Eugenio Scalfari. Però John Elkann ha acquistato un gran numero di testate (Il Tirreno, la Gazzetta di Modena, di Reggio, di Ferrara, di Mantova, La Nuova Sardegna, Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia, il Corriere delle Alpi, il Messaggero Veneto, Il Piccolo di Trieste, Il Secolo XIX di Genova) per poi liberarsene progressivamente? Gedi ha venduto anche un settimanale storico per il giornalismo italiano come l’Espresso e la rivista MicroMega.
Nella scena editoriale sta emergendo il nuovo gruppo di Leonardis che dal 2020 ha allargato le sue zone d’influenza, spostando il suo centro d’interessi in Sardegna. Ora in capo al gruppo Gedi (la maggioranza azionario è della Exor, la cassaforte di famiglia Agnelli) restano La Repubblica, La Stampa, Huffington Post, Limes, Le Scienze, National Geographic. Finisce l’epoca Caracciolo-Scalfari che ha dominato la scena editoriale italiana per quasi 50 anni. Era il 14 gennaio del 1976 quando per supportare la scelta politica liberal-progressista di sinistra vide la luce il giornale che sarà diretto per venti anni da Barbapapà. Il settimanale L’Espresso era invece in edicola fin dal 2 ottobre 1955, fondato da Arrigo Benedetti, come settimanale di politica, cultura ed economia, in concorrenza dal 1962 con Panorama, dalla linea editoriale più a destra.
di Sergio Menicucci