Ritratti. L’ultima volta

venerdì 9 agosto 2024


L’alfa e l’omega. L’inizio e la fine. Oggi “Ritratti” chiude i battenti. La rubrica del venerdì  – online sull’Opinione dal 29 ottobre del 2021 – è arrivata alla sua last dance, per citare la fortunata serie tivù sui Chicago Bulls di Michael Jordan e soci.

Personaggi dello sport, dello spettacolo. Ma anche sentimenti, libri, mode di una volta, videogiochi che hanno segnato un’epoca. Ogni settimana un volto, uno scenario, una curiosità. Una storia, come quella di Fabio e Gioele: uno è fotografo, l’altro ora ha quasi 21 anni. E quando è diventato maggiorenne, all’anagrafe, il bambino ha lasciato il posto all’adulto: “Sì, perché dopo i 18 anni l’autismo non esiste più, perché le tabelle per l’invalidità civile non contengono il relativo codice”. I due sono inseparabili da ormai 10 anni. A dimostrarlo il libro Gioele-Il mondo fuori. Oppure l’inclusione sociale come mission, come raccontato parlando di Frolla, micro-biscottificio di Castelfidardo, in provincia di Ancona o PizzAut, ristorante gestito da ragazzi autistici (dalla preparazione al servizio ai tavoli, tutto nato da un’idea di Nico Acampora).

Una parte predominante, però, spetta allo sport. George Best, icona del Manchester Utd, morto nel 2005 e descritto dalla penna sapiente di Paolo Marcacci; le Riserve di lusso, testo a cura di Maria Luisa Spera e Cesare Milanti, quelli che – citando la prefazione di Giuseppe pastore – “giocano partite tutte loro, di mezz’ora al massimo”, che “vivono e muoiono su frequenze cardiache e pulsazioni diverse dagli altri”. Ossia, chi dà origine “a grandi storie”. E “il calcio, spietata metafora della vita, non poteva certo fare eccezione”. Ma anche il basket, visto con gli occhi di due rivali diventati amici con la A maiuscola, ovvero Marvin “Magic” Johnson e Larry Joe Bird o il sodalizio tra il più forte pivot della storia dell’Nba, Kareem Abdul-Jabbar e coach John Wooden, uno diciottenne nero di New York, “tutto metropolitane veloci, hot jazz e diritti civili”; l’altro un cinquantacinquenne bianco “di una cittadina dell’Indiana. Era tutto trattori, big band e morale cristiana”. Una coppia da sit-com.

Nel mezzo, le memorie di noi che vogliamo essere giovani anche se a casa i figli stanno lì a ricordare che l’età, la nostra, dice altro. Allora ecco i tuffi nel passato, con la Tedesca e il calcio di strada (“l’essenziale, oltre che essere invisibile agli occhi, è quello di avere a disposizione un pallone e una porta quantomeno definita”), le notti horror e una stagione del “dolce far nulla”, ipnotizzati dallo Zio Tibia, pupazzo, ispirato a Uncle Creepy. Senza dimenticare l’epopea dei falò estivi e dei suoi immancabili chitarristi, tra chi se la sentiva calla e chi  aveva visto il film Point Break almeno 50mila volte. Ma tanto bastava per sussurrare all’orecchio del musicista de noantri “se non ti conoscessi, arriverei a dire che sembri quasi felice”.

A livello personale, un grazie a chi ha dedicato un minuto del suo tempo alla lettura di questo appuntamento che, ormai, mi faceva compagnia come un vecchio amico, come l’Ovosodo di Paolo Virzì. E un immenso grazie a coloro che, per un verso o per un altro, mi hanno accompagnato in questa esperienza professionale, ma anche di vita, all’Opinione. Da chi – anni fa – mi ha concesso una opportunità, ovvero l’indimenticato direttore Arturo Diaconale – agli ultimi compagni di viaggio: Andrea Mancia, Stefano Cece, Roberta Moretti, Andrea Di Falco, Massimiliano Fazzino, Claudia e Valentina Diaconale, Pamela Rebechi, Edoardo Falzon, Valentina Fulli.

A loro va il mio più grande in bocca al lupo. Per tutto.


di Claudio Bellumori