martedì 9 luglio 2024
La base a Napoli, nel quartiere Vasto-Arenaccia. I ruoli sono ben definiti: promotori, organizzatori, telefonisti ed esattori. Dall’altra parte le vittime, in questo caso gli anziani, ripuliti di soldi e gioielli in oro. Truffe che si snodano tra gennaio e luglio dello scorso anno. Il grosso dei colpi è a Roma, ma situazioni simili sono accertate anche nelle province di Lucca, Terni, Latina, Napoli, Salerno, Avellino, Lecce. A mettere la parola fine ci pensano gli investigatori della Squadra mobile della Questura di Roma – con il supporto dei colleghi di Napoli – e del III Distretto Fidene-Serpentara. Il blitz nelle prime ore di questa mattina: dieci le persone arrestate, tutte componenti di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe, ma anche di rapine e di estorsioni. Una volta rintracciati e identificati, l’Autorità giudiziaria dispone per gli indagati la misura cautelare della custodia in carcere.
IL MODUS OPERANDI
Lo schema messo in atto è sempre lo stesso. Può variare dal “finto nipote” o dalla situazione di un parente in difficoltà. In pratica, arriva una telefonata. A rispondere è l’anziano di turno. Viene così prospettato un pericolo, che può essere evitato solo consegnando soldi o preziosi. Chi sta dall’altra parte della cornetta cerca di entrare in empatia con l’interlocutore, approfittando dell’evidente debolezza, emozionale e non solo. Così, ottenuta la fiducia del malcapitato, ecco presentarsi all’uscio di casa un complice. Quest’ultimo, sostanzialmente, riscuote quanto richiesto in precedenza nel corso della conversazione telefonica. Gli indagati, come verificato dagli investigatori, in taluni casi si spacciano per direttori di uffici postali, corrieri, amici dei congiunti, professionisti o appartenenti alle forze dell’ordine. Uno status, questo, che apre il varco per la consegna di denaro o monili.
IL “CANOVACCIO” DELLA TELEFONATA
La telefonata viene imbastita seguendo un determinato “canovaccio”. In alcuni foglietti – recuperati dai poliziotti nelle tasche di uno degli arrestati – c’è una sorta di copione da seguire (con tanto di punteggiatura assente e di errori grammaticali, tipo “tutto si risolve perché poi arriva HAI nostri terminali”). Per esempio, a parlare è un presunto avvocato (o assicuratore). Nella fattispecie, viene chiesto “lei è sola in casa?”. Dopodiché, il tema della telefonata ruota intorno a un fantomatico tamponamento. Il figlio della vittima risulta avere l’assicurazione del veicolo scaduta. Figlio che, ahimè, è al momento in una caserma dei carabinieri “in stato di fermo. Lei si può scrivere un attimo questo numero, signora?”.
A seguire, a parlare è un falso maresciallo dei carabinieri. Ribadisce che il figlio della vittima non ha una copertura assicurativa. Per evitare una eventuale denuncia, perché può incidere “sul lavoro” e su un ipotetico “sequestro” della patente e dell’auto, c’è una possibilità. Ecco, quindi, spuntare l’indicazione “dell’avvocato” per procedere con un versamento online all’assicurazione e “tutto si risolve”. Poiché, in tal modo, “faccio rinunciare di non fare denunciare suo figlio, vabbene?” (citazione testuale del foglietto volante). All’alba di oggi l’intervento della Polizia. Che stacca i fili. E chiude ogni chiamata.
di Claudio Bellumori