Produrre per l’intera umanità

mercoledì 23 ottobre 2024


Da molti anni cerco di comprendere i mutamenti strabilianti che suscitiamo, non vi è campo escluso che non si può racchiudere in questa formulazione: laboratoralizzazione della natura, ossia niente avverrà secondo natura.

Laboratorio in tutti i campi, perfino sostituzione dell’uomo con entità meccaniche automatizzate, le quali sanno fare quanto l’uomo fa anche a livello intellettuale. C’è da parlare della sensibilità, della coscienza, dell’Io, problemi seri, ma non toccano il fare, nel fare l’uomo verrà affiancato e anche sostituito.

Similmente per la natura, alterazioni artificiali, un elemento che diventa un altro, o inventato, suscitato al di fuori della natura. Natura e umanità verranno parallelizzati o soppiantati. Altro. Sbalorditivo, energia solare, energia da fusione nucleare. Lo scopo dell’uomo è stato sempre quello di avere energia per far muovere le cose, produrle senza impiego umano, o animale. E illimitatamente. Inconsumabilmente.

Stiamo pervenendo all’energia infinita. Restringendo per qualche rigo la faccenda, epocale, che senso ha discutere se ciò o qualcosa ad esempio in Cina avviene con ausilio di Stato, sono conquiste evolutive, spaziano il tempo di un prima e un dopo, facciamole anche noi se troviamo il modo. Sono conquiste epocali da cui non si torna indietro, li faccia chi le fa dovunque vengono fatte.

Al dunque robotica, intelligenza, fusione nucleare, energia solare sconvolgeranno il mondo e porranno mete e problemi del tutto radicalmente nuovi e prospettive mai concepite o attuabili. Le guerre e le sanzioni conducono al conflitto mondiale mortale per ciascuno e nell’insieme. Svolgiamo la robotica, l’intelligenza, la fusione nucleare, l’energia solare, colonizziamo spazi e deserti, sfruttiamo i fondi marini, produciamo illimitatamente con energia illimitata; questo il grande futuro, ormai possibile. In epoca nucleare le guerre sono distruzione per ciascuno. E perché, se possiamo produrre per l’intera umanità! Che ne ha bisogno... pare.


di Antonio Saccà