giovedì 1 agosto 2024
Notizie su una questione che meriterebbe titoli di prima pagina sui quotidiani e ampi servizi almeno dal servizio pubblico radio-televisivo. Nulla di tutto ciò, invece.
La questione, le notizie, riguardano la tragedia della fame nel mondo. Questione che aveva ben colto molti anni fa Marco Pannella. Non gli si volle dare ascolto quando ci ammoniva: “Se non ci occupiamo dell’Africa, sarà l’Africa a occuparsi di noi”.
Secondo l’ultimo rapporto “Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo” realizzato dall’Onu per il 2023, circa 733 milioni di persone hanno sofferto la fame. Una su undici in tutto il mondo, una su cinque nella sola Africa. Il rapporto avverte che si registra un arretramento di 15 anni, e si è precipitati a livelli di sottoalimentazione paragonabili a quelli del 2008-2009.
Un numero preoccupante di persone continua a essere vittima di quella che viene definita insicurezza alimentare e malnutrizione, in un contesto in cui i livelli globali della fame sono rimasti stazionari per tre anni consecutivi, con un numero di affamati compreso tra 713 e 757 milioni di persone nel 2023, pari a circa 152 milioni di persone in più rispetto al 2019. La percentuale della popolazione afflitta dalla fame aumenta in Africa (20,4 per cento), si è stabilizzata in Asia (8,1 per cento), segna miglioramenti in America latina (6,2 per cento).
Se queste tendenze continueranno, nel 2030 ci saranno circa 582 milioni di sottoalimentati cronici, la metà dei quali in Africa. Si tratta di una previsione simile ai livelli già registrati nel 2015.
Pannella e i radicali, si diceva. Era il 1979 quando Pannella denunciò per la prima volta in Italia a livello politico il dramma dello sterminio per fame nel mondo accusando i governi dei Paesi “ricchi” di rendersi di fatto complici del nuovo olocausto, essendo la malnutrizione nel mondo il frutto di un vero e proprio “disordine economico”.
Non posso che andare a colpi d’accetta nel rievocare l’impegno e le iniziative di quegli anni. Qui mi limito a ricordare che si organizzarono le Marce contro lo sterminio da Porta Pia al Vaticano, a testimoniare l’importanza che un movimento laico attribuiva ad una netta parola del Papa contro lo sterminio e a sottolineare che solo da una mobilitazione delle coscienze si poteva sperare di invertire la tendenza in corso. Alla prima Marcia i partecipanti furono oltre 10mila, con alla testa Umberto Terracini e Aurelio Peccei; si venne ricevuti al Quirinale dal presidente Sandro Pertini che lanciò un famoso appello: “Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai”.
Sarebbero tante le cose da ricordare.
Una in particolare: nel giugno del 1981, scritto da Pannella, venne diffuso un documento contro lo sterminio per fame nel mondo, sottoscritto poi da oltre un centinaio di premi Nobel. Un vero e proprio manifesto politico con indicazioni precise e concrete per porre fine a quello che venne definito l’Olocausto dei nostri giorni. Un appello disatteso dolosamente e ancora valido, nonostante siano trascorsi oltre 40 anni. Il rapporto Onu di questi giorni lo testimonia e lo documenta.
di Valter Vecellio