giovedì 5 settembre 2024
Ma una vera e propria malattia debilitante. Anche se nel 2050 – secondo uno studio pubblicato recentemente dalla rivista The Lancet – il mal di schiena supererà l’Alzheimer nella classifica delle patologie invalidanti, questo è ancora uno dei disturbi più trascurati del mondo. In Italia, il dolore costringe a casa una persona su tre all’anno, in termini di assenza dal lavoro, con un grande impatto sociale e personale. Per questo la Federazione nazionale ordini fisioterapisti (Fnofi), in vista della Giornata mondiale della fisioterapia dell’8 settembre, ha lanciato la campagna di comunicazione su questa malattia: “Il movimento che non si ferma”.
I dolori alla schiena sono tra le prime otto cause di disabilità e infermità al mondo, e si prevede che entro 25 anni supererà perfino l’Alzheimer. Secondo l’Istat, sono 8,6 milioni le persone che in Italia hanno difficoltà motorie, di cui 3,4 milioni con difficoltà gravi e 5,5 milioni le persone che ricorrono al fisioterapista. Già l’Organizzazione mondiale della sanità, a fine 2022, segnalava come il 40 per cento della popolazione europea e il 47 per cento degli italiani avesse necessità di ricevere un intervento riabilitativo, di cui la grande maggioranza di tipo fisioterapico (circa 27 milioni di persone).
Inoltre, senza la giusta prevenzione, l’Italia rientrerà – da qui al 2050 – in quella categoria di Paesi con la probabilità di veder crescere tra il 46 per cento e il 53 per cento patologie e disturbi come il mal di schiena. Ma nonostante il numero sempre più alto di persone che soffrono con la schiena, sono almeno 4,5 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi. E oltre a questi occorre considerare anche coloro che necessitano di interventi fisioterapici e riabilitativi ma che vi rinunciano per molteplici ragioni. “Come Federazione ci impegniamo ad intervenire su un quadro, appunto il mal di schiena, che per sua natura ha generalmente un esito favorevole, a migliorare l’accessibilità delle cure per i cittadini, a far sì che il fattore economico non sia una barriera per affrontarlo nel migliore dei modi, rendendo in questo modo il sistema salute più sostenibile, favorendo anche l’apporto di valore che i liberi professionisti fisioterapisti possono dare al Sistema sanitario nazionale” ha aggiunto il presidente della Fnofi, Piero Ferrante.
di Redazione