Colombo era genovese: il testamento smentisce lo studio spagnolo

martedì 15 ottobre 2024


Il testamento di Cristoforo Colombo certifica la genovesità del navigatore. “Siendo yo nacido in Genova”, ossia “essendo io nato a Genova”. Lo scrive l’esploratore, nel suo testo, compilato il 22 febbraio 1498 in quella che oggi è Panama (per questo la lingua utilizzata è lo spagnolo). E il documento, sottolinea il Consiglio nazionale del Notariato, “dovrebbe mettere definitivamente fine a polemiche e discussioni che vanno avanti da secoli e che in questi giorni sono tornate di attualità”, visto che lo scopritore di quelle che riteneva essere le Indie, ma erano le Americhe, “era genovese, non spagnolo, non portoghese”. Il testamento di Cristoforo Colombo, ricordano i professionisti, “è stato raccolto ed esposto a Palazzo Ducale di Genova nel 2017 – insieme con le ultime volontà di 30 illustri personaggi – in occasione della mostra “Io qui sottoscritto. Testamenti di grandi italiani”, la mostra realizzata dal Notariato che racconta l’Italia da un punto di vista inedito: i lasciti di figure che hanno fatto la storia del nostro Paese. Nel 2025 la mostra farà tappa a Gorizia, capitale della cultura europea.

Nel testo, riferendosi ai sovrani spagnoli, il navigatore esplicitamente afferma: “Essendo nato in Genova, venni a servirle qui in Castiglia, e per loro scoprii al ponente della terra ferma le Indie e le isole suddette”. Poi ordina al figlio Diego, o a chi erediterà detto maggiorasco, “che tenga e sostenga sempre nella città di Genova una persona del nostro lignaggio, la quale abbia casa e moglie e le assegni una rendita... ed abbia piede e radici della detta città, come nativa di essa, perché potrà avere dalla detta città aiuto e favore nelle cose di bisogno, perché da essa venni e in essa sono nato io”. Quindi, nel testamento Colombo raccomanda, fra l’altro, di tenere in considerazione, nei propri affari, la Casa di San Giorgio, “ove qualunque denaro sta molto sicuro, e Genova è città nobile e potente sul mare... e abbia capitale del suo tesoro nei luoghi di San Giorgio in Genova e laggiù moltiplichi, finché ne abbia tanta quantità che stimi e appaia fare qualche buona opera in questa impresa di Gerusalemme...”, cioè per la liberazione dei Luoghi Santi, la massima aspirazione di Cristoforo Colombo, precisano, infine, i notai.

Di recente, alcuni scienziati spagnoli, sulla base dell’analisi del Dna, hanno sostenuto che Colombo fosse un ebreo sefardita nato in Spagna. I risultati dello studio spagnolo sono stati comunicati durante il programma speciale Dna di Colombo: la vera origine, trasmesso dall’emittente Rtve, in concomitanza con la festa nazionale che commemora l’arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo il 12 ottobre 1492. I ricercatori, guidati dall’esperto forense Miguel Lorente dell’Università di Granada, hanno analizzato piccoli campioni di resti sepolti nella Cattedrale di Siviglia, appurando che appartengono effettivamente a Colombo. “Abbiamo il Dna di Cristoforo Colombo, molto parziale, ma sufficiente” e il “Dna di Hernando Colon, suo figlio”, ha spiegato Lorente, “sia nel cromosoma Y che nel Dna mitocondriale di Hernando ci sono tratti compatibili con l’origine ebraica”. “Il Dna indica che l’origine di Cristoforo Colombo risiede nel Mediterraneo occidentale”, ha proseguito. “Se non c’erano ebrei a Genova nel XV secolo, la probabilità che fosse originario di lì è minima. Non c’era nemmeno una grande presenza ebraica nel resto della penisola italiana, il che rende le cose molto incerte”, ha sostenuto Lorente. Una ricostruzione che ha suscitato da subito molte critiche, non solo per le evidenze contrarie, tra cui il testamento stesso, ma perché anche una presunta origine sefardita del navigatore non sarebbe di per sé in contraddizione con la sua nascita nel territorio della Superba.

(*) La foto è una riproduzione del ritratto di Cristoforo Colombo nel dipinto di Ridolfo, figlio di Domenico Bigordi, detto il Ghirlandaio


di Guglielmo Eckert