mercoledì 24 luglio 2024
Medicina a Km 0
Questo mercoledì completa l’incontro con Medicina a Km 0 il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’Irccs Ospedale San Martino di Genova, professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Genova e direttore della scuola di specializzazione in Malattie infettive presso lo stesso ateneo, con il quale abbiamo affrontato un tema di cui si parla poco. Si tratta di un’infezione rara, solitamente letale, che ha già causato qualche decesso e merita una certa attenzione. Parliamo dell’infezione cerebrale da ameba, la meningoencefalite amebica primaria, dovuta alla Naegleria fowleri, l’ameba mangia-cervello.
Nuotando in acque dolci, calde e contaminate, le amebe penetrando attraverso le vie aeree, il naso o le orecchie, e possono arrivare fino al cervello. Lì progrediscono e proliferano in breve tempo. Dapprima, quando raggiungono il cervello, le amebe provocano un’infiammazione ‒ che esordisce entro 1/2 settimane dall’esposizione alle acque contaminate ‒ e la successiva distruzione dei tessuti. Uno dei primi sintomi è l’alterazione dell’odorato o del gusto, può manifestarsi inoltre cefalea, rigidità del collo, nausea e vomito. L’infezione può progredire rapidamente, giungendo allo stato confusionale, fino alla morte in pochissimi giorni.
Per verificare la presenza delle amebe i medici devono fare un prelievo lombare, una biopsia. Il trattamento è difficile, perché dal sospetto e la conferma della malattia solitamente non rimane molto tempo per la sopravvivenza del paziente.
Il professor Bassetti ci ha spiegato che le amebe non hanno bisogno dell’uomo o degli animali per sopravvivere. In Italia al momento ancora non si registrano casi di infezione da ameba mangia-cervello. Sono noti gli eventi recenti avvenuti in Israele, in Canada, e in passato in Africa. Tenere alta la guardia non è un male, specialmente con le temperature attuali, poiché questi protisti vivono nelle acque non clorate bene, come le piscine, o nei pozzi, nelle sorgenti termali, negli scarichi industriali, e vivono preferibilmente in quei bei laghetti o nei fiumi dei Paesi tropicali dove si va in vacanza e si può venire attratti dal fare una bella nuotata.
Le amebe non possono sopravvivere nell’acqua salata. Per questo viene consigliato di indossare almeno dei tappi per il naso e soprattutto, ha dichiarato fermamente Bassetti, di non fare lavaggi al naso con l’acqua dei pozzi. Esistono prodotti specifici e sicuri per fare queste pratiche.
di Vanessa Seffer