Il j’accuse di Musk: “La cultura woke ha ucciso mio figlio”

giovedì 25 luglio 2024


Elon Musk, intervistato da Jordan Peterson del Daily Wire, non ha usato mezze parole per raccontare la vicenda personale di uno dei figli – Xavier, nato dall’amore con l’ex moglie Justine Wilson, oggi Vivian Jenna Wilson – e il suo percorso di transizione.

“La cultura woke ha ucciso mio figlio”. E ancora: “Mi hanno ingannato, distruggerò la cultura malvagia trans”. Con la chiosa: “È davvero mutilazione e sterilizzazione di bambini”.

Andiamo con ordine. Nel 2022 il fu Xavier presenta una richiesta a un tribunale della California per cambiare il suo nome e il suo sesso e diventare Vivian Jenna. Il patron di Tesla ha dichiarato: “Sono stato indotto a firmare documenti per uno dei miei figli più grandi, Xavier. Questo prima di capire cosa sarebbe accaduto. C’era il Covid e c’era molta confusione e mi è stato detto che, se non avessi firmato, Xavier avrebbe potuto suicidarsi”. Musk non solo si è sentito ingannato. La sua intervista apre uno squarcio su un fenomeno ancora troppo sottovaluto: secondo il miliardario, infatti, vi sono adulti che “manipolano i bambini” che attraversano una crisi di identità “facendogli credere di appartenere al genere sbagliato”: “È malvagio, si tratta di bambini che sono molto al di sotto dell’età del consenso. È davvero mutilazione e sterilizzazione di bambini”.

E il punto è proprio questo: nessuno urla a squarciagola che i bloccanti della pubertà sono in realtà dei farmaci sterilizzanti. “Così ho perso mio figlio”, l’amara riflessione del titolare di X: “Lo chiamano ‘deadnaming’ per un motivo, ossia perché tuo figlio è morto, quindi mio figlio Xavier è morto, ucciso dal virus della cultura woke. È incredibilmente malvagio, quanti promuovono tali trattamenti di terapie affermative di genere dovrebbero andare in prigione”.

L’intenzione di Musk di combattere cancel culture e ideologia di genere, aiutando tutti quei genitori che potrebbero trovarsi nelle sue stesse drammatiche condizioni, potrebbe essere la spinta necessaria per affrontare seriamente una tematica che impatta sulla vita ed il benessere delle persone. Davvero mutilare e rendere sterile una persona, in una fase della vita –l’adolescenza – caratterizzata proprio dalla lotta interiore che porterà alla scoperta della propria identità, è la strada giusta verso la felicità?

Un luogo comune dice che “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”. In questo caso, però, si dovrebbero mettere in discussione le buone intenzioni.


di Claudia Diaconale