martedì 17 settembre 2024
In questi decenni, stiamo assistendo alla crescita di fenomeni che ostacolano lo sviluppo economico sostenibile nel mondo. La disinformazione ambientale è dilagante, la sindrome del Nimby (il No alle opere di interesse pubblico) provoca danni alle comunità e l’ambientalismo ideologico si oppone in modo sfacciato alla scienza, all’innovazione tecnologica e all’economia responsabile. Questi fenomeni negativi sono accomunati dall’idea che la natura e l’uomo siano due entità separabili e diverse tra loro, e sono accompagnati da una visione catastrofista del futuro, che lo stesso Papa Francesco, nella sua enciclica sociale “Laudato sì”, evidenzia con molta preoccupazione: “Non c’è un’ecologia senza un’adeguata antropologia”.
Facciamo alcuni esempi; all’interno del movimento Fridays for future, che ha avuto la forza di spingere tanti giovani ad occuparsi delle tematiche ambientali, è nato, nel Regno Unito, un gruppo di attivisti “Birth Strike” (sciopero delle nascite) in cui si sostiene che una delle misure più efficaci per contrastare le emissioni di Co2 e i gas climalteranti sia quello di smettere di fare i figli. Una simile propaganda si è diffusa anche negli Stati Uniti, con un altro gruppo appartenente al Fridays for future che si chiama Green inclination no kids (Gink). Pensiamo anche ad una circolare (di qualche anno fa) del Ministero della Pubblica istruzione, nella quale si stabiliva e supportava una forma di bio-centrismo che potrebbe essere così sintetizzata: l’uomo è solo uno dei tanti organismi viventi e quindi quello che conta è la natura.
È evidente che la tutela della biodiversità e dell’ambiente in generale siano concepibili solo attraverso una relazione stretta e positiva tra l’uomo e la natura, una relazione in cui le attività connesse alla produzione delle energie, ai trasporti, alle industrie, all’agricoltura e alla gestione dei rifiuti migliorino e si innovino, seguendo un modello economico sostenibile e responsabile (come nel caso dell’economia circolare) e puntando sulla neutralità tecnologica quale elemento chiave per la decarbonizzazione dei sistemi economici vigenti. Quindi, l’idea che l’ambiente sia buono e non venga toccato, è un’enorme stupidaggine. Perché se l’ambiente non fosse coltivato e custodito dall’uomo, allora la nostra Terra diventerebbe un luogo invivibile. Ecco perché è necessaria un’azione positiva da parte dell’uomo e una visione culturale che non abbia l’approccio ideologico dei Fridays for future e dell’ambientalismo catastrofista o negazionista.
(*) Presidente di Ripensiamo Roma
di Donato Bonanni (*)