Se un giornalista fa causa ai magistrati

giovedì 8 agosto 2024


Ermes Antonucci è un collega che al Foglio si occupa di giudiziaria e, essendo uno “studioso di magistratura” (così si definisce sui social), si è anche occupato delle vicende che hanno visto protagonista il pubblico ministero torinese Gianfranco Colace, sostituto procuratore nel capoluogo piemontese. L’articolo (non unico sull’argomento scritto da Antonucci) è stato pubblicato lo scorso 6 luglio – noi ci affidiamo al profilo X del giornalista – e ci ha fatto sapere, ad esempio, che il dottor Colace ha costruito l’inchiesta per lo smog contro l’ex governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, gli ex sindaci Piero Fassino e Chiara Appendino, gli assessori che avevano la delega nel periodo 2015-2019. Tutti gli amministratori erano accusati “di inquinamento ambientale colposo”’ nel capoluogo della Mole e – scrive Antonucci – per non aver adottato, secondo il pm, misure adeguate per ridurre il livello di sostanze nocive nell’aria, causando così la morte di almeno 900 persone”. L’inchiesta si è chiusa con il proscioglimento di tutti gli imputati in udienza predibattimentale, non arrivando quindi neppure a processo. Dopo sette anni è stato anche assolto l’ex assessore Enzo Lavolta, accusato di corruzione elettorale.

Il giornalista del Foglio ricorda ancora che “a marzo si è conclusa con l’assoluzione di tutti i principali imputati (tra cui Fassino e Antonella Parigi, ex assessore regionale alla cultura) il processo di primo grado, imbastito da Colace, per le presunte irregolarità commesse nell’ambito della vecchia gestione del Salone del libro di Torino”. Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera dei deputati, si è ritrovato ad essere accusato (sempre da Colace) di falso elettorale, ma l’accusa è caduta di fronte al tribunale di Torino: assoluzione piena per Molinari. In un’altra inchiesta di Colace, è stato intercettato oltre 30mila volte un imprenditore “accusandolo prima (per otto anni) di associazione mafiosa e poi, archiviato quel filone, aprendone altri per corruzione, turbativa d’asta e traffico di influenze illecite”. Nell’ambito di questa indagine è stato anche intercettato illegalmente (senza autorizzazione del Parlamento e per tre anni) il senatore del Partito demarcatico Stefano Esposito.

Antonucci sottolinea che sono state archiviate anche altre due inchieste del dottor Colace: una riguardante una presunta turbativa d’asta concernente la security della prima edizione delle Atp Finals del 2021, l’altra relativa alla gestione dei cimiteri torinesi. E non finisce qui perché, scrive ancora il giornalista del Foglio, “con un’altra indagine Colace era riuscito a ottenere le condanna in primo grado per corruzione di un noto avvocato torinese che però nel giugno 2022 è stato assolto in via definitiva da ogni accura dalla Cassazione”, mentre nel maggio del 2022 il dottor Colace “ha dovuto incassare l’assoluzione di tutti e quattro gli imputati nel processo da lui imbastito per il caso Urban Center”.

A questo punto, avvertiamo i lettori dell’Opinione che questa che hanno letto finora è stata solamente l’introduzione, perché la notizia arriva adesso. Infatti, la giunta regionale di Piemonte e Val d’Aosta dell’Associazione nazionale magistrati, ha emesso un comunicato piuttosto risentito nei confronti di Antonucci e del suo articolo del 6 luglio. Un comunicato che ha dato lo spunto al “fogliante” per fare causa all’Anm per diffamazione: “Ho fatto causa per diffamazione all’Anm sezione Piemonte – spiega il giornalista su X – che in un comunicato aveva definito il mio articolo sui flop del pm di Torino Colace un “attacco” che “supera il diritto di critica”. Questa affermazione – sostiene Antonucci – lede la mia reputazione di giornalista perché equivale a dire che ho commesso un illecito a mezzo stampa. Inoltre suona come un’intimidazione nei confronti della libertà di stampa in generale”. Fin qui sommariamente la vicenda. Non resta che attendere gli sviluppi giudiziari, sempre ammesso che la causa vada avanti e non resti ben nascosta in qualche remoto cassetto.


di Gianluca Perricone