mercoledì 6 novembre 2024
Che cosa sta accadendo all’adolescenza del XXI secolo? Dove si collocano le radici di una violenza spesso mortale, somministrata in tutta indifferenza e per futili motivi ai propri coetanei maschi e alle loro piccole compagne, spesso apostrofate con un gergo da turpiloquio davvero impressionante? Perché, in sintesi, soprattutto nelle aree urbane densamente popolate, che siano nella Ztl o nelle periferie degradate, si assiste a un fenomeno inarrestabile di delinquenza minorile, in particolare per bande, che nessuno sa bene come arrestare e trattare? E che dire dei minori reclusi che, per molti versi, risultano ingestibili a tutti gli effetti? L’attuale esplosione di delinquenza minorile mette in estrema difficoltà sia il giudiziario che la polizia di prevenzione, che non sanno bene come affrontare il fenomeno, anche a causa delle tutele giuridiche rispetto alle quali il minore è di fatto impunibile, e quasi sempre ritenuto incapace di avere piena cognizione della gravità dei reati da lui commessi. Eppure, bisognerà pur dare una risposta a quei casi concreti che vedono la presenza contestuale di un minore e di un diciottenne, in cui molto spesso il primo ha uno o due anni al massimo meno del secondo, i quali avendo commesso lo stesso comune reato e colti in fragrante hanno diritto a un trattamento giudiziario fortemente diversificato. Perché, poi, tutti sanno benissimo come in certe realtà urbane degradate, dominate dai valori del crimine organizzato e dai traffici di droga, giovani di 15, 16 o 17 anni siano già a quell’età dei veri e propri piccoli boss, ancora più spietati degli adulti, e intenzionati più di questi ultimi a guadagnare in modo veloce molto denaro, commettendo gli stessi crimini dei loro referenti maturi.
Quindi, la prima cosa da ricalibrare il più rapidamente possibile è che cosa si intenda per età minorile, superando la questione anagrafica meramente numerica attraverso un’analisi approfondita della personalità delinquenziale del minore che, in molti casi, è del tutto equiparabile a quella adulta per determinazione, metodo e spietatezza cosciente, in quanto finalizzata quest’ultima a ottenere con la violenza un risultato razionalmente valutabile, tangibile e concreto. In questo terzo decennio del XXI sec., cioè, occorre rapidamente disfarsi di tutte le categorie giudiziarie novecentesche e delle teorie “escusatorie”, italianizzando la dizione francese di “excuse de minorité”, per cui in Francia un minore di 16/17 anni è punibile al massimo con la metà della pena comminata per lo stesso reato a un maggiorenne di 18 anni d’età. Un aspetto molto interessante, da questo punto di vista, riguarda la componente per così dire di “bellicosità” del gruppo di pari, per cui la battaglia (per provare il proprio ardimento e coraggio) con le bande avverse si svolge secondo la ritualità della rissa, convocata sempre più spesso via social, in cui è precisato il luogo, il giorno e l’ora. Il campo di azione, in cui primeggia la lama bianca, facilissima da nascondere sotto giacche e pantaloni, è molto spesso l’uscita dalla discoteca, dopo l’innesco casuale o cercato della lite all’interno del locale, dove le anfetamine hanno libero corso e sono tollerate come ottimo ingrediente per la disinibizione e lo sfoggio gratuito di violenza.
E, in questo contesto, sono soprattutto i traffici di droga e lo spaccio al minuto, quartiere per quartiere, isolato per isolato, a riprodurre l’humus ottimale per simulare la guerriglia urbana tra i diversi quartieri generali, che presidiano in armi la propria parte di territorio. Così, le città e le periferie disagiate diventano progressivamente delle piccole Beirut quotidiane, in cui la grande criminalità organizzata fa il bello e il cattivo tempo, essendo l’unica fornitrice di merce all’ingrosso. Facile per una giovanissima testa calda violare le regole, tenendo conto del delirio di onnipotenza che contraddistingue l’età adolescenziale, oggi educate sessualmente con milioni di videoclip dei siti porno gratuiti, e che tende a sottovalutare i livelli di rischio nella violazione dei codici criminali. Attualmente, i minori, sia boss che gregari, uccidono e puniscono i loro pari e gli stessi adulti senza più chiedere il permesso ai boss anziani che hanno perso ogni autorità nei loro confronti. Si direbbe che molte decine di migliaia di giovani minori criminali abbiano bisogno di instradare la loro aggressività indossando una divisa, che ne legittimi l’irrefrenabile istinto alla violenza, in modo da offrire loro un’etica, un nemico formalmente riconosciuto da colpire e abbattere, senza dover subire punizioni di sorta sotto il profilo penale. Probabilmente, si vi fosse una Legione Straniera internazionale, che arruolasse volontari maggiori di 16 anni per combattere i jihadisti di tutto il mondo, feroci criminali da abbattere ed eliminare a ogni costo, ricevendo una buona paga e molti riconoscimenti per l’onore conseguito in battaglia, allora il fenomeno del crimine giovanile troverebbe la sua giusta collocazione “eroica”.
Del resto, quali sono le alternative, in Francia, in Italia e in Inghilterra, dove il fenomeno della criminalità minorile ha una sostanza di massa? Se la regola del padre è stata cancellata dal wokismo delirante, dal #MeToo senza se e senza ma, per cui il maschio è uno stupratore potenziale (da giovane, come da adulto e da vecchio); se si ritiene giusto l’annientamento scientificamente pianificato del patriarcato e la giustificazione del relativismo sempre più assoluto, per cui è legittimo pensare e fare tutto quel che uno vuole per la propria gratificazione personale, soprattutto se si è figli e giovani, allora bisogna accettare la principale conseguenza di tutto questo: un mondo sociale, familiare e affettivo del tutto a-valoriale! Il minore abbandonato a se stesso, che ruba tutto ciò che vorrebbe e non può permettersi, portando a casa parecchio denaro con lo spaccio di droga all’interno di una famiglia spesso implosa, demolita culturalmente e socialmente, perché non dovrebbe farlo se la società mercatistica e mercificata ha solo questi valori da proporgli? E a che serve la scuola, se poi quelli come lui, ragazzini di strada, guadagnano in pochi giorni quanto un buon laureato in un mese? Qualcuno all’interno del mainstream dominante ritiene di dover fare qualcosa per cambiare in meglio questo disastro sociale?
di Maurizio Guaitoli