Formula di scortesia

mercoledì 13 novembre 2024


L’Italia del so tutto io ha rivoluzionato l’antico birignao conferendo agli inutili giri di parole un valore di seriosa (in)efficienza. Ci sono call center che pataccano contratti-fuffa e altri che non rispondono alle domande dei malcapitati. Internet sta diffondendo nelle nostre anime il principio infernale neo-dantesco: lasciate ogni speranza, voi che telefonate. Dunque, provate online, ma c’è sempre un particolare che manca, dunque, la richiesta non può essere evasa. Il principio dei call-centeristi è che il cliente ha sempre torto solo perché li disturba in un’epoca in cui le comunicazioni non sono più umane. Il telefono è dunque per vecchietti incapaci di entrare nel misterioso web. Ma loro sono anziani, dunque non capiscono, dunque si può raccontare qualsiasi cosa. L’imperativo è sottolineare la distanza fra chi lavora nell’azienda ed è dentro il groviglio di pratiche spesso semplicissime, quasi automatiche, e il rompiscatole che si permette di telefonare per propri, banali diritti. Ita: rinuncia a un volo da parte di un cliente. Numero di prenotazione, prego.

Il primo operatore rassicura, si tratta di Economy (e già qui il postulante si sente un verme), dunque il rimborso sarà solo parziale: dopo una settimana è ancora presto per poter calcolare l’importo. Passano tre settimane, secondo operatore, gentilissimo: fa domande, torna la comunicazione, cade. Si insiste, il secondo richiede i codici, poi dice che la pratica “è in lavorazione”: c’è un dubbio fra 60 e 160 euro di rimborso. Solo qualcuno dei piani alti potrà decidere. Ancora mezzo mese, i piani alti hanno la calcolatrice scarica. Al telefono l’operatore sgrida il malcapitato: le ho chiesto il numero del biglietto, non il codice di prenotazione. A nulla vale ricordare che con la prenotazione i centralinisti precedenti avevano trovato la pratica: “Deve capire che è passato del tempo, ora il codice non appare più”. Maestrino con i clienti ai quali addebita disservizi della propria azienda.

Diversi giorni dopo, un’altra, educatissimamente sprezzante, spiega che il rimborso del biglietto non esiste, solo delle tasse. E poi, se pagato con PayPal, non c’è accredito automatico, come con carta di credito: “La lavorazione deve essere fatta a mano”. Ancora, sempre, inesorabile, la parola del terzo millennio: “Lavorazione”, che significa il nulla cosmico. Altro esempio: l’agenzia si chiama “delle entrate” perché entra in un semplice passaggio di targa e di proprietà congelandolo per mesi con richieste fantasiose e, infine, dichiarando che la pratica è in lavorazione. Come in lavorazione è un collegamento banalissimo di una Vodafone un po’ svizzera, un po’ ventosa, un po’ non si sa, che per sopravvivere deve chiedere aiuto alla concorrenza: Tim l’aiuta con fibra centellinata, mentre bande di telefonisti travestiti da buoni samaritani diffondono messaggi terroristici consigliando di lasciare strade vecchie per altre misteriosamente nuove con prospettive celesti. Si invitano i lettori a segnalare altre parole a cui il terzo millennio ha rovesciato il significato. Lo scrivente ci sta pensando, ma in questo pezzo il risultato non appare: è in lavorazione.


di Gian Stefano Spoto